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Venezia a caccia di innovatori per studiare il cambiamento climatico (e la fuga dei giovani)

Presentate le 30 startup italiane e internazionali selezionate per il secondo programma di Co-Innovation lanciato da VeniSIA - Venice Sustainability Innovation Accelerator

di Luca Tremolada

Clima, dalla finanza all'agricoltura: come affrontare il climate change

2' di lettura

Venezia è un laboratorio vivente per l'innovazione, un acceleratore per startup che nasce anche per contrastare il cambiamento climatico nella una città più difficile e più a rischio. «Diciamo che chi sopravvive qui ha più ha più chance di essere un vero innovatore», scherza Carlo Bagnoli, economista, visionario e direttore scientifico di VeniSIA che sta Venice Sustainability Innovation Accelerator. Venezia, spiega, è già in prima linea. «Non è solo acqua alta, è una terra di cinque chilometri quadrati in cui vivono poco meno di 50mila persone. Quello che vogliamo- osserva - è anche contrastare la fuga di giovani dalle città portando nuove idee».

Non è la prima volta che in Italia proviamo ad attrarre talenti e startup ma il progetto nasce con una ambizione in più. «Una cosa che interessa a Venezia interessa al mondo – prova a spiegare al Sole 24 Ore il professore di economia aziendale dell'Università Cà Foscari -. Quando ho proposto la mia idea a Satya Nadella (ceo di Microsoft, ndr) ho capito che per portare a terra questi progetti serve inserire nell'equazione l'impatto sul territorio, ma soprattutto avere dei partner».

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VeniSia non è un nuovo acceleratore. È sostenuta da Eni, attraverso Joule, la sua Scuola d'Impresa, da Enel, da Atlantia, Cisco e Snam e da De' Longhi Group e Goppion Caffè come Tech Partner. L'anno scorso sono arrivate 4mila candidature da tutto il mondo (Italia, Canada, Stati Uniti, Israele, Kenya, Germania, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi e Danimarca), la settimana scorsa in trenta sono sbarcate a Venezia per la finale. Ogni partner alla fine del processo adotterà una startup che sarà ospitata a Venezia, iniziando così un percorso di open innovation.

Carlo Bagnoli ( direttore scientifico Venice Sustainability Innovation Accelerator)

Tra le startup selezionate c'è l'americana Jupiter, che ha creato una piattaforma che fornisce dati e servizi di analisi per prevedere e gestire meglio i rischi legati all’innalzamento del livello del mare, all’intensificazione delle tempeste e all’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici a medio e lungo termine. La startup tedesca Beworm ha sviluppato un processo di riciclaggio che decompone i rifiuti di plastica in preziose materie prime. Il processo utilizza dei batteri per attaccare il polietilene, il materiale plastico più utilizzato al mondo. Gli enzimi prodotti da questi batteri possono scindere la plastica in sostanze chimiche di base utili per la produzione di nuove (bio)plastiche o altri prodotti petrolchimici.

Molte di queste idee sarebbero perfette per Venezia, come quella di Hydronet, azienda di Boston (Usa) che lavora all'internet sottomarino con tecnologie utrasoniche, acustiche e ottiche. O il sistema di boe che intercettano la plastica nei canali e la smaltiscono. Molte di queste startup da anni cercano di portare a terra i loro progetti. Solo per le finaliste, scelte all'inizio del 2023, è previsto un premio di 20mila euro. Che non è molto ma è un inizio.


Riproduzione riservata ©
  • Luca TremoladaGiornalista

    Luogo: Milano via Monte Rosa 91

    Lingue parlate: Inglese, Francese

    Argomenti: Tecnologia, scienza, finanza, startup, dati

    Premi: Premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"; DStars 2019, categoria journalism

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