Venezia, la bioraffineria fa scuola e scommette sul bio jet per l’aviazione
Parla la responsabile dell’impianto Enilive di Porto Marghera, primo caso di riconversione di una raffineria tradizionale Oggi lo stabilimento è sinonimo di sostenibilità nel campo dei combustibili
di Barbara Ganz
3' di lettura
Da raffineria tradizionale - in un contesto che dalla crisi economica del 2008/2009 aveva visto contrarsi alcuni mercati, tra cui quello della raffinazione in Italia e all’estero - a prima bioraffineria in Italia ed Europa. Dieci anni dopo, la conversione dell’impianto Eni di Porto Marghera, Venezia, è una scommessa vinta e un modello da replicare. Lo dirige Giusy Riggio, da gennaio 2023 responsabile responsabile della Bioraffineria di Venezia di Enilive (Eni Sustainable Mobility, la nuova società Eni dedicata alla mobilità sostenibile). Calabrese di origine, laureata in Ingegneria chimica, è arrivata in Veneto dopo una lunga esperienza anche all’estero.
Che cosa rappresenta oggi l’impianto di Venezia?
La bioraffineria di Venezia è trasformazione, “cambiamento”, e i nostri prodotti, ovvero i biocarburanti da materie prime rinnovabili, rappresentano l’energia del futuro già disponibile per la mobilità sostenibile. La bioraffineria di Venezia è la prima al mondo a nascere dalla conversione di una raffineria tradizionale ed è un esempio di sostenibilità economica, sociale e ambientale, oltre che modello di economia circolare.
Parliamo di un cambiamento iniziato 10 anni fa, prima che si parlasse così tanto di green ed energia pulita...
In realtà iniziato molto prima del 2014, data in cui la bioraffineria di Venezia è entrata in produzione. La registrazione del brevetto della tecnologia Ecofining ™ di Eni in co-licensing con la società UOP, risale al 2007, frutto di una ricerca tecnologica avviata molti anni prima. Con la crisi economica del 2008/2009 puntare su processi nuovi per aumentare la competitività dei sistemi tradizionali era l’unica alternativa alla chiusura del sito con le ovvie conseguenze e impatti territoriali. Oggi in Italia e nel mondo il modello di conversione della bioraffineria di Venezia viene riproposto: da Gela, convertita nel 2019, a Chalmette, messa in servizio da poco in Louisiana, con progetti di sviluppo anche in Corea, in Malesia e a Livorno.
Quali sono le ricadute sul territorio?
La bioraffineria di Venezia rappresenta un modello di conversione sostenibile di un asset industriale tradizionale, perché integra sostenibilità economica (legata al riuso degli asset), sociale (per la tutela dei posti di lavoro sul territorio) ed ambientale (per la riduzione dell’impatto); inoltre i nostri biocarburanti sono un’alternativa energetica già disponibile ai prodotti tradizionali e il loro sviluppo nei nostri mercati interni ed esterni, garantirà un percorso di transizione energetico graduale, giusto e accessibile a tutti, innescando un processo di innovazione diffusa.
Come si è evoluta negli anni?
La bioraffineria Venezia nasce nel 2014 per la lavorazione dell’olio di palma, ma dalla fine del 2022 nel nostro processo di evoluzione sostenibile siamo palm oil free; in accordo alle direttive comunitarie; oggi lavoriamo materie prime di origine biogenica, prevalentemente da materie prime di scarto, come olii esausti da cucina, grassi animali, residui dell’industria agroalimentare, e da una parte residuale di olii vegetali. Inoltre, per assicurare l’approvvigionamento sempre più sostenibile delle sue bioraffinerie, Eni ha lanciato un progetto di agri-feedstock in alcuni Paesi dell’Africa, che prevede la coltivazione di piante su terreni degradati e quindi non in competizione né con la produzione alimentare, né con le risorse forestali. I nostri biocarburanti sono ottenuti sottoponendo le materie prime a una serie di processi di trasformazione.
Quali sono i passaggi?
Le materie prime arrivano attraverso navi e autobotti, per poi subire un processo preliminare di una preparazione ovvero un pretrattamento di tipo chimico/fisico in cui vengono rimosse le impurità; poi si passa al processo di trasformazione vero e proprio, all’interno dell’unità nell’unità Ecofining™, cuore della bioraffineria. Viene recuperato anche l’olio usato in cucina o nelle fritture e conferito dai cittadini alle municipalizzate e ai Consorzi deputati alla raccolta. I prodotti che otteniamo sono oli vegetali idro-trattati nei tagli gasolio, GPL e nafta, privi di ossigeno, di aromatici e con caratteristiche in termini di potere calorifico e indice di cetano migliorativi rispetto ai combustibili tradizionali.
State progettando impianti gemelli a quello di Venezia?
I biocarburanti sono una delle leve strategiche di Eni, e il piano di sviluppo è coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione societari; è previsto un incremento di capacità nei prossimi anni in italia e all’estero e una diversificazione dei prodotti, includendo ad esempio il bio jet, alternativa sostenibile per l’aviazione.
Che spazio ha il lavoro femminile nella bioraffineria?
Io ne sono la responsabile, ma sono diverse le posizioni apicali ricoperte da professionisti di genere femminile in Eni; un esempio sono la mia responsabile di linea e la mia vice. La bioraffineria di Venezia, nata nel 1926, ha una consolidata esperienza industriale che forma ogni giorno giovani uomini e donne. Il nostro è un lavoro operativo e i reparti operano in turni che garantiscono un presidio di 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Il lavoro in produzione oggi
più di ieri è aperto alle professioniste, e lo fa in modo inclusivo e senza limitazioni.
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