Velasca, oltre le scarpe: ecco il progetto per valorizzare i distretti del made in Italy
I fondatori Enrico Casati e Jacopo Sebastio rivelano i nuovi progetti del loro marchio, nato nel 2013: «Nuova collezione donna e più negozi. Diventeremo un brand lifestyle e ci espanderemo nel mondo»
di Chiara Beghelli
I punti chiave
4' di lettura
Qualcuno dovrà aggiornare Google Maps: quando si digita “250 Elizabeth Street, New York” appare una vetrina con un cartello dove si legge “retail space for lease”, annuncio che è stato rimosso. Proprio quelle, infatti, saranno le vetrine del primo negozio di Velasca negli Stati Uniti, che segna lo sbarco Oltreoceano dell’azienda fondata nel 2013 da Jacopo Sebastio ed Enrico Casati, e che oggi, dopo diversi milioni di funding e diverse centinaia di migliaia di scarpe vendute lì, ha di fronte un ambizioso futuro da modellare.
Il sucesso di Velasca, che è cresciuta nel 2019 fino a 10 milioni di euro, si fonda su una formula semplice quanto innovativa: fare da intermediario fra i clienti in cerca di belle scarpe fatte a mano e i maestri artigiani che le realizzano, rigorosamente in Italia. I prodotti sono scarpe di altissima qualità e con prezzi giusti. Per questo, Velasca è arrivata a coinvolgere 100mila clienti e aprire il primo negozio fisico appena due anni dopo il lancio dell’e-commerce, una rete che nel frattempo è arrivata a 11 “botteghe”. Numero che presto crescerà ancora, a partire proprio da New York.
Ascolta la puntata di Radio Next su Radio24: Velasca, come nasce l’ecommerce della scarpa italiana
Il piano di aperture in Italia e all’estero
«Quello che si vede ora è solo un pezzettino di quello che vogliamo fare - dice Casati -. Il nostro brand deve essere sinonimo di bello e fatto bene all’italiana, che non è solo una frase di marketing, ma ha dei significati molto precisi». «Apriremo New York a fine luglio, dovevamo farlo il 12 marzo del 2020 ma poi è arrivata la pandemia - prosegue Jacopo -. Il mercato degli Stati Uniti sta crescendo molto, è il terzo dopo Italia e Francia per noi, e lì abbiamo un piano di espansione molto intenso. Entro l’ultimo trimestre di quest’anno apriremo anche a Napoli, puntiamo poi alla Danimarca, alla Germania, a una seconda apertura a Parigi, dove stiamo andando già molto bene, abbiamo già individuato un negozio nella zona della Madeleine. E abbiamo in programma anche Zurigo entro la fine del 2022».
Come sarà la nuova collezione donna
In tutti questi nuovi negozi, e ovviamente anche sulla loro piattaforma e-commerce, canali che quasi si equivalgono in termini di vendite, a ottobre arriverà l’altra, importante novità di Velasca: la prima collezione di calzature per donna. «Abbiamo pensato alle donne che sono le compagne di vita di chi acquista Velasca - spiega Casati -. Può essere la sua fidanzata, sua sorella, anche sua madre. Abbiamo scelto però di separare questi due mondi, dedicando alla donna negozi ad hoc, con uno stile diverso da quelli per uomo, un nuovo font per il logo, canali di comunicazione, un sito, una newsletter ad hoc. Avranno uno stile unisex, una connotazione fluida».
Vendite raddoppiate con il rallentare della pandemia
Anche queste saranno realizzate dalla rete di 10 artigiani della calzatura che realizzano le scarpe Velasca, otto nel distretto marchigiano di Montegranaro, uno in Abruzzo e uno in Friuli (che si occupa delle friulane, appunto), per un indotto complessivo di circa mille persone coinvolte nel progetto Velasca. Che non si ferma ancora qui, forte di una crescita costante, nonostante i rallentamenti imposti dalla pandemia. Ma proprio a maggio e giugno, nei mesi in cui si è iniziato a intravederne la fine, le vendite sono raddoppiate, trascinate dall’ottimismo e dalla voglia di tornare alla socialità, dal desiderio di indossare una cosa bella e fatta bene, appunto.
Una nuova rete che valorizza i distretti
«Proprio perché Velasca non è solo un brand, ma uno stile di vita, vogliamo estenderlo anche ad altri prodotti, portare i nostri valori oltre la calzatura - dice Casati -. Inizieremo con il prossimo anno, il filo rosso dei nuovi prodotti sarà sempre la produzione italiana, la qualità e il rapporto con il cliente finale». Si pensa all'abbigliamento, intanto, ma si immagina anche altro, in senso lifestyle: «Coinvolgeremo artigiani su tutto il territorio italiano, il distretto ligure del denim, quello dei capispalla pugliese, quelli lombardi di Parabiago e Vigevano, ma anche aziende in Toscana e Veneto - spiega Sebastio -. Vediamo un grande potenziale in questo progetto».
I valori di un nuovo made in Italy
Insomma, sembrano passati ben più di otto anni da quel 2013 quando con un «power point tremendo», come gli stessi imprenditori dicono, si presentava la prima collezione Velasca che si apriva con una classica francesina. Nel frattempo le referenze di catalogo sono arrivate a 400, le scarpe ordinate solo per l’autunno-inverno 2021-22 sono 77mila, più di quante ne siano state realizzate nell’anno pre-pandemia. I clienti sono 100mila, nei negozi di Torino, Roma e Milano oltre il 75% torna a comprare entro un anno. Un dato importante, soprattutto perché Velasca non produce fast fashion, ma scarpe fatte per durare: «Sostenibilità è anche durevolezza, le nostre scarpe sono anche più belle qualche anno dopo l'acquisto - sottolinea Sebastio -. Per noi, però, sostenibilità significa anche mettere tutti i nostri stakeholder al centro, non solo dunque i clienti finali, ma anche i produttori, per noi è fondamentale compensarli in modo equo». Un modello coerente e concretamente sostenibile, una visione d’avanguardia del made in Italy, troppo spesso relegato a mera tutela del passato, che si prepara per raccontarsi anche nel resto del mondo.
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