Viaggi, concerti, matrimoni: rimborsi a rischio per 9,6 milioni di italiani
Secondo un’indagine di Facile.it una famiglia su tre non ha ancora recuperato le spese per biglietti di viaggio e quasi il 30% nessun rimborso per il matrimonio cancellato
di Lucilla Incorvati
4' di lettura
Matrimoni saltati, viaggi persi o rinviati, concerti e spettacoli annullati. L'emergenza Coronavirus e la quarantena forzata hanno messo a dura prova i cosiddetti impegni di piacere e costretto più di 9,6 milioni di famiglie italiane a cancellare o rimandare quelli che avevano in programma in questi mesi e per i quali avevano già sostenuto delle spese. Ma a molti non è andata bene: per esempio una famiglia su quattro non ha ancora recuperato le spese per biglietti di viaggio annullati.
Effetto Covid
È una delle evidenze emerse dall’indagine che Facile.it ha commissionato all'istituto mUp Research in collaborazione con Norstat su un campione rappresentativo di 1508 soggetti con età tra i 18 e i 74 anni. Va detto che in linea teorica tutti i viaggi annullati per effetto Covid danno diritto in automatico ad avere un rimborso se previsti entro il 18 maggio, data ad oggi fissata dall’ultimo dispositivo del Governo che vieta spostamenti e obbliga al distanziamento sociale. Se i biglietti per eventi, manifestazioni e concerti sono persi in ogni caso per l’eccezionalità del caso, qualche chance in più si potrebbe avere se è stato versato un anticipo per un matrimonio ad esempio puntando a spostare la data.
Viaggi e vacanze
Sono il 34,8%, le famiglie italiane che, secondo l’analisi di Facile.it, hanno perso del denaro per l’obbligo di annullare una vacanza già programmata. Dall'hotel al B&B, dalla casa in affitto ai biglietti di viaggio e ai pacchetti vacanza, sono diverse le disdette cui si è stati costretti. Analizzando nel dettaglio queste componenti, l’indagine ha messo in evidenza come il 20,8% dei nuclei familiari non abbia potuto usufruire del biglietto aereo, navale o ferroviario.
Come forma di rimborso, nel 35% dei casi è stato dato un voucher da poter riutilizzare in un’altra data, percentuale che sale fino a raggiungere il 40,6% nel Sud e nelle Isole e al 43,6% presso le famiglie composte da 4 o più persone. Ma oltre 1 famiglia su 3 (25,5%) non ha ottenuto alcun rimborso.
Dall’indagine emerge anche che il 13,7% dei rispondenti ha dichiarato che nella propria famiglia è stato necessario annullare prenotazioni fatte in hotel e B&B. In questo caso, il 35,5% dei nuclei familiari interessati ha ottenuto dalla struttura ricettiva un rimborso completo, mentre al 32,6% è stata data la possibilità di cambiare la data di check-in per una futura.
Viaggi a pacchetto
Ma proprio il ricorso al voucher per i viaggi a pacchetto, introdotto dal Cura Italia discostandosi dalla normativa europea, potrebbe costare cara a tanti tour operator alla luce delle recenti richieste alla Commissione Europea. Dodici Paesi hanno chiesto alla Commissione europea di emendare urgentemente il regolamento europeo sui diritti dei passeggeri per permettere alle compagnie aeree di rilasciare dei voucher al posto dei rimborsi in denaro. Rimborso possibile, però, solo con esplicito consento del consumatore.
Secondo Unione Consumatori questa richiesta dimostra quanto sostenuto fin dal primo momento, ossia che l’art. 28 del decreto legge 2 marzo 2020, n. 9, ora assorbito nel Cura Italia, non può derogare alla legislazione europea. «Nonostante il Governo ed il Parlamento, per aggirare il problema abbiano ritenuto quelle disposizioni come norme di applicazione necessaria – sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – ci saranno ricorsi e contenziosi ed un giudice potrebbe decidere di disapplicare la norma interna, dando ragione al viaggiatore oppure potrebbe esserci una pronuncia della Corte di Giustizia Ue, con ripercussioni a catena e a ritroso. Per questo avevamo proposto una modifica di quell’articolo, ad esempio dando il diritto al consumatore che non vuole utilizzare il voucher entro l’anno dall'emissione, di avere, alla fine di quel periodo, il rimborso in denaro come previsto dalla normativa europea. Non a caso è quanto hanno fatto altri Paesi come la Francia» .
Cerimonie e feste
Quelli primaverili sono, per tradizione, i mesi in cui hanno luogo molti matrimoni, comunioni, cresime o compleanni. Dall'indagine di Facile.it emerge che più di 5,1 milioni di famiglie (pari al 27,6% dei nuclei familiari italiani) hanno dovuto annullare i festeggiamenti per via del Covid-19, anche se avevano già sostenuto, in parte o in toto, i costi legati alla ricorrenza. La percentuale sale al 32,8% nel Sud e nelle Isole, e arriva addirittura al 35,7% fra le famiglie con 4 o più componenti. Un caso particolare evidenziato dall'indagine è quello legato alle feste di compleanno, di adulti o bambini, previste in sale prese in affitto. Il 13,7% delle famiglie italiane è stato costretto ad annullarle, e più della metà (50,8%) non è riuscita ad ottenere un rimborso.
È andata meglio al 13,4% dei rispondenti che ha ottenuto un rimborso completo, o al 22,9% che ha avuto la possibilità di riutilizzare in un'altra data quanto pagato.
Oltre 1,1 milioni di famiglie erano coinvolte in matrimoni che gli sposi sono stati costretti ad annullare ma, oltre al danno, hanno subito anche la beffa visto che il 29,1% di loro non ha ottenuto alcun rimborso per la cerimonia cancellata per i divieti sanciti da norme locali e nazionali. Il Covid-19 è causa di forza maggiore e comporta per gli organizzatori di eventi e cerimonie l’impossibilità di adempiere alla prestazione (ristoratore, organizzatore di evento). Al cliente non resterà altro che concordare la riprogrammazione degli eventi quanto saranno venuti meno i divieti.
Eventi e manifestazioni
Moltissime le manifestazioni, i congressi, i concerti, le fiere e gli spettacoli andati in fumo: il 25,2% delle famiglie italiane ha dovuto annullare o rimandare queste attività a causa della pandemia. Nel 49,2% dei casi è stata data la possibilità di riutilizzare quanto già acquistato in un'altra data, mentre nel 33,6% dei casi non si è ottenuto alcun rimborso. Il 7,8% delle famiglie ha dovuto poi disdire la propria partecipazione ad eventi sportivi, valore che raggiunge il 10,5% nei nuclei con 4 o più componenti e sale fino al 10,8% nelle famiglie in cui sono presenti figli minorenni.
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