Vendite di vino in crescita del 3,3% nel 2023. A trainare sono ancora le bollicine
Secondo Mediobanca nel 2022 margini in calo: l’ebit ha riportato un calo del 7,6% sul 2021, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato dell'8,7%
di Emiliano Sgambato
I punti chiave
4' di lettura
Le vendite di vino cresceranno di oltre il 3% nel 2023, così come le esportazioni. A spingere sono ancora una volta le bollicine (+5,2% i ricavi complessivi, +4,2% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,8% (+2,9% l’export). Sono le previsioni dei maggiori produttori secondo Mediobanca, che tratteggia uno scenario in cui il settore vinicolo è in buona salute, anche se non si attenuano i timori per il calo dei consumi delle famiglie.
Lo studio prende in considerazione le 255 principali società di capitali italiane con fatturato 2021 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 10,7 miliardi di euro, pari a quasi il 90% del giro d’affari nazionale del settore.
Un 2022 in frenata
Il 2022 ha chiuso con un aumento del fatturato del 10% (+10,5% il mercato interno, +9,5% l’estero). L’Ebit margin ha riportato un calo del 7,6% sul 2021, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato dell'8,7%.
Lo scorso anno il graduale ritorno alle normali abitudini di consumo e la ripresa del flusso turistico hanno favorito le vendite nel canale horeca (+19,9%), che passa dal 16,6% del mercato nel 2021 al 18,1% del 2022, a svantaggio della Gdo, (+3,3% a valore) in calo dal 37,7% al 36%.
L’inflazione secondo Mediobanca «ha rallentato le vendite nella Gdo che si è mostrata più restia a trasferire i maggiori costi sui listini al fine di preservare i volumi». Gli aumenti di listino hanno interessato «in minor misura i vini Basic (+6,6% a valore); aumenti a doppia cifra per i vini Premium (+13,7%) e i vini Icon (+11,1%)».
L’attenzione alla sostenibilità spinge le vendite 2022 del bio (+9,6% sul 2021) che però vale solo il 4,3% del mercato. Nel 2022 crescono anche i ricavi dei servizi enoturistici (+67% sul 2021) e solo il 17,5% delle società non svolge alcuna attività enoturistica.
I big per fatturato
La leadership di vendite nel 2022 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a 698,5 milioni (+10,1% sul 2021). Al secondo posto il neonato polo vinicolo Argea (455,1 milioni, +9,6%), completa il terzetto Iwb in crescita del 5,2% sul 2021 a 430,3 milioni. Fatturato 2022 superiore ai 400 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (417,4 milioni) in progresso del 7,1% sul 2021.
Sette società rilevano ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni di euro: la cooperativa trentina Cavit (fatturato 2022 pari a 264,8 milioni di euro, in calo 2,3% sul 2021), la veneta Santa Margherita (260,7 milioni di euro, +18,2%), la toscana Antinori (245,4 milioni di euro, +14,9%), la piemontese Fratelli Martini (237,6 milioni, +8,2%), La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2022 pari 235,2 milioni di euro (+30,9%), la trentina Mezzacorona (213,4 milioni, +8,6%) e la veneta Casa Vinicola Zonin (200,1 milioni, +0,8%).
In relazione alla redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2022 vede in testa la toscana Frescobaldi (28,4%) seguita dalla veneta Santa Margherita (19,7%). Chiude il podio Terra Moretti con un utile su fatturato del 13,7%, in aumento di 4,4 punti percentuali sul 2021, secondo tasso di crescita più alto dopo quello della Berlucchi (10,7%, +6 punti percentuali sul 2021). Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 93,2%.
Dai conti aziendali emergono poi le specificità regionali. Nel 2021 il miglior Roi tocca alle aziende piemontesi (8,9%), alle toscane il più alto Ebit margin (15,7%). In Toscana anche la maggiore solidità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 22,1% del capitale investito.Grandi esportatori i produttori piemontesi (68,9% del fatturato).Brilla la Lombardia (Ebit margin 2021 all'8,5%) con vendite 2021 in aumento del 18,6% trainate dalle bollicine (+29,9%) che rappresentano la metà del fatturato complessivo. Nel 2022 gli spumanti spingono la crescita delle imprese venete (+13,4%); performance superiori alla media nazionale anche per Puglia (+21,1% sul 2021) e Sicilia (+14,9%).Ottimismo per il 2023 per il Friuli-Venezia Giulia (+9,9% sul 2022), Lombardia (+6,7%), Piemonte (+6,1%) e Sicilia (+5,6%).
Rallenta l’ecommerce
In ridimensionamento l'e-commerce: nel 2022 le vendite online delle principali imprese vinicole si sono ridotte del 3,7% (2,1% del fatturato nazionale). Nel 2021 la classifica dei principali pure player è guidata da Vino.com che ha fatto registrare ricavi per 43,3 milioni di euro, in crescita del 44% sul 2020. Seguono Tannico (33,5 milioni, -9,7%) e Bernabei (31,8 milioni, +23,3%). Sopra i 10 milioni di euro anche il fatturato di Callmewine (17,1 milioni), in aumento del 38,4% sul 2020, e di XtraWine (12,6 milioni, +76,7%). Di poco inferiore il fatturato di Winelivery (9 milioni di euro) in aumento del 29% sul 2021.
Il peso (relativo) del private equity
Nel 2022 cresce la partecipazione dei fondi di private equity nei capitali delle principali imprese vinicole (+63,5% sul 2020) attestandosi al 4,6% del totale. Al controllo familiare spetta invece il 65,8%.
Nei board prevalgono compagini “asciutte” (l'86,6% dei CdA non superano i 5 componenti) e verticistiche (52% i casi in cui le deleghe operative sono concentrate nelle mani di un solo soggetto). Le presidenze (età media 62,5 anni), soprattutto nel caso in cui sono associate alla carica di Consigliere delegato (64,4 anni), sono ricoperte da soggetti relativamente più anziani.
Le donne sono il 12,8% dei board (23,8% nelle società non cooperative) e l’8,8% dei presidenti (15,7% tra le non cooperative). Il 68,6% degli amministratori italiani ricopre la propria posizione in una società situata nella stessa provincia di nascita. Più localismo degli amministratori nelle regioni del Nord Est (76,4%) e nel Sud e Isole (74,1%).
loading...