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Vaticano, ecco il Rapporto su McCarrick, l’ex «cardinale pedofilo»

Due anni di indagini per far luce sugli abusi commessi dall’ex arcivescovo di Washington, promosso da Giovanni Paolo II. Le false accuse di Viganò e le decisioni di Francesco

di Carlo Marroni

(Afp)

6' di lettura

C'è una storia precisa sul percorso del novantenne americano Theodore McCarrick, un tempo potente cardinale e ora ridotto allo stato laicale da Francesco. Una storia di promozioni, di denunce ignorate, di protezioni, di connessioni, di scarsa attenzione. Gli abusi su adulti vulnerabili e minori compiuti dal prelato durante tutta una vita sono stati usati due anni fa per cercare di colpire Bergoglio da parte di un ex nunzio apostolico (e tuttora arcivescovo, anche se in pensione), Carlo Viganò che, con un’operazione mediatica, ne chiese addirittura le dimissioni per presunte omissioni nell’affrontare il caso.

Un tentativo di colpo di stato naufragato nel suo stesso ridicolo e visto con benevolenza oltreoceano, ma pur sempre un atto che non poteva rimanere ignorato. E così il Papa ordinò nel 2018 un’investigazione profonda sui fatti relativi all’ormai ex cardinale, che lui stesso – primo tra tutti – aveva messo alla porta. Dopo due anni viene reso noto il Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante appunto l’ex cardinale McCarrick pubblicato dalla Segreteria di Stato. Documenti, testimonianze, riscontri. Tutto alla luce, e senza mediazioni. Un nome salta spesso fuori, il vescovo Stanislaw Dziwisz, all’epoca segretario di Giovanni Paolo II, il papa polacco che promosse fino ai massimi livelli l’americano.

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La decisone di pubblicare il rapporto dopo le elezioni Usa

Il rapporto – come spiegato dal direttore editoriale della Santa Sede, Andrea Tornielli – precisa che al momento della nomina dell’arcivescovo a Washington Theodore McCarrick, nel 2000, la Santa Sede ha agito sulla base di informazioni parziali e incomplete. «Si sono verificate omissioni e sottovalutazioni, sono state compiute scelte poi rivelatesi sbagliate, anche perché, nel corso delle verifiche a suo tempo richieste da Roma, non sempre le persone interrogate hanno raccontato tutto ciò che sapevano». In sostanza fino al 2017 nessuna accusa circostanziata ha mai riguardato abusi o molestie ai danni di minori: «Non appena è arrivata la prima denuncia di una vittima minorenne all’epoca dei fatti, Papa Francesco ha agito in modo rapido e deciso nei confronti dell’anziano cardinale già ritirato dalla guida della diocesi dal 2006, prima togliendogli la porpora e poi dimettendolo dallo stato clericale». Il rapporto era probabilmente pronto da tempo, ma è stato deciso di pubblicarlo dopo l’esito delle elezioni presidenziali per evitare strumentalizzazioni in chiave propagandistica. La chiesa cattolica americana, infatti, è stata molto divisa al voto e la maggioranza dei vescovi è stata (ed è ancora) apertamente per Trump, per la sua posizione propagandistica anti-aborto. E anche l’ex nunzio Viganò ha speso parole di elogio per l’orami ex presidente (che lo ha ringraziato) e l’ultraconservatore cardinale di New York, Timothy Dolan, è andato addirittura a parlare alla convention repubblicana. Insomma, un intreccio di connessioni che rischiava di inquinare i pozzi e il Vaticano ha scelto la linea della prudenza, aspettando l’esito del voto.

La lettera al segretario Dziwisz e l’atteggiamento di Giovanni Paolo II

Negli anni denunce informali ne arrivarono parecchie, ma non portarono a nulla di concreto. Uno snodo cruciale della vicenda è certamente rappresentato dalla nomina ad arcivescovo di Washington. Durante i mesi in cui si fa spazio l’ipotesi di un trasferimento di McCarrick in una delle sedi tradizionalmente cardinalizie degli Stati Uniti, a fronte di diversi e autorevoli pareri positivi, va registrato quello negativo del cardinale di New York O’Connor. La nomina nella capitale sembra saltare, ma a quel punto McCarrick evidentemente venuto a conoscenza della sua candidatura e delle riserve sul suo conto, il 6 agosto 2000 scrive all’allora segretario particolare del Pontefice polacco, il vescovo Stanislaw Dziwisz. Si proclama innocente e giura di non avere «mai avuto rapporti sessuali con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio, chierico o laico». Giovanni Paolo II legge la lettera. Si convince che l’arcivescovo statunitense dica la verità, e che le «voci» negative siano, appunto, soltanto voci, infondate o comunque non provate. È dunque lo stesso Papa, attraverso precise indicazioni impartite all’allora Segretario di Stato, Angelo Sodano, a stabilire che McCarrick rientri nella rosa dei candidati. Ed è lui infine a sceglierlo per la sede di Washington. «Secondo alcune testimonianze citate nel Rapporto, può aiutare a comprendere il contesto di questo periodo anche l’esperienza personale vissuta dall’allora arcivescovo Wojtyla in Polonia: per anni aveva assistito all’uso strumentale di false accuse da parte del regime per screditare sacerdoti e prelati».

La prima decisione di Benedetto XVI che lo rimuove da Washington

Fino al momento della nomina a Washington non c’era stata alcuna vittima - adulta o minorenne - che avesse preso contatto con la Santa Sede, o con il nunzio negli Stati Uniti, per far arrivare una denuncia relativa a comportamenti impropri attribuiti all’arcivescovo. E nulla di improprio negli atteggiamenti di McCarrick sarà segnalato durante il suo episcopato a Washington. Quando nel 2005 riemergono le accuse di molestie e abusi nei confronti di adulti, il nuovo Papa, Benedetto XVI, chiede rapidamente la rinuncia al cardinale statunitense, al quale aveva appena accordato due anni di proroga del mandato. Dal 2006 McCarrick lascia dunque la guida della diocesi di Washington diventando un vescovo emerito. «Dal Rapporto emerge che in questo periodo Viganò, da delegato per le Rappresentanze pontificie, aveva segnalato ai superiori in Segreteria di Stato le informazioni giunte dalla nunziatura, sottolineandone la gravità. Ma, mentre lanciava l’allarme, anche lui comprendeva di non trovarsi di fronte ad accuse provate». Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone presenta la questione direttamente a Papa Benedetto XVI. In quel contesto, in assenza di vittime minorenni, e trattandosi di un porporato ormai dimesso dall'incarico, viene deciso di non aprire un formale processo canonico per investigare su McCarrick.

Nessuna sanzione, solo «raccomandazioni» per una vita ritirata

Negli anni successivi, nonostante la richiesta rivoltagli dalla Congregazione per i vescovi di condurre una vita più ritirata e di rinunciare ai frequenti appuntamenti pubblici, il cardinale continuerà a muoversi viaggiando da una parte all'altra del globo, Roma compresa. Questi spostamenti erano in genere conosciuti e almeno tacitamente approvati dal nunzio. Si è molto discusso sulla reale portata di questa richiesta di far vita ritirata, rivolta a McCarrick dalla Santa Sede. Dai documenti e dalle testimonianze ora pubblicate nel Rapporto appare evidente che mai si è trattato di «sanzioni». Erano piuttosto raccomandazioni, date oralmente nel 2006 e per iscritto nel 2008, senza che fosse esplicitamente menzionato l'imprimatur della volontà papale. «Si trattava dunque di raccomandazioni che per essere messe in pratica presupponevano la buona volontà dell'interessato. Di fatto si tollera che il cardinale rimanga attivo e continui a viaggiare e che compia, pur senza alcun mandato da parte della Santa Sede, varie missioni in diversi Paesi, dalle quali peraltro vengono spesso tratte informazioni utili». A fronte di una nuova denuncia contro McCarrick comunicatagli nel 2012, Viganò, nel frattempo nominato nunzio negli Stati Uniti, riceve istruzioni di indagare dal Prefetto della Congregazione dei vescovi. «Da quanto emerge dal Rapporto, il nunzio però non compie tutti gli accertamenti che gli erano stati richiesti. Inoltre, continuando a seguire lo stesso approccio usato fino a quel momento, non compie passi significativi per limitare le attività e i viaggi nazionali e internazionali di McCarrick».

La svolta con Francesco: alle prime prove lo riduce allo stato laicale

Al momento dell’elezione di Papa Francesco, McCarrick è già ultraottantenne e quindi escluso dal conclave. Le sue abitudini di viaggio non subiscono cambiamenti, e al nuovo Papa non vengono consegnati documenti o testimonianze che lo mettano al corrente della gravità delle accuse, ancora soltanto in relazione ad adulti, rivolte contro l’ex arcivescovo di Washington. A Francesco viene riferito che c’erano state «voci» e addebiti relativi a «comportamenti immorali con adulti» prima della nomina di McCarrick a Washington. Ritenendo però che le accuse fossero state analizzate e respinte da Giovanni Paolo II, e ben cosciente che McCarrick era rimasto attivo durante il pontificato di Benedetto XVI, Papa Francesco non avverte la necessità di modificare «quanto stabilito dai suoi predecessori», dunque non corrisponde al vero affermare che abbia tolto o alleggerito sanzioni o restrizioni all'arcivescovo emerito. Tutto cambia con l’emergere della prima accusa di abuso su un minore. «La risposta è immediata. Il provvedimento gravissimo e senza precedenti della dimissione dallo stato clericale arriva a conclusione di un rapido processo canonico». Il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha commentato: «Perché questi fenomeni non si ripetano, accanto a norme più efficaci, abbiamo bisogno di una conversione dei cuori. C’è bisogno di pastori credibili».


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