Vendemmia salvata dalla pioggia di agosto «Produzione buona per quantità e qualità»
Per il presidente Lamberto Frescobaldi «gli acini sono sani, con bucce croccanti che ci fanno guardare al futuro con serenità». L’estate calda e siccitosa «ha consentito di ridurre al minimo i trattamenti fitosanitari. La produzione 2022 sarà quasi interamente biologica»
di Giorgio dell'Orefice
3' di lettura
«La pioggia “santa” di agosto ha fatto tutto. È arrivata come la manna dal cielo sulle campagne assetate d’acqua. È arrivata al momento giusto, quello in cui alla vigna serve acqua per la crescita di peso degli acini. Ma decisive sono state anche le lavorazioni dei terreni fatte dai viticoltori italiani. Così, dopo mesi di siccità e di timori, ci troviamo con un risultato sorprendente: al netto di catastrofi atmosferiche che possono avvenire a settembre e ottobre, la vendemmia 2022 si potrebbe rivelare superiore in quantità e forse anche in qualità rispetto a quella dello scorso anno».
Il presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, in queste settimane in giro per i vigneti italiani si dice ottimista sulla vendemmia 2022 nonostante quella che molti hanno definito la peggiore crisi idrica degli ultimi 500 anni. «Le piogge di agosto che continueranno la prossima settimana hanno cambiato lo scenario radicalmente - ha spiegato Frescobaldi - producendo un vero e proprio “scatto di reni” delle uve, con grappoli che sono aumentati di peso in maniera notevole. In Friuli in pochi avevano mai visto un Pinot grigio così sano. Una varietà difficile con buccia sottile che si deteriora molto facilmente, e che invece appare oggi in ottime condizioni. In questi giorni si sta cominciando a raccogliere il Merlot che tra i rossi è la varietà più precoce e i feedback che mi arrivano dal territorio sono positivi. Gli acini sono sani, con bucce croccanti che ci fanno guardare al futuro con serenità. Va detto anche l’estate calda e siccitosa ha consentito di ridurre al minimo i trattamenti fitosanitari. La produzione 2022 sarà quasi interamente biologica».
In tanti vedevano la Toscana tra le aree in maggiore difficoltà.
Nella zona di Bolgheri abbiamo avuto 90 millimetri d’acqua ad agosto e oggi molti produttori sostengono che l’acqua non manca. A Montalcino abbiamo avuto piogge ma anche qualche grandinata che ci saremmo risparmiati. Nella zona interna del Chianti Docg e del Chianti Classico qualche maggiore sofferenza c’è stata ma non è una situazione critica. Nel Fiorentino quindici giorni fa sono venuti giù 132 millimetri d’acqua. Insomma, non c’è da lamentarsi. Anche perché le piogge continueranno.
Cosa significa che lavorare i terreni è stato decisivo?
I produttori siciliani abituati da sempre ad avere a che fare con la scarsità d’acqua hanno un bellissimo detto: “Una lavorazione del terreno equivale a una mezza pioggia”. Ed è così, perché chi ha lavorato i terreni è riuscito a far immagazzinare acqua al suolo nel corso dell’anno e oggi sta bene.
Che tipo di lavorazioni?
Innanzitutto due: potatura ritardata e il contrasto all’inerbimento. La potatura ritardata è stata adottata da tanti per contrastare le gelate primaverili degli ultimi anni. La potatura ritardata rallenta il ciclo vegetativo e protegge la pianta dalle gelate. Le uve però hanno bisogno di più luce e tempo per maturare e si raccoglie più tardi. Se poi in questo tempo supplementare arrivano anche le piogge, come sta avvenendo in queste settimane, allora la scommessa è vinta.
E invece l'inerbimento?
È fondamentale anche togliere le erbe tra i filari perché vanno in competizione idrica con la pianta.
Una vendemmia da scampato pericolo?
Rispetto alle premesse sì, ma mi lasci anche dire una cosa. Non sono in grado di fare una stima sui volumi produttivi. Ho indicato una tendenza che a mio avviso è positiva e che potrebbe sorprendere qualcuno abituato a lamentarsi. Ma detto questo penso anche che le stime produttive e più in generale il tanto sbandierato primato produttivo del vino italiano non abbiano molto senso. I francesi ormai da anni producono meno di noi ma non si stracciano le vesti. E sa perché? Perché fatturano il doppio. Noi arriviamo primi ma vinciamo una medaglia di legno.
Quindi produrre bene e soprattutto vendere bene.
Produrre bene, magari anche un po’ meno, e lavorare sul posizionamento, da sempre il nostro tallone d’Achille. Valorizzare di più i nostri prodotti. Puntando ancora di più sulle aree di produzione che contano molto di più delle varietà.
E quali leve azionare?
Innanzitutto, la leva straordinaria dell’enoturismo. Ha ancora grandi margini di crescita. Porta nei territori del vino persone sempre più curiose, che vogliono sapere tutto di come i vini sono prodotti e attente al consumo moderato. Noi non vogliamo consumatori che si stordiscano ma che abbiano un ricordo preciso di ogni nostro bicchiere di vino.
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