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Vecchi vincoli finanziari e sfide del presente per il Nuovo Bauhaus Ue

New European Bauhaus (Neb) giunge in questi giorni di giugno al suo primo anno e mezzo di vita

di Gabrio Forti e Federica Olivares

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

New European Bauhaus (Neb) giunge in questi giorni di giugno al suo primo anno e mezzo di vita. Lanciato da Ursula von der Leyen nel gennaio 2021 e anticipato nel suo discorso sullo stato dell’Unione nel settembre precedente, in pieno primo ciclo pandemico, era, nelle intenzioni della presidente, «un progetto di speranza per esplorare come vivere meglio dopo la pandemia e portare il Green Deal europeo più vicino alle case e alle menti degli europei», ma anche con una forte connotazione ambientale per realizzare “l’estetica” del Green Deal Europeo. Se ne deduce, quindi, come von der Leyen abbia affidato a Neb un ruolo non solo culturale, ma profondamente politico per rafforzare l’identità estetica distintiva del continente Europa sul proscenio globale e, in questo senso, rappresenta anche un’operazione mirata di public and cultural diplomacy. La stessa von der Leyen sarà oggi a Roma per prendere parte al Maxxi al festival che lancia l’iniziativa Nuovo Bauhaus.

Il cambio di rotta, con la centralità affidata a Neb da von der Leyen nella politica culturale Ue, è anzitutto il risultato delle nuove priorità poste dal Green Deal europeo, dall’emergenza pandemica e da Next Generation Eu, e ne diventa stile e identità per caratterizzare quella sostenibilità della vita nell’Unione che implica comunità più coese, tanto più dopo la lunga stagione della separatezza pandemica.

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Ma cosa è oggi New European Bauhaus? Un quadro molto articolato a livello europeo, con circa 500 capisaldi progettuali rappresentati da Partner ufficiali Neb (che hanno partecipato con progettualità più complesse), e un pulviscolo di alcune migliaia di soggetti istituzionali e non, tra cui Ngo, micro imprese sociali, associazioni che a vario titolo sono entrati in quello che oggi è la grande rete Neb, senza però la responsabilità di progettualità specifiche.

Per costruire un quadro ancora più preciso, dalla mappatura geografica dei Partner ufficiali (485 a oggi) è subito deducibile che ci si trova davanti a una fascia sud-europea di “Neb-entusiasti”, con al primo posto il numero cospicuo di partner Neb di Spagna e Italia, seguiti a ruota, come era prevedibile, dal centro Europa con Belgio e Germania, mentre nettamente staccati i “Neb-scettici” francesi e olandesi sotto la soglia di un terzo dei progetti. Buoni risultati per l’Est Europa, nonostante i numeri più esigui di partner ufficiali, per effetto di un numero notevolmente inferiore di Università e centri di ricerca presenti in quell’area.

Rispetto alle fasi previste inizialmente da Bruxelles, dopo la design phase (fra ottobre 2020 e giugno 2021) di co-creazione di nuove idee, Neb si trova ora nella delivery phase (da luglio 2021 a dicembre 2022) di realizzazione progettuale e di identificazione da parte di Bruxelles di cinque Progetti pilota a livello europeo. La traiettoria Neb si concluderà nel gennaio 2023 con una dissemination phase, ossia di ampia comunicazione non solo in Europa, ma a livello globale delle progettualità e degli obiettivi raggiunti da Neb nel triennio.

Tuttavia, il progetto New European Bauhaus presenta un suo vizio di forma iniziale, ossia di essere nato senza finanziamenti diretti: solo un anno dopo il suo avvio, von der Leyen annunciava che sarebbero stati allocati 85 milioni di euro, ma solo tramite finanziamenti indiretti attraverso partecipazione ad altri Programmi europei, fortemente finanziati ma assai complessi, quali Horizon Europe per la ricerca, Life programme per l’ambiente e l’ecosistema, e il Fondo europeo di sviluppo regionale, il che significa attraverso una richiesta di progettualità troppo sofisticata e complessa per la stragrande maggioranza dei soggetti coinvolti da Neb.

L’Università Cattolica è partner ufficiale del Neb con un progetto - #NEBBuildsCommunityAesthetics! – ispirato dalle tre idee portanti - Bellezza, Sostenibilità e Inclusione – che mette in dialogo diverse esperienze in chiave multidisciplinare e fa leva sulla dimensione estetica come risorsa per generare inclusione e relazioni. L’intento è di contribuire alla costruzione di un’estetica di comunità, che renda fecondo e bello l’incontro tra le diverse componenti, sociali ed etniche, per fare della Bellezza – grazie anche ai linguaggi espressivi contemporanei – sia una risorsa per relazioni inclusive, sia un canale di dialogo tra gli spazi, i soggetti che li abitano e i rispettivi ecosistemi.

Oggi c’è da chiedersi quale evoluzione potrà avere l’ambizione iniziale di von der Leyen per il New European Bauhaus in uno scenario geopolitico così mutato, per effetto del conflitto in Ucraina, rispetto al momento di forte unità post-pandemica quando fu lanciato nel settembre 2020. Non vi è dubbio che Neb non possa ignorare che la principale sfida attuale all’Europa, dopo Green Deal, pandemia e Next Generation Eu, si sia spostata sul fronte di difesa della democrazia.

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