Venture Capital, ritorni in calo sugli investimenti Usa in start up
Nell’ultimo trimestre del 2022 l’Irr aveva registrato una flessione del 16,8%. In stallo il mercato delle exit e la racconta.
I punti chiave
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Si profila un anno complesso per i fondi di venture capital, a cominciare da quelli statunitensi. I dati sui ritorni sugli investimenti parlano chiaro: già nell’ultimo trimestre 2022 si è registrata una flessione del 16,8% toccando i minimi degli ultimi dieci anni. I fondi di venture capital, d’altra parte, sono stati costretti a svalutare le società presenti nei loro portafogli da tempo, in linea con le difficoltà di visibilità sui risultati futuri in un contesto economico complesso caratterizzato da inflazione e tassi d’interesse alti.
Il mercato delle exit
A mancare all’appello sono state soprattutto le exit con un mercato delle Ipo che va a rilento e un numero esiguo di operazioni di fusione e acquisizione, il 2023 si appresta a diventare l’anno più lento in termini di valore di uscita dal 2009, secondo il report appena pubblicato da Pitchbook. Nel dettaglio secondo l’analisi pubblicata il numero di imprese nei portafogli dei venture capital americani è stimato nella misura di 51mila. Un numero doppio rispetto a quello del 2016. Di queste solo una minima parte si sta preparando alla quotazione: le previsioni sono di circa 77 startup statunitensi siano in rampa di lancio per approdare in Borsa.
E a guardare gli andamenti delle Ipo dell’ultimo anno è giustificata la ritrosia verso il confronto con il mercato, perché i multipli a cui viaggiano ora le startup quotate sono di 5 volte i ricavi contro un multiplo di 13 volte del biennio 2020-2021. Nel 2021, in particolare, erano invece stati generati più di 660 miliardi di dollari in valore grazie alle exit da investimenti di venture capital, sia attraverso Ipo sia con fusioni con Spac.
Investimenti “bloccati”
Il tutto ha portato a veder bloccato nell’ecosistema dei venture capital Usa un ammontare di oltre 800 miliardi di dollari in valore investito a fine 2022. Valore che difficilmente sarà “liberato” in questo 2023 e quindi restituito agli investitori. A questo si somma un trend di fundraising che va a rilento, con 327 fondi vc statunitensi, che hanno raccolto solo 44,5 miliardi di dollari in nove mesi contro i 167,9 miliardi di dollari raccolti nel 2022 da 1.255 fondi. Un trend che, secondo Pitchbook, porterà il 2023 ad essere il peggiore per raccolta degli ultimi sei anni.
Le società, però, continuano ad aver bisogno di capitali per crescere e per diventare unicorni. Con i tassi così alti rivolgersi alle banche per finanziamenti diventa costoso e quindi i fondatori di startup tornano a bussare alla porta dei fondi azionisti per nuove iniezioni di liquidità. Secondo gli analisti di Pitchbook attualmente le startup più mature avrebbero bisogno di tre volte i capitali investiti già dai fondi. Mentre una stima in base all’andamento dell’anno fino a metà settembre, fa ipotizzare per l’intero esercizio al massimo 76 miliardi di dollari.
Racolta in stallo
«Il mercato statunitense del capitale di rischio - si legge in un report di Pitchbook - sta attualmente attraversando cinque trimestri consecutivi con meno capitale in entrata sul mercato rispetto a quanto stimato sarà richiesto dalle startup. Gli ultimi due trimestri questo deficit è stato più accentuato rispetto al trimestre più sovracapitalizzato del 2021». Un’inversione, quindi, non sembra essere probabile a breve. Ma se le startup non saranno ricapitalizzate adeguatamente il prossimo anno nei portafogli dei vc a crescere sarà il numero di write off.
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