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Venezia cinema fa 80 tra film, star, sostenibilità e «suggerimenti» da Oscar

di Cristina Battocletti

Il presidente della Biennale Roberto Cicutto nel 2022 consegna a Catherine Deneuve il Leone d'Oro alla carriera

4' di lettura

Taglia il traguardo delle 80 edizioni la Mostra del cinema della Biennale di Venezia, da domani fino al 9 settembre al Lido: 22,5 milioni di euro i costi complessivi, di cui quelli diretti per l’organizzazione e l’ospitalità si aggirano attorno ai 16 milioni. Il contributo pubblico più importante è quello del Ministero della Cultura (13,5 milioni nel 2022 e 2023). I posti nelle sale sono 6.300, di cui 600 rinnovati grazie alla riqualificazione quest’anno della Sala Perla. I biglietti venduti nel 2022 sono stati 60mila, il 6 per cento in più dell’ultimo anno prepandemico, il 2019, quando la cifra si attestava attorno a 56mila biglietti. Quest’anno sulla Mostra aleggia lo sciopero degli 11.500 autori e dei 160mila attori americani che da cento e più giorni portano avanti una protesta per ridiscutere con le major la ripartizione equa dei proventi e l’integrazione sostenibile dei nuovi modelli produttivi e dell’Intelligenza Artificiale. Ma il presidente della Biennale Roberto Cicutto è ottimista: «Malgrado l’assenza di molte produzioni americane, le vendite dei biglietti sono molto buone e questo dimostra che il pubblico viene non solo per le star, ma per vedere i film. Il cinema e l’arte in generale hanno ritrovato un grande pubblico e questo accade perché la qualità dell’offerta è alta, unita alla voglia di ritornare a partecipare».

Vittime dello sciopero

La prima “vittima” dello sciopero è stato Challengers di Luca Guadagnino con Zendaya, che doveva aprire la Mostra, che invece sarà inaugurata da Comandante di De Angelis, con Favino. «È l’unico film venuto a mancare, perché l’uscita è stata rinviata ad aprile del prossimo anno - precisa Cicutto. Il pubblico ha capito che il cinema non è fatto solo di grandi star, ma anche di lavoratori e tecnici, che stanno difendendo un mestiere e non dei privilegi, nei confronti di chi usa l’Intelligenza Artificiale in modo cinico, per il mero profitto». E anche sul timore che il tappeto rosso possa rimanere orfano di Bradley Cooper, Carey Mulligan e Maya Hawke per Maestro, Cicutto rassicura: «Gli attori americani possono partecipare in rappresentanza di produzioni indipendenti» e comprende le ragioni della protesta. «L’arte è contemporaneità e non può prescindere dagli avvenimenti più significativi del presente, che offrono materiale di riflessione all’arte stessa. La Biennale non si è mai sottratta al suo compito “politico” e lo fa a tutto campo, anche in dialogo con i Padiglioni internazionali. È un osservatorio privilegiato della temperatura del mondo: siamo sempre stati al fianco di cittadini e artisti impegnati in battaglie per la libertà, delle donne afgane oppresse dal regime talebano e di quelle iraniane, dell’Ucraina dopo l’invasione russa. Dalle Biennali Teatro e Danza, che si sono svolte in giugno e luglio, e che hanno registrato una forte affluenza, è nata una riflessione sulla drammaturgia, sull’uso del corpo, sulla ricerca di potenzialità, sul politicamente corretto, sul perché non si può più prescindere dal considerarsi parte del tutto. Riguardo al tema della sostenibilità, su cui facciamo grandissima attenzione, chi partecipa alla Mostra del cinema deve rispondere a una serie di quesiti relativi a quale mezzo di trasporto usa, pubblico o privato, al numero dei giorni di pernottamento. In base al calcolo di quante emissioni di Co2 generiamo direttamente e indirettamente, finanziamo progetti di sostenibilità per centinaia di migliaia di euro secondo standard internazionalmente riconosciuti». Su questo binario “corrono” anche gli interventi di riqualificazione delle strutture al Lido per la Mostra, per un importo di 12 milioni 950mila euro previsti dal Piano Nazionale Complementare (PNC) al Pnrr, su edifici di proprietà del Comune di Venezia concessi gratuitamente alla Biennale. «Tutte le fonti energetiche utilizzate sono green. Lo sforzo per la sostenibilità è iniziato nel 2021 con la Biennale Architettura, e nel 2022 abbiamo ottenuto un certificato di neutralità carbonica per tutte le nostre manifestazioni, ai sensi dello standard internazionale PAS2060», precisa Cicutto.

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Mostra Venezia al via, con sei italiani in gara e poca Hollywood

Un altro tema è quello del gender. «La parità di genere è un obiettivo strategico di lunga durata, poi ci sono fatti contingenti: molti film di registe donne non erano pronti quest’anno. Escludo che la cosa migliore sia selezionare con criterio matematico pellicole firmate da registe, solo per questioni di genere. Il nostro proposito è di arrivare a un 100% di altissima qualità». Tornando ai numeri del festival, i lungometraggi in gara sono 82, i cortometraggi 14 e i Paesi rappresentati 54. Ai selezionatori sono arrivate moltissime pellicole: 4061 di cui 2100 lungometraggi (226 italiani), 1961 cortometraggi (186 italiani). In concorso ci sono sei i film italiani, un numero molto alto: Enea di Pietro Castellitto, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, Lubo di Giorgio Diritti, Io capitano di Matteo Garrone, Adagio di Stefano Sollima e il film di apertura di De Angelis. «Le pellicole sono state scelte prima dell’inizio dello sciopero degli autori, anche se alcuni hanno ipotizzato una soluzione di possibile ripiego. Ho fiducia nei criteri del direttore artistico Alberto Barbera e della sua commissione». Lo storico legame tra l’Academy e Venezia, per cui negli ultimi anni 4 film presentati in prima mondiale al Lido hanno vinto la statuetta quale miglior film - Birdman, Spotlight, La forma dell’acqua e Nomadland - potrebbe forse rompersi per via dello sciopero. «Venezia ha qualche cosa che va al di là dell’aspetto industriale. Penso che avger mantenuto nel titolo la dizione “Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica” evidenzi tutta la nostra attenzione per l’aspetto artistico a livello globale. I registi e gli attori provano un senso di appartenenza unico a Venezia, perché capace di creare un’atmosfera speciale, dove si parla di arte cinematografica. Non dimentichiamo mai che la Biennale in tutte le sue sezioni è l’unico luogo al mondo dove si dà occasione ai giovani di entrare in circuiti internazionali, grazie al progetto Biennale College. Vedere tanti ragazzi iniziare qui e poi affermarsi, è entusiasmante e commovente».

Questo è il quarto anno di presidenza per Roberto Cicutto in un ente unico, che raggruppa sotto di sé sei discipline, Arte (1895), Architettura (1980), Cinema (1932), Danza (1999), Teatro (1934), Musica (1930), attività espositive, performative, di ricerca applicata alla produzione artistica. «Sono stati anni di incontri straordinari con persone interne ed esterne alla Biennale con una preparazione e un coraggio mai visti, che non si fermano mai, inventando sempre nuove prospettive. E con la presenza di un Archivio molto importante, che richiama migliaia di studenti per ragioni di studio. Un luogo in continuo mutamento, che continuerà a esserlo sempre».

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