Venezuela, Maduro invita Borrell (che declina) a presenziare al voto
Il presidente dichiara di aver invitato 300 osservatori internazionali per assistere alle operazioni elettorali, compresa l’Unione europea
di Roberto Da Rin
3' di lettura
La crisi venezuelana, sempre più grave, investe sì i 32 milioni di abitanti ma anche le relazioni diplomatiche internazionali. L’ultimo nodo di una rete complessa è il confronto tra il presidente Nicolas Maduro e Josep Borrell, Alto rappresentante della Ue per gli Affari Esteri. Le prossime elezioni legislative si terranno in Venezuela il 6 dicembre e la tensione pre-elettorale è già alta. Maduro ha invitato, oltre a 300 osservatori internazionali, una delegazione Ue, ma Borrell ha risposto di no.
La proxy war, guerra per procura, che le superpotenze combattono anche attraverso il Venezuela, si inasprisce. Gli Stati Uniti sono schierati con il presidente autoproclamato Juan Guaidò, mentre la Cina, la Russia e l’Iran con Maduro. Il presidente Maduro ha dichiarato che in occasione del voto giungeranno nel Paese «oltre 300 osservatori internazionali di Asia, Europa, America Latina e anche Usa», e si è chiesto se le elezioni nei Paesi del primo mondo siano osservate da qualche organismo internazionale. Durante una conferenza stampa virtuale internazionale, Maduro ha riferito che gli osservatori arriveranno da «organismi elettorali, di osservazione politica, di scienza politica», e ci saranno «importanti leader e intellettuali del mondo», assicurando che saranno esclusi osservatori dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). «Quella che non entrerà mai in Venezuela in mille anni è l’Osa, non tornerà mai più nel Paese», ha detto.
Per quanto riguarda l’Unione europea, Maduro ha dichiarato: «Josep Borrell, nei vari contatti avuti con lui, mi ha spiegato che non potevano mandare una missione perché non c’era tempo sufficiente». Poi ha aggiunto: « Ho detto a Borrell che se non poteva mandare una delegazione, almeno mandasse uno, due o più delegati perché assistano direttamente a quanto succede, e la Ue non sia costretta a leggere quanto accade dalle agenzia di stampa internazionali».
I missili dall’Iran
A conferma di una tensione crescente Maduro ha dichiarato di essere favorevole all’acquisto di missili dall’Iran. «Il Venezuela può acquistare proiettili, fucili, carri armati, aerei e missili da qualunque paese voglia, che si tratti di Stati Uniti, Colombia, Iran, Russia o Cina», ha affermato Maduro, sottolineando che gli sembra “una buona idea” acquistare missili da Teheran. «Dal Paese che vuole venderci un proiettile, lo compriamo se ne abbiamo bisogno e se abbiamo le risorse», ha aggiunto il leader venezuelano. Maduro ha indicato che a tempo debito valuterà l’offerta di missili dall’Iran e prenderà la decisione se acquistarli o meno. «L’Iran può vendere e noi possiamo comprare. A tempo debito vedremo l’offerta iraniana, e se li vorremo comprare prenderemo questa decisione, e tale attrezzatura militare andrà a rafforzare la capacità di difesa del Venezuela», ha sottolineato il presidente. Le dichiarazioni di Maduro giungono due giorni dopo che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Venezuela e per l’Iran, Elliott Abrams, ha dichiarato parlando a Fox News che l’amministrazione di Donald Trump “eliminerà” qualsiasi missile a lungo raggio che possa essere trasferito in Venezuela dall’Iran.
La nave petroliera inclinata
Un’altra “grana” sul tavolo di Maduro è la nave petroliera Nabarima, al largo delle coste orientali del Venezuela. È inclinata e potrebbe provocare un grave danno ambientale nei Caraibi. La nave contiene 1 milione di barili di greggio ed è utilizzata come «facility di stoccaggio temporaneo (Fso)» per la carica di altre navi che trasferiscono il petrolio a bordo e lo portano alle raffinerie; fino a un anno fa lo trasportavano nell’isola di Curaçao. Il campo Corocoro, su cui lavora Nabarima, tratta un greggio localizzato in acque molto basse (3-4 m) nel golfo di Paria, vicinissimo alla costa del Delta dell’Orinoco in una zona ambientalmente molto sensibile (mangrovie) e alle acque territoriali di Trinidad e Tobago.
Pdvsa, la società petrolifera di Stato del Venezuela, che è anche la cassaforte del governo, deve risolvere il problema dello svuotamento della nave deposito Nabarima. E non sarà facile perché attualmente non ha risorse proprie per procedere e, al tempo stesso, le compagnie internazionali con tecnologia adeguata temono che un intervento in loco attivi le sanzioni (previste dall’embargo, ndr) che Washington prevede per chi opera a vantaggio del Venezuela.
loading...