Verso una estate da record: bene gli arrivi dall’estero ma il 40% degli italiani rinuncerà alle vacanze
Secondo i dati Unwto il turismo internazionale è in decisa ripresa. L’Italia sul podio per le intenzioni di viaggio ma l’industria dell’ospitalità è in affanno per la mancanza di addetti. L’inflazione penalizza gli italiani
di Enrico Netti
I punti chiave
5' di lettura
Ci sono tutte le premesse per una estate da record. Il turismo internazionale è sulla buona strada per ritornare ai livelli pre-pandemia e nel primo trimestre ha viaggiato il doppio delle persone rispetto al primo trimestre 2022. È quanto rivela il secondo barometro mondiale del turismo Unwto, Organizzazione mondiale del turismo, che evidenzia la rapida ripresa del settore con gli arrivi internazionali che raggiungono l’80% dei livelli pre-pandemia nel primo trimestre del 2023. Secondo le stime dell’Agenzia nel primo trimestre 235 milioni di turisti hanno viaggiato all’estero più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Oltre 960 milioni di turisti che hanno viaggiato a livello internazionale nel 2022 con un recupero del 66%. Il Medio Oriente ha registrato la performance migliore, essendo l’unica regione che ha superato gli arrivi del 2019 (+15%) e la prima a recuperare i numeri pre-pandemia in un intero trimestre. L’Europa ha raggiunto il 90% dei livelli pre-pandemia, trainata da una forte domanda intraregionale. L’Africa ha raggiunto l’88% e le Americhe circa l’85% dei livelli del 2019 L’Asia e il Pacifico hanno accelerato la ripresa con il 54% dei livelli pre-pandemia, ma questa tendenza al rialzo è destinata ad accelerare ora che la maggior parte delle destinazioni, in particolare la Cina, ha riaperto. In molti luoghi siamo vicini o addirittura superiori ai livelli di arrivi pre-pandemia. Le entrate del turismo internazionale sono tornate a crescere fino a raggiungere i mille miliardi di dollari nel 2022, crescendo del 50% in termini reali rispetto al 2021, trainate dall’importante ripresa dei viaggi internazionali. La spesa dei visitatori internazionali ha raggiunto il 64% dei livelli pre-pandemia (-36% rispetto al 2019, misurato in termini reali). A livello di regioni, l’Europa ha ottenuto i migliori risultati nel 2022 con quasi 550 miliardi di dollari di entrate turistiche (520 miliardi di euro), pari all’87% dei livelli pre-pandemia. L’Africa ha recuperato il 75% delle sue entrate pre-pandemia, il Medio Oriente il 70% e le Americhe il 68%. A causa delle chiusure prolungate delle frontiere, le destinazioni asiatiche hanno guadagnato circa il 28%.
Destinazioni: l’Italia sul podio
Dopo la Spagna l’Italia è la seconda destinazione europea più popolare al mondo secondo le intenzioni di viaggio per la prossima estate. La Spagna è al primo posto con il 15%, segue il Belpaese con il 13% ex aequo con il Regno Unito. Seguono la Francia con il 10%, e la Grecia, che con il 9%, completa i top five della classifica europea. È quanto rileva Sojern, multinazionale del travel marketing, che utilizzando l’intelligenza artificiale e i dati sulle intenzioni dei viaggiatori, fornisce soluzioni di marketing multicanale per attrarre turisti verso le destinazioni. L’Italia è al secondo posto anche per i turisti Nord Americani, con il 17% di preferenze nelle intenzioni di viaggio verso l'Europa per questa estate.
Crescono gli arrivi dall’estero
Rispetto al passato cresce la popolarità della destinazione Italia che registra, secondo i dati Sojern, ad aprile un aumento delle prenotazioni del 5% rispetto lo stesso mese del 2022. Roma in particolare, è una meta molto amata: con il 10% di preferenze dei viaggiatori è la seconda metropoli europea prediletta dai nordamericani, e con il 5% delle preferenze totali, è la terza città preferita dai viaggiatori di tutto il mondo tra tutte le metropoli europee, e segna il 42% di crescita anno su anno. Sojern osserva che le ricerche di voli per il 2023 verso l’Italia sono aumentate complessivamente del 22% rispetto ai livelli pre-pandemia 2019, non molto distanti dalle ricerche con la media pari al 29% delle destinazioni della regione (Emea). Uno spunto interessante sono i trend delle ricerche verso l’Italia fatte da viaggiatori internazionali (fuori dell’Emea, quindi dalle Americhe e dall’Asia) infatti sono aumentate del +84% rispetto alla media regionale del +32%. Questa percentuale è di gran lunga superiore alle ricerche internazionali di competitor diretti come Francia e Spagna, rispettivamente al 24% e al 18%, a dimostrazione del forte appeal dell’Italia in questa stagione estiva.
Rinunce per gli italiani
Se gli arrivi dall’estero sono previsti in crescita l’inflazione e caro prezzi mettono ko le vacanze degli italiani. Una rinuncia che potrebbe colpire fino al 38% degli italiani secondo Alberto Corti, responsabile turismo di Confcommercio. «Anche se è ancora presto per fare previsioni il numero degli italiani che credono che non faranno una vacanza estiva sale di mese in mese» dice analizzando i dati dell’Osservatorio Swg sui viaggi di aprile. Infatti se si paragonano i dati dell’ultima rilevazione di aprile con quella di aprile 2022 si vede come, nelle tre categorie analizzate, i rinunciatari sono di più. In particolare, spiega Corti «gli italiani che dichiaravano ad aprile 2022 che non avrebbero fatto una vacanza di uno o due pernottamenti erano il 22% ma ad aprile 2023 sono il 25%. Sulla media fra i tre ed i cinque pernottamenti si è passati dal 25% al 38%, infine per le vacanze più lunghe oltre i 5 pernottamenti se ad aprile dell’anno scorso erano il 24% oggi sono il 34%. Le cose possono sempre cambiare - continua Corti - ma probabilmente comincia a subentrare dopo l’effetto euforia di fine del covid, nuova legislatura, la controtendenza di scontro con la realtà che propone un elemento nuovo che è l’inflazione che non scende. Se si conferma quello che vediamo oggi cominceremo ad avere segnali concreti di contrazione sull’estate che non sarà tanto sulla vacanza del mese di agosto, centrale, ma su quella di luglio. Quindi sembra che gli italiani rinunceranno a vacanze più brevi e più frequenti».
I nodi dell’industria dell’ospitalità
In questo scenario gli imprenditori del settore cercano di affrontare l’emergenza portata dalla carenza del personale e di professionalità. «La prima emergenza riguarda la carenza di organico e di competenze – ha detto Gabriele Milani, direttore nazionale della Federazione Turismo Organizzato di Confcommercio -. Abbiamo perso circa il 20% delle risorse umane rispetto al 2019. Governo e Parlamento devono puntare molto sulla formazione. Ci piacerebbe che venisse preso come riferimento il modello seguito da Fto, attiva in un Master universitario, socia di una Its Academy e parte attiva nell’utilizzo dei fondi interprofessionali per l'upskilling e reskilling. Serve però - sottolinea il direttore - anche un taglio deciso del cuneo fiscale per consentirci di recuperare risorse umane e rilanciare gli investimenti, assieme a una riforma degli ammortizzatori che tenga conto delle piccole e microimprese del comparto». Per quanto riguarda i rapporti le compagnie low cost il direttore ritiene che si debba arginare lo strapotere delle low cost che in Italia detengono oltre il 60% del mercato rispetto a una media europea del 32%, che modificano la programmazione e cancellano i voli «quando vogliono e lasciano uno scalo dall'oggi al domani, oltre a incidere sulla politica dei prezzi». Le cose non vanno meglio per i bus turistici. In Italia mancano 6.700 conducenti di bus turistici. Questo l’allarme che lancia An.Bti, l’Associazione nazionale bus turistici italiani (Confcommercio) che con una indagine, realizzata in collaborazione con Isfort, evidenzia questo ruolo che deve anche conoscere i luoghi da visitare, avere capacità di relazionarsi con i passeggeri, l’attitudine ad assistere i turisti, conoscere le lingue. Pesa il fattore incertezza, legato all’inflazione, al conflitto russo ucraino e al costo del carburante (variazione di prezzo anche del 50% tra il 2022 e 2023) che mina le fondamenta del turismo organizzato, cioè la programmazione di lungo periodo: i costi e le tariffe possono variare di mese in mese. Per questi motivi è «necessario incentivare l’ingresso di giovani e stranieri, abbassando le soglie di accesso, sia in termini di costi che di età, e ampliando i canali formativi» fanno sapere dall’Associazione.
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