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Vaticano, le tappe della (nuova) crisi dentro la Curia

Il culmine della crisi è stato lo scambio di battute (o meglio accuse) tra il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha definito l’operazione immobiliare “opaca”, e la reazione nello stesso giorno dell’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, cardinale Angelo Becciu

di Carlo Marroni

Vaticano, si è dimesso il capo della gendarmeria Domenico Giani

7' di lettura

Uno scontro per il controllo della cassa. Questa è la percezione esterna della crisi che si sta consumando dentro la Curia vaticana e che nelle ultime ore ha registrato un’impennata dei toni nel confronto tra cardinali. Ma c’è di più. Siamo già a Vatileaks-3?

Le modalità sono un po’ diverse delle due precedenti puntate (2012 e 2015), ma certo ci sono di nuovo documenti riservati e veline, e lo scontro - per ora consumato attorno all’acquisto da parte della prima sezione della Segreteria di Stato, per “Affari Generali”, di un gran palazzo a Sloane Avenue, Londra – appare funzionale a disegni più ampi.

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Lo scontro Parolin-Becciu sembra la punta dell’iceberg
Il culmine della crisi è stato lo scambio di battute (o meglio accuse) tra il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha definito l’operazione immobiliare “opaca”, e la reazione nello stesso giorno dell’ex Sostituto alla Segreteria di Stato, cardinale Angelo Becciu (che fu a capo della prima sezione per sette anni), che ha evocato la macchina del fango: «Ho agito nell’interesse della Santa Sede».

La sensazione è che questa sia la punta dell’iceberg tra diverse anime della Curia, che con il passare del tempo ampliano le divergenze. Questa volta non c’è un tema teologico-dottrinale sul terreno (divorziati risposati, celibato) ma la guida del “governo”.

Il pontificato di Francesco è stato segnato in alcune fasi da duri attacchi da parte degli ultraconservatori, che si sono espressi con documenti firmati da cardinali al Sinodo contro il Papa (la famosa “lista dei 13”), indiscrezioni fasulle su malattie papali, “dubia” sulle coraggiose decisioni del Pontefice con minaccia di non ben chiare correzioni, il penoso (ma pur sempre gravissimo) tentativo di golpe di un anno fa sulle accuse di copertura di porporati pedofili e così via, vicende che hanno visto schierati prelati di alto rango desiderosi di screditare Francesco, inviso alla destra sia religiosa che politica.

Una crisi nelle dinamiche interne di governo
Questa nuova crisi quindi si sta consumando nelle dinamiche interne di governo – e in questo somiglia abbastanza a Vatileaks-1, quando deflagrò una guerra interna attorno al controllo dell’Aif, appena nato nel 2011, i cui poteri furono circoscritti dopo meno di un anno con una controriforma ispirata dal cardinale Bertone – ma va detto che è scoppiata anche perché l'applicazione delle nuove regole di trasparenza imposte dalla riforma interna in qualche modo l’hanno portata alla luce.

Non senza effetti collaterali. Dimissioni improvvise e strascichi politici come la vicenda del parere legale di Giuseppe Conte al finanziere Mincione, e la questione della golden power su Retelit.

Le tappe di una crisi dentro le mura leonine:
2013 – La Segreteria di Stato, sezione Affari generali, guidata da mons. Angelo Becciu, dopo aver esaminato un improbabile business petrolifero in Angola decide di investire parte della “cassa” a disposizione, in cui confluisce parte dell'Obolo di San Pietro, nel fondo Athena Global gestito dal Wrm gruop, acquistando il 45%, mentre il 55% è del finanziere Raffaele Mincione. Partono nel giro di qualche mese 200 milioni di dollari dal Credit Suisse di Lugano, banca di riferimento della prima sezione. Viene acquisito il palazzo di Sloane Avenue 60, Londra, già di Mincione.

15 agosto 2018 – Il Papa nomina il nuovo Sostituto della Segreteria di stato, mons. Il venezuelano Edgar Peña Parra, al posto di Angelo Becciu, divenuto Prefetto per le Cause dei Santi e cardinale.

settembre 2018 – Il valore dell'investimento del Vaticano nel fondo lussemburghese Athena Capital Global Opportunities (Gof) calcolato al Net Asset Value era pari a 138 milioni di euro, in ribasso rispetto all'investimento iniziale. Inoltre 50 milioni erano su altri investimenti – tra cui Retelit, Banca Carige e un fondo di Sorgente sgr, registrando perdite per oltre 10 milioni. Inoltre sull'immobile di Londra – che è risultato intestato in una fase ad una società offshore di Jersey - era stato acceso un mutuo considerato molto oneroso.

novembre 2018 – Peña Parra cambia strategia e decide di uscire da Athena, viste le perdite in conto capitale. E incarica il finanziere italiano basato a Londra Gianluigi Torzi di concludere l'acquisto dell'intero immobile, che passa alla società Gutt. Torzi ne diventa amministratore con un contratto di management di cinque anni. L'operazione si perfeziona il 3 dicembre con un bonifico di 44 milioni di sterline attraverso sempre Credit Suisse alla studio Herbert Smith Freehills, che rappresenta Mincione.

aprile 2019 – La Segreteria di Stato decide di riprendersi anche la gestione: l'immobile passa sotto la società London SA 60, e corrisponde a Torzi 10 milioni a titolo di chiusura anticipata (di 4 anni e 7 mesi) del contratto di gestione. Ora il Vaticano controlla totalmente l'immobile, gravato da mutui del fondo lussemburghese Cheyne Capital a tassi fuori mercato (fino all'8%).

giugno 2019 – La Segreteria di Stato, prima sezione, chiede allo Ior un “anticipo” di 150 milioni finalizzato a rifinanziare il mutuo sull'immobile.

2 luglio 2019 – Lo Ior, assieme al Revisore Generale (una sorta di Corte dei Conti), ritendendo questa richiesta non conforme alla regole adottate, manda le carte al Promotore di Giustizia. A seguito di questo atto si terranno delle riunioni tra i vari soggetti coinvolti per dirimere la questione, di cui una a fine luglio.

4 agosto 2019 – Comunicazione del cambio di incarico di Alberto Perlasca, monsignore di lungo corso e per dieci anni gestore della cassaforte della Segreteria di Stato, che custodisce 650-700 milioni in varie forme. Una decisione che sembra preludere quello accadrà, anche se Perlasca non è stato coinvolto nell'inchiesta. Cambia scrivania anche monsignor Mauro Carlino (che ritroveremo più avanti) a lungo segretario di Becciu e poi di Peña Parra: va alla sezione Informazione, e prende il posto di mons. Carlo Maria Polvani, già citato come testimone in Vatileaks e noto anche come nipote del nunzio Carlo Viganò, l'accusatore (senza prove) di Francesco.

20 settembre – Vicenda non direttamente collegata a Sloane Avenue ma sempre in tema finanziario: si tiene dentro il Vaticano un summit straordinario dei capi dicasteri della Curia sotto la presidenza del potente cardinale tedesco Reinhard Marx, capo del Consiglio per l'Economia, delegato dal Papa a coordinare una “manovra” finanziaria di taglio dei costo a causa del forte deficit delle finanze pontificie, circa 70 milioni (dato non ufficiale). Dal 2015 la Santa Sede non pubblica i bilanci. Insomma, mancano i soldi anche per una non ottimale gestione dei vari tesoretti presenti nella Santa Sede.

1 ottobre 2019 – Breve comunicato della sala stampa: perquisizioni in Segreteria di Stato e all'Aif (Autorità di Informazione Finanziaria, ente di controllo) seguito di denuncia dello Ior e del Revisore, fino a quel momento rimasta riservata all'esterno. Secondo alcune ricostruzioni Parolin era stato avvertito solopoco prima. Non era mai accaduto di una irruzione - peraltro della Gendarmeria, mentre nel palazzo Apostolico da sempre ha accesso solo la Guardia Svizzera - nel dicastero-chiave della Curia, che è Presidenza del Consiglio e ministeri di Interni ed Esteri.

2 ottobre 2019 – Escono i nomi di cinque persone sospese dal servizio della Santa Sede: mons. Carlino, Tommaso Di Ruzza, direttore dell'Aif, i dirigenti della prima sezione Fabrizio Tirabassi e Vincenzo Mauriello, e l'addetta Caterina Sansone. L'Espresso rendo noto anche il documento originale della Gendarmeria vaticana con le foto segnaletiche dei cinque ai quali è interdetto l'ingresso dentro il territorio vaticano.

3 ottobre – Il Papa nomina nuovo presidente del Tribunale della Città del Vaticano l'ex procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone

10 ottobre – Intervista esclusiva al Sole 24 Ore del presidente dello Ior, Jean-Baptiste de Franssu, la prima che rilascia: nega che vi siano “delle guerre” in Vaticano attorno al controllo delle finanze. La denuncia alla magistratura è stata solo l'applicazione della legge, afferma.

3 ottobre – Intervista a Raffaele Mincione del Corriere della Sera: “Il Palazzo è stato un buon affare” dice, e rivela di aver incassato 16milioni in commissioni di gestione dell'immobile.

14 ottobre – Dimissioni del Comandante della Gendarmeria Domenico Giani, che si assume la responsabilità oggettiva della divulgazione all'esterno del documento con le foto dei dipendenti. Al suo posto il vice, Gianluca Gauzzi Broccoletti, che già aveva avuto l'incarico diretto di condurre le indagini sull'affaire immobiliare

23 ottobre – Comunicato dell'Aif, pubblicato anche dall'Osservatore Romano (quindi condiviso dalla Segreteria di Stato), in cui si esprime piena fiducia nell'operato del direttore Di Ruzza. E' una prima svolta nelle indagini, che sembrano quindi prendere strade diverse per le persone coinvolte.

28 ottobre – Il Financial Times pubblica un articolo in cui rilancia una vicende, peraltro ben nota da oltre anno: quando era ancora avvocato Giuseppe Conte scrisse un parere legale a sostegno di Raffaele Mincione impegnato nella scalata alla società Retelit, le cui azioni erano in parte detenute dal fondo Athena, di cui all'epoca, maggio 2018, era ancora socia la Segreteria di Stato. Conte scrisse a favore dell'adozione della golden power per Retelit (partecipata dal governo libico), cosa che poi avvenne quando era appena diventato presidente del Consiglio, nel primo consiglio dei ministri del 7 giugno 2018. Conte ha chiarito di non aver avuto contatti con il Vaticano (né risultano da altri riscontri) e anche l'Antitrust non ha sollevato eccezioni. Della questioni si occuperà anche il Copasir.

29 ottobre – Il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, al termine della presentazione di un libro all'ambasciata d'Italia, sollecitato dai giornalisti presenti (compreso chi scrive) afferma che l'operazione dell'immobile a Londra “è opaca” e bisognerà che sia fatta chiarezza da parte della magistratura. E' stata la prima presa di posizione ufficiale dallo scoppio della vicenda. Con immediata reazione di Becciu, che poche ore dopo ha parlato di accuse “infanganti” nei suoi confronti e che lui respinge “in modo sdegnoso”. Non solo: nell'intervista all'Ansa ha parlato dei rapporti difficili con il socio Mincione e delle raccomandazioni di non investire in azioni, comprese Retelit, da lui disattese.

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