Vertice Ue-Africa, l’Europa cerca la svolta per tornare protagonista
L’obiettivo è «uscire dall’era del paternalismo, ed entrare in quella del partenariato». La concorrenza di Cina e Russia
di Beda Romano
3' di lettura
Vuole imporre una svolta nei rapporti tra Europa ed Africa il vertice bilaterale previsto giovedì 17 e venerdì 18 qui a Bruxelles. «Uscire dall’era del paternalismo, ed entrare in quella del partenariato», riassume un funzionario comunitario. I numeri sono notevoli. Sono attesi 50 capi di Stato e di governo dell’Unione africana, oltre ai leader dei Ventisette. L’ottimismo è d’obbligo, anche se questo dovrà fare i conti con decenni di instabilità politica, arretratezza sociale, ritardo economico.
Agli occhi di Bruxelles, l’Africa non è più solo un continente ricco di materie prime e un mercato in forte crescita demografica. È anche un crocevia politico, dove l’influenza cinese e russa sta mettendo a rischio la storica presenza europea e l’approvvigionamento di risorse rare; per non parlare delle sacche di terrorismo che si annidano nel deserto del Sahel o nelle vallate del Corno d’Africa. Oggi il rapporto tra l’Unione europea e l’Africa si basa principalmente sull’Accordo di Cotonou del 2000.
Dagli aiuti ai partenariati, un approccio nuovo verso l’Africa
«Per decenni la relazione si è fondata sull’aiuto allo sviluppo – prosegue il funzionario comunitario –. Vogliamo costruire un approccio nuovo, fondato su partenariati specifici, ben sapendo che la stabilità politica è la premessa della prosperità economica. Si tratta quindi in prima battuta di esortare al controllo del territorio da parte dello Stato in quei Paesi dove manca disperatamente». Il vertice prevede sessioni plenarie, ma anche tavole rotonde tematiche per esortare alla concretezza.
Ue controparte politica rilevante
A fine 2021, la Commissione europea ha presentato un programma di infrastrutture a livello mondiale - il Global Gateway (si veda Il Sole 24 Ore del 2 dicembre). Spiega da Lusaka Antonino Maggiore, ambasciatore d’Italia nello Zambia, accreditato anche in Malawi: «È cresciuta la consapevolezza che l’Unione europea è una controparte politica, con una forza d’urto evidente, capace di competere con la Cina o gli Stati Uniti. Lo stesso Regno Unito non ha più nelle sue ex colonie l’influenza che aveva in passato».
Dei 300 miliardi di euro previsti dal Global Gateway, 150 sono destinati al continente africano. Cinque i settori premiati dagli investimenti comunitari: il digitale, la salute, l’ambiente e l’energia, i trasporti, la ricerca e l’istruzione. Lo spazio per rafforzare gli scambi commerciali ed economici è evidente. L’Africa occidentale – in tutto 16 Paesi - è per l’Europa il principale partner commerciale della regione. Eppure, l’interscambio resta limitato: poco più di 48 miliardi di euro nel 2020.
Affrontare la concorrenza cinese e russa
Il desiderio europeo è di utilizzare le leve dell’ambiente e dell’energia per aprire nuovi sbocchi economici alle imprese europee, modernizzando il tessuto economico locale e affrontando la concorrenza cinese o russa. A Bruxelles, il presidente della Camera di commercio panafricana, Victorin Konte Sambieni, ha notato un aumento della presenza olandese, tedesca, italiana, austriaca e anche lussemburghese. I campi privilegiati sono le infrastrutture, l’istruzione, la salute.
Da tempo si stanno rimescolando le carte europee in Africa. Le ex potenze coloniali hanno perso terreno. In vent’anni, la quota di mercato francese nel continente è scesa dal 12 al 7%, secondo un rapporto del 2019 affidato dal Quai d’Orsay all’ex ministro delle Finanze Hervé Gaymard. Durante il suo mandato al Castello di Bellevue tra il 2004 e il 2010, l’allora presidente tedesco Horst Köhler compi numerosi viaggi nel continente, aprendo la porta a molte aziende tedesche.
Osserva da Yaoundé Filippo Scammacca, ambasciatore d’Italia in Camerun, accreditato anche nel Ciad, in Repubblica Centroafricana e in Guinea Equatoriale: «L’Unione europea è già molto presente nei settori dell’energia, della governance, e dell’ambiente in particolare a protezione della Foresta del Congo che interessa sei Paesi della regione (…) Ogni due anni a Yaounde si svolge una fiera generalista. Quest’anno l’Italia sarà il Paese più rappresentato, con 40 espositori».
Tra i temi, brevetti vaccinali e immigrazione
Accanto ai Paesi che hanno guadagnato sul campo i galloni democratici – come il Malawi o il Kenya – ve ne sono altri dove l’instabilità rimane radicata: dal Sudan alla Repubblica democratica del Congo. Nel vertice di questa settimana si discuteranno anche dei temi più controversi – i brevetti vaccinali, l’immigrazione, la situazione in Mali. Gli osservatori più lucidi non si nascondono le difficoltà a girare la pagina della Storia, ma sperano che una Europa più sovrana e più geopolitica potrà lasciare il segno.
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