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Veronesi (Calzedonia): «Per Marras abbiamo grandi progetti. Altre operazioni? Mai dire mai»

Il presidente del gruppo commenta l’acquisizione: «Abbiamo esaminato molti dossier di piccoli marchi, soprattutto nel post pandemia. Ecco perché abbiamo scelto Marras»

di Giulia Crivelli

4' di lettura

Un incontro tra mondi apparentemente lontani, quello di Antonio Marras e del suo pret-à-porter artigianale e di nicchia, e quello di Sandro Veronesi, fondatore e presidente di Calzedonia, uno dei più grandi gruppi italiani della moda e leader nell’abbigliamento intimo e da spiaggia. Ma l’acquisizione da parte di Calzedonia dell’80% del marchio Marras, fondato dallo stilista Antonio con la moglie Patrizia, amministratrice delegata dell’azienda, è soprattutto il frutto di un’intesa personale, anch’essa inattesa ma forse non così sorprendente.

Perché più spesso di quanto si creda le fusioni e acquisizioni, nella moda e non solo e che si tratti o no di società quotate, nascono proprio da un comune sentire tra imprenditori prima ancora che da analisi di dati e bilanci. O meglio, da un incontro tra visioni affini di persone appassionate del loro lavoro. Come spiega Sandro Veronesi, che negli anni ha creato un gruppo tra i più diversificati e originali d’Europa, che ha chiuso il 2021 con ricavi per 2,5 miliardi, in crescita del 29% sul 2020 e del 3,9% sul 2019.

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L’operazione che non ti aspetti, tenuta segreta fino all’annuncio di ieri. Come è nata?
«Negli ultimi anni abbiamo fatto parecchie operazioni, partendo dal marchio Calzedonia e da quelli più simili, Intimissimi e Tezenis. Oggi abbiamo in portafoglio Falconeri, specializzato in filati pregiati, la maison di abiti da sposa e cerimonia Atelier Emé e la catena Signorvino, ristoranti con vocazione, diciamo così, enologica. Ci mancava un marchio del pret-à-porter, con tutto il know how che questo implica, dalle sfilate alla comunicazione, dalla diversa distribuzione alla comunicazione».

Perché proprio Marras però?
«Ogni giorno o quasi a me e ai miei collaboratori vengono proposti dossier su aziende del tessile-moda, e non solo, da valutare. In effetti ci sono molti marchi sul mercato, soprattutto piccoli e medi, anche come effetto della pandemia, che ha messo tutti a dura prova. Aziende davvero interessanti, dal mio punto di vista, e valutate correttamente, ce ne sono però molto poche».

Quanto vale l’acquisizione?
«Uno dei vantaggi del non essere quotati è di non essere obbligati a fornire dettagli come questi. Posso dire però che è stato un accordo soddisfacente per tutti e che Antonio, con la quota che manterrà, è parte integrante del futuro del marchio e dell’azienda».

Come ha scelto il dossier Antonio Marras tra tanti?
«Nacque tutto, qualche mese fa, dalla segnalazione di un’analista e consulente finanziaria con la quale ho lavorato su passate operazioni, che stimo molto e che conosce bene me, il gruppo e la visione che ho del futuro. Pur fidandomi molto di lei e del suo giudizio, ammetto che la prima reazione al nome Antonio Marras fu “cosa c’entriamo noi con un marchio così”. Sia chiaro: chiunque lavori nel mondo della moda, in Italia e nel mondo, dai creativi ai manager, conosce lo stilista e il brand e ne riconosce originalità, qualità, meriti e notorietà globale. Ma sembrava fin troppo originale per noi, forse. Quando mi sono avvicinato all’azienda e ho conosciuto Antonio, sua moglie Patrizia, le persone che lavorano per loro in Sardegna, a Milano e nel mondo, ho capito che c’entravamo eccome».

Ci saranno altre acquisizioni?
«Ora siamo concentrati e felici di questa. Mai dire mai però».

Forse tra l’altro non tutti ricordano che Marras si è già confrontato con grandi realtà del settore, oltre a disegnare il suo marchio. Ha disegnato ad esempio per Les Copains e per la maison Kenzo e di poche ore fa è l’annuncio che riceverà il premio Chi è chi della moda come “ambassador Italian touch”.
«Esatto, conosce le dinamiche di un’azienda famigliare ma anche quelle di un grande gruppo. Ha profonda conoscenza dei processi produttivi, artigianali e industriali. Io apprezzo tutto questo, ma in particolare sono affascinato dalla sua versatilità creativa e dalla curiosità che lo ha portato a lavorare per il cinema e il teatro e ha ricreare nelle sue sfilate e nei suoi negozi e showroom veri e propri palcoscenici, dove la passione per abiti e accessori si fonde come per magia con elementi poetici, anche del passato, senza però nostalgia».

I prossimi passi?
«Il 21 settembre, come da calendario della Camera della moda, ci sarà la sfilata della collezione donna per la prossima primavera. Per i nostri marchi, da Calzedonia ad Atelier Emé, anche noi abbiamo organizzato eventi e sfilate, non durante le settimane della moda però. Su questo abbiamo solo da imparare e non vediamo l’ora di farlo, come è accaduto quando siamo entrati nel mondo della maglieria con Falconeri e in quello della sposa. Sul retail invece l’esperienza c’è (il gruppo ha oltre 5mila punti vendita, 3.300 fuori dall’Italia, ndr) e sicuramente cercheremo una location, magari del quadrilatero della moda. Operazioni come queste danno a me e a tutta l’azienda un grandissimo entusiasmo, sono occasioni per guardare al futuro, per aprirsi a nuovi modi di osservare il mondo, per imparare qualcosa su di sé e sugli altri. Faremo grandi cose con la famiglia Marras, ne sono sicuro».

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