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Verso l’ok al budget Ue. Ma all’Italia 2 miliardi in meno per le regioni

Giovedì all'esame del vertice la proposta finlandese: risorse per l'1,055% del Pil

di Giuseppe Chiellino

2' di lettura

Il bilancio a lungo termine dell’Unione europea 2021-2027 approda finalmente sul tavolo dei capi di Stato e di governo e intravede il traguardo dell’approvazione finale a dicembre. Il tema è il primo punto all’ordine del giorno della riunione in calendario per giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles, per l’esame della proposta di mediazione presentata dalla presidenza di turno finlandese, un documento molto stringato che, come si temeva, propone un taglio delle dimensioni complessive del Quadro finanziario pluriennale (Qfp) all’1,055% del Pil Ue, circa 1.080 miliardi di euro per sette anni.

Un compromesso quasi «simmetricamente distante» dall’1% chiesto dai Paesi più rigidi e l’1,12% proposto dalla Commissione a maggio dello scorso anno. Nel documento finale trasmesso ieri sera agli Stati membri, la “forchetta” si è ristretta a 1,03-1,08%, ma la sostanza non cambia.

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Se passasse questa proposta, Italia perderebbe all’incirca un paio di miliardi dei 38,5 miliardi di fondi strutturali per le regioni previsti nella proposta Juncker. Questi tagli, tuttavia potrebbero essere in parte compensati dal riequilibrio della struttura generale del budget a favore della politica agricola chiesto dalla Finlandia: 30% ciascuno alla politica agricola e alla politica regionale, un altro 30% per tutti altri capitoli (dalla ricerca alla difesa, dalle migrazioni al clima) e il restante 10% per le spese generali della Ue, in gran parte per scuole e pensioni.

Molto preoccupate le regioni: «Un taglio della politica di coesione frenerebbe la capacità delle regioni e delle città di progettare un futuro inclusivo, coeso e sostenibile in un momento storico in cui i cittadini chiedono risultati» ha affermato ilpresidente del Comitato delle regioni, Karl-Heinz Lambertz.

Nella riunione degli ambasciatori in preparazione del Consiglio, le reazioni sono state molto dure. La presidenza finlandese è stata accusata di aver fatto una proposta che non rappresenta la sintesi delle posizioni dei 27, ma di aver guardato principalmente ai propri interessi nazionali. Solo alcuni dei Paesi contributori netti hanno apprezzato il taglio rispetto a quanto aveva chiesto la Commissione che, invece, ha messo in guardia dal rischio compromettere la modernizzazione del budget, in particolare i nuovi compiti che gli Stati membri vogliono affidare all’Unione. Insomma, aver indicato una soglia inferiore così bassa, con i tagli al bilancio già imposti da Brexit, è sembrato uno scenario «al limite della provocazione», commenta una fonte vicina al dossier. «Sarebbe del tutto incompatibile con le ambizioni dichiarate in più occasioni dai capi di Stato e di governo».

Inoltre, si rimprovera alla Finlandia di aver dato scarsa attenzione alle nuove risorse proprie (tassa sulla plastica, certificati verdi e tassa societaria comune) e alla cancellazione dei “rebates”, gli sconti di cui godono Germania, Olanda, Austria e Svezia diretta conseguenza dello sconto applicato al Regno Unito e che con Brexit dovrebbero sparire. Secondo i più ottimisti, le reazioni degli Stati membri potrebbero riportare la trattativa sui giusti binari e favorire il via libera all’unanimità nel vertice di dicembre.

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