Verso un nuovo global business, molte sfide per le imprese italiane
Nel nuovo contesto competitivo, le imprese devono diventare quindi sempre più internazionali e attrarre personale con preparazione e mindset ad hoc
di Marco Grumo *
4' di lettura
L’economia sembra ormai in fase di ripresa in tutto il mondo e anche in Italia. Ma è un’economia tuttora fragile poiché il virus è ancora presente. Certamente ci sono Paesi che stanno crescendo di più e altri meno. Come sempre nelle crisi, molte imprese non ce la faranno, altre muteranno radicalmente le proprie strategie e i propri assetti organizzativi in Italia e all’estero, altre ancora crescono e guadagnano o nascono. Operare nei mercati esteri è sempre stato importante e lo sarà ancora di più nei prossimi anni.
Ecco perché nei mercati esteri vicini e soprattutto più lontani, la conoscenza approfondita delle lingue e delle culture dei popoli e dei mercati di produzione, di approvvigionamento e di sbocco è fondamentale per il business: basta poco infatti per cadere in fraintendimenti e conoscere insuccessi. Anche la cultura generale conta! Del resto, i fenomeni sono sempre più complessi dal punto di vista economico, sociologico, sanitario, psicologico e politico: solo una solida cultura di base degli imprenditori e dei manager internazionali consentirà di comprenderli a fondo senza “stereotiparli” e/o fraintenderli.
Letture sbagliate, mono-culturali e/o eccessivamente “ristrette” dei fenomeni sociali, aziendali e di mercato portano inevitabilmente a strategie d’impresa sbagliate e quindi a risultati aziendali negativi nel mercato globale. Le imprese oggi stanno ragionando su quali mercati esteri tenere e intensificare e quali invece abbandonare; in particolare, molte stanno puntando sempre più su strategie di “nearshoring”, e cioè di accorciamento chilometrico delle proprie catene internazionali di approvvigionamento e di vendita all’estero. Del resto, nella nuova economia più che far viaggiare le merci bisogna ormai far viaggiare le idee. I costi di trasporto dei pezzi intorno al mondo stanno aumentando, come anche i tempi di viaggio. E ridurre i km di viaggio fatti dalle merci intorno al globo è positivo per tutti, anche per l’ambiente.
Nel nuovo mercato globale le sfide si vincono solo avendo persone di qualità, non importa la loro lingua, la loro cultura, la loro religione, le loro tradizioni: in tutto il mondo, si sa, il talento attrae sempre altro talento. In questo nuovo contesto competitivo, le imprese devono diventare quindi sempre più internazionali e attrarre personale con preparazione e mindsets sempre più internazionali, anche perché le integrazioni e le fusioni tra imprese italiane ed estere diventeranno ancor più ordinarie e le imprese italiane anche sempre meno italiane. Le reti tra imprese diventeranno decisive soprattutto sui mercati esteri: del resto è vero che i pesci grossi mangeranno sempre più quelli piccoli, ma è vero anche che tanti pesci quando riusciranno a fare reti intelligenti e innovative tra loro potranno competere con quelli grandi.
Nel nuovo mercato globale anche la Cina sta cambiando tanto, da luogo di produzione (dove i costi del lavoro stanno salendo sempre più) essa diventerà un grande luogo di innovazione e anche la nuova via della seta certamente offrirà grandi opportunità alle imprese italiane in Asia ma anche molti rischi sul mercato interno. Tutte le imprese, quindi, devono crescere in fretta in termini di solidità, competenze, qualità, internazionalità e reti.
Fare impresa nel mondo con collaboratori e clienti di tanti Paesi diversi aumenta la crescita e il valore delle imprese e delle loro persone offrendo molteplici opportunità. Non è però un fatto che si può improvvisare, ma che deve essere oggetto di specifiche strategie e preparazione. Molto interessante al riguardo il caso di una bella media impresa che in modo lungimirante ha sviluppato Academy internazionali d’impresa per la formazione specialistica, internazionale e interculturale del proprio personale in tutti i suoi stabilimenti presenti nel mondo, nonché un sistema di auditing interno incrociato dove il team di una Paese fa auditing in stabilimenti di altri Paesi e così via.
Del resto, la cultural diversity, quando ben gestita, costituisce una grande forma positiva di contaminazione reciproca e quindi di innovazione e vantaggio competitivo per tutti. Nel nuovo mercato globale resta importante diversificare le aree geografiche di operatività (poiché i contesti Paese sono molto diversi e il mercato è solitamente ciclico), così come avere informazioni in tempo reale dai diversi mercati e da tutte le sedi produttive e commerciali dell’impresa presenti nel mondo grazie anche ad adeguati investimenti nei sistemi informativi ed erp.
Nel mercato globale contano e conteranno sempre più anche i valori, i quali vanno testimoniati nei confronti dei clienti, dei collaboratori e dei territori: nei mercati internazionali e interculturali, infatti, la leadership dell’imprenditore costituisce un aspetto centrale poiché è sempre collegata all’etica personale e dell’impresa. Nuove sfide quindi, per nuovi ragionamenti e nuovi assetti in una economia sempre più globale e complessa dove centrale diventa la preparazione culturale e interculturale. In questa direzione si muove il master dell’Università Cattolica della sede di Brescia in Direzione delle imprese globali (New Global business) nato anche grazie all’esperienza della Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Ateneo e volto a formare proprio giovani imprenditori e manager di imprese sempre più internazionali e globali.
* Docente di Economia aziendale e management delle imprese globali all’Università Cattolica del Sacro Cuore
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