Lotta al covid

Verso il green pass a sei mesi. Frenata sui tamponi ai vaccinati

Giovedì 23 le misure per arginare la quarta ondata durante le feste. Per ora i primi dati su Omicron mostrano un aumento della diffusione, ma in modo ancora non esponenziale

di Marzio Bartoloni

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3' di lettura

Nulla è ancora deciso sulla stretta di Natale perché a pesare sulle decisioni finali saranno come al solito i dati. E in particolare quelli sulla diffusione della temuta variante Omicron più contagiosa della Delta: l’ultima fotografia arriverà con la flash survey dell’Iss attesa sul tavolo del Governo già mercoledì 22, prima della cabina di regìa del 23 dicembre che deciderà le misure per arginare la quarta ondata durante le feste di Natale e di Capodanno. Per ora i primi dati su Omicron in arrivo dalle Regioni mostrano un aumento della diffusione della variante, ma in modo ancora non esponenziale.

La durata del green pass e i tempi per la terza dose

Tra le misure più sicure che si stanno studiando c’è quella che punta alla riduzione della durata del green pass, che dovrebbe passare dagli attuali 9 mesi a 6-7 mesi: una misura, questa, che farebbe accelerare ancora di più le terze dosi, lo scudo migliore contro il virus, visto che per 15 milioni di italiani il certificato verde con la nuova durata scadrebbe già a gennaio. Si valuta in questo senso anche la riduzione da 5 a 4 mesi dell’intervallo per la nuova iniezione dopo il primo ciclo di vaccinazione.

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Niente tampone ai vaccinati per cinema e teatro

È invece quasi certo che non ci sarà l’estensione dell’obbligo del tampone anche per i vaccinati per andare a teatro, cinema o addirittura al ristorante. La misura oltre a non essere gradita al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini non piace tra l’altro ai Cinque stelle e in particolare al suo leader Giuseppe Conte, così come a quello della Lega Matteo Salvini. Lo stesso premier Draghi sarebbe contrario non solo perché rappresenterebbe un colpo mortale per un settore che con fatica sta provando a ripartire, ma anche perché potrebbe dimostrarsi un clamoroso autogol perché andrebbe a “punire” chi si è vaccinato equiparandolo in qualche modo ai non vaccinati. I test per chi si è immunizzato, al limite, potrebbero essere richiesti per i luoghi più a rischio contagio: concerti, stadi e discoteche.

Estensione dell’obbligo vaccinale a nuove categorie?

Oltre all’obbligo di mascherina all’aperto che nei fatti già è in vigore nelle regioni gialle per 12 milioni di italiani (da lunedì 20 dopo Friuli, Calabria e Bolzano anche in Liguria, Marche, Veneto e Trento) tra le misure che potrebbero entrare in questa nuova stretta contro il Covid c’è invece l’estensione dell’obbligo vaccinale. A chiedere l’obbligatorietà per tutti è stato l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato. Il ministro della Salute Roberto Speranza sarebbe anche favorevole, ma avere l’ok di tutta la maggioranza, in primis quello della Lega, appare al momento improbabile. Avanza quindi l’idea di estendere l’obbligo di vaccino ad altre categorie dopo quelle di Sanità, Scuola, Forze dell’ordine ed esercito. Il ministro della Pa Renato Brunetta spinge per l’obbligatorietà per i dipendenti pubblici finora esclusi e cioè chi lavora in ministeri ed enti locali (circa un milione di persone), ma si valuta anche l’estensione ai privati che sono a contatto con il pubblico come chi lavora nei ristoranti.

Le misure per cenoni e feste

Spunta anche l’ipotesi di introdurre un numero massimo di commensali per i cenoni delle Feste o di adottare un coprifuoco notturno almeno per il Capodanno anche perché già diverse città e Regioni stanno cancellando concerti e feste organizzate. Dalla Lombardia alla Sicilia, governatori e amministratori locali stanno firmando ordinanze per evitare i sempre più pericolosi assembramenti estendendo a tutto il territorio le restrizioni già in vigore lungo le strade dello shopping, particolarmente affollate durante il periodo festivo. Il Lazio si prepara all’obbligo delle mascherine all’aperto dappertutto e non solo nei luoghi affollati. Nell’ordinanza del presidente Nicola Zingaretti, che entrerà in vigore il 23 dicembre e durerà un mese, sarà anche raccomandato l’uso delle protezioni di tipo Ffp2 sui mezzi pubblici.

I numeri dell’epidemia del resto continuano a preoccupare: in una settimana i contagi sono schizzati del 40%, mentre i ricoveri sono cresciuti del 15%: lunedì i nuovi casi sono stati 16.213, contro i 24.259 del giorno prima, un calo in linea con la minore frequenza nei test che si osserva nei giorni festivi. Preoccupa anche l’aumento dei contagi tra i vaccinati, a partire dagli operatori sanitari: secondo il sindacato infermieri Nursing Up ci sarebbero stati 5mila casi nell’ultimo mese.

Ci sono però un paio di punti sui quali palazzo Chigi ha fatto capire che non si tornerà indietro: al rientro a gennaio va garantita la scuola in presenza e poi non ci saranno un nuovo lockdown né chiusure generalizzate, salvo dovessero esplodere le ospedalizzazioni, cosa al momento non prevista.

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