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Vernici, Color Max fa shopping in Emilia per espandersi al Nord

Obiettivo creare il più grande polo distributivo italiano
per i mercati professionali dell’edilizia, della carrozzeria e dell’industria

di Ilaria Vesentini

4' di lettura

Partita nel 1969 da Altino, paesino di 3mila anime nel Chietino, la variopinta farfalla di Color Max sta viaggiando veloce dal Centro al Nord Italia con un obiettivo: creare il più grande polo distributivo delle vernici per i mercati professionali dell’edilizia, della carrozzeria e dell’industria, aggregando i piccoli player di un settore ancora molto polverizzato, dove oggi il gruppo abruzzese - con i suoi 18 milioni di fatturato, 7 sedi e 55 dipendenti – rappresenta un big e se la gioca ad armi ormai pari con il leader altoatesino, il colorificio Straudi.

Ad accendere i riflettori sul marchio Color Max e la sua farfalla-arlecchino nel logo è stata la recente acquisizione di Color Più Srl, storica azienda parmense operante nella vendita di vernici, attiva tra le provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, che ha consolidato la presenza del gruppo abruzzese nel territorio emiliano, dopo lo sbarco due anni e mezzo fa attraverso l’apertura ex novo di un punto vendita a Sant’Ilario d’Enza, nel Reggiano.

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«Color Più è il primo competitor che rileviamo, ma segna una svolta nella nostra strategia di crescita, avanzata fin qui per linee interne. Abbiamo altre acquisizioni allo studio, l’obiettivo è arrivare nel giro di due o tre anni a 25 milioni di euro di fatturato consolidato, con un Ebitda del 15%, oggi oscilliamo tra il 10 e il 12%», racconta Matteo Picciotti, 45 anni di cui oltre la metà passati nell’azienda fondata dai genitori ancora prima di sposarsi, una piccola bottega-mesticheria che vendeva un po’ di tutto alla gente del paese.

La specializzazione nelle vernici – per edilizia e carrozzeria, da cui il nome di allora, Edicar - risale agli anni Ottanta, il marchio Color Max debutta nel 1993 e da lì alla fine del Millennio, con l’ingresso in azienda del figlio, parte l’accelerazione del business. «Io sono sempre stato animato dalla voglia di crescere – ammette Matteo Picciotti - e da una visione manageriale, in perenne scontro con i miei genitori».

L’ha avuta vinta lui: prima ha allargato il negozio di Altino strutturando un magazzino, una rete di rivenditori in giro nei cantieri edili e nelle carrozzerie e assumendo i primi dipendenti e poi, nel 2010, ha compiuto il salto dimensionale ad Atessa, nell’agglomerato industriale della Val di Sangro, il cuore del Pil manifatturiero abruzzese, tra lo stabilimento ex Sevel (oggi Stellantis) di veicoli commerciali leggeri e la Honda.

Una scelta vincente, che ha dato lo slancio a una veloce espansione territoriale. Nel 2010 Color Max aveva sette dipendenti e 2,5 milioni di euro di fatturato ed era un nome noto solo in provincia. Numeri quintuplicati nel decennio successivo con l’approdo nel Pescarese, l’incontro con l’attuale socio Andrea Buccella (che ha il 35% di Color Max) e l’apertura di negozi all’Aquila, a Giulianova, Montesilvano fino allo sbarco fuori regione. Dopo aver ottenuto il riconoscimento del Sole-24 Ore di “Leader della crescita 2022”, per l’incremento di fatturato messo a segno tra il 2017 e il 2020, Color Max si prepara ora al bis come “Leader della crescita 2024”: è già entrata nella lista delle top 500 aziende italiane per crescita del fatturato tra il 2019 ed il 2022.

«Abbiamo creato un modello distributivo replicabile: capannoni di 1.500 mq con punto vendita davanti e dietro un magazzino, tutti a distanza di 40-50 km l’uno dall’altro – spiega Picciotti – per servire privati e imprese. A Sant’Ilario d’Enza siamo arrivati grazie a un nostro fornitore multinazionale, che ci ha segnalato un gruppo di ragazzi che voleva sganciarsi da un concorrente. Sono sempre le persone a fare la differenza e sono oggi il fattore critico di successo. Così è stato per l’incontro nel 2018 con Alfredo d’Incecco (professore dell’Università di Pescara e dottore commercialista esperto di M&A che ha seguito l’acquisizione parmense, ndr). È stata la svolta epocale per il gruppo, che allora viaggiava sui 7 milioni di ricavi, perché ha saputo mettere a terra i miei cavalli vapore trasformandoli in una macchina da corsa». Sono entrate in azienda nuove figure amministrative, finanziarie, HR, di sicurezza, è partito un controllo manicale di ogni indicatore gestionale e finanziario e ha preso forma la ricetta attuale: acquisire i tanti player da 2-3 milioni di euro di fatturato che costituiscono il settore in giro per l’Italia, per avere subito pronti collaboratori e clienti, replicando nelle vernici il modello della termotecnica e dei materiali edili, dove pochi gruppi da mezzo miliardo di euro si contendono il mercato.

«Oggi siamo presenti in Molise, Abruzzo, Marche ed Emilia, stiamo lavorando a nuove operazioni per coprire meglio la Romagna e l’area pesarese – conclude l’imprenditore – e poi puntiamo a portare la nostra farfalla colorata, sinonimo di un servizio di altissimo livello e di etica, in Lombardia. E abbiamo anche scommesso sull’online, che oggi vale poco, 200mila euro l’anno, ma stiamo lanciando un piano di investimenti per un sito web e l’app multilingua per la vendita non solo di vernici ma anche di piccole attrezzature per gli artigiani da Bolzano a Palermo».

Riproduzione riservata ©

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