Vaticano: la storia della “Restaurazione” di Leone Xll ai tempi del Sinodo di Francesco
Duecento anni fa veniva eletto papa Annibale della Genga. Messa in San Pietro del cardinale Parolin
di Carlo Marroni
I punti chiave
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Se c’è una direzione che la Chiesa di Francesco ha preso è opposta alla Restaurazione. Termine antico e fuori del tempo anche per le ali più tradizionaliste e conservatrici. Eppure anche nei giorni in cui dentro lo stato del Papa si tiene il Sinodo sulla sinodalità – quanto forse più distante da una chiesa verticistica, da “trono” – si fa luce proprio sulla Restaurazione, un processo che viaggiò in parallelo con quello degli stati europei usciti dalla periodo napoleonico e poi da Congresso di Vienna. Il 28 settembre 1823 viene eletto papa Annibale della Genga, che si impone il nome di Leone XII. Non era il candidato iniziale della maggioranza dei cardinali, ma lo diviene perché il primo candidato (Antonio Gabriele Severoli) subisce il veto della corte di Vienna (una pratica che finirà a inizi del ‘900).
La storia iniziata a Genga, storico comune nel cuore delle Marche
Dei 200 anni dalla sua elezione a pontefice (1823-1829) si sono tenute delle celebrazioni, prima in un convegno alla Università Gregoriana cui è seguita una messa in San Pietro celebrata dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e successivamente una messa a Genga, il piccolo ma storico comune marchigiano in cima a un monte (sotto ci sono le grotte di Frasassi, scoperte negli anni ’70) che gli dette i natali nel 1760. La preparazione del bicentenario è iniziata più di 10 anni fa, nel 2012, dall’idea di Valerio Barberis, presidente dell’Associazione “Sulla pietra di Genga”, di affrontare ogni anno un tema specifico del pontificato di Leone XII. L’Assemblea legislativa della Regione Marche ha sostenuto questo progetto, pubblicando 11 volumi curati da Roberto Regoli e Ilaria Fiumi Sermattei sui diversi aspetti politici, sociali e culturali dell’età leonina.
Regoli (Gregoriana): la Restaurazione non fu un ritorno indietro
Nel suo intervento Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di Storia della Chiesa presso Pontificia Università Gregoriana, dice che Leone è un personaggio poco conosciuto dal grande pubblico, «sebbene abbia incarnato le caratteristiche del suo tempo, quello della Restaurazione. È un autentico personaggio del romanticismo». L’epoca non era facile, e ogni passaggio va inquadrato nel contesto di quel tempo. Ebbene, scrive Regoli, «la Restaurazione pontificia, però e senza contraddizione, muove dalla consapevolezza, tanto sofferta quanto ampiamente condivisa, della straordinaria opportunità di costruire qualcosa di completamente nuovo e della difficoltà di instaurare una qualche forma di continuità tra il presente e il passato, prossimo o remoto che sia». Insomma, «la Restaurazione non è un ritorno all’indietro, ma un necessario e faticoso redde rationem di una generazione che deve prendere le distanze dal proprio passato e misurarsi con la straordinaria carica di innovazione che aveva investito l’Europa intera nell’età napoleonica. La Restaurazione non è solo fenomeno politico, ma culturale e spirituale».
Il Giubileo del 1825, evento chiave del suo pontificato
Quello di Leone XII, quindi, si presenta come un pontificato eminentemente religioso, improntato al desiderio di risveglio spirituale. Emblematica della preminenza religiosa è l’indizione del Giubileo del 1825, l’unico regolarmente celebrato nel XIX secolo: «Tenne saldo il timone della banca di Pietro» ha ricordato Parolin nell’omelia. La celebrazione è fortemente voluta da Leone XII per “risacralizzare” la città di Roma dopo le vicende rivoluzionarie di inizio secolo, malgrado il parere contrario delle potenze europee e la perplessità della Curia romana, spaventata dai costi dell’accoglienza dei pellegrini. Il Giubileo – è scritto nei documenti delle celebrazioni - è la risposta del papato all’ansia di spiritualità che pervade l’Europa nell’età del Romanticismo. Inoltre, grande attenzione è posta da Leone XII allo sforzo di riorganizzazione centralizzata dello Stato, mediante un’intensa attività riformatrice, alla lotta contro il brigantaggio, la carboneria e il liberalismo, alla qualificazione delle relazioni internazionali. Sul piano culturale l’impresa più significativa del pontificato del della Genga è l’avvio della ricostruzione della basilica di San Paolo fuori le mura, semidistrutta da un incendio nel luglio del 1823.
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