Viaggi e turismo nel 2021: no all’aereo e si prenota last minute. Vince la prudenza, in attesa del vaccino
Soggiorni di prossimità, nella natura, in luoghi poco frequentati e dentro i confini nazionali, il trend confermato dagli operatori anche per il prossimo anno. Solo una minoranza di viaggiatori, circa il 30%, è intenzionato a riprendere un aereo e solo il 5% pensa di partire su rotte intercontinentali
di Gianni Rusconi
4' di lettura
È stata un'edizione molto particolare quella che si è appena conclusa di Hicon, la rassegna-evento dedicata all'innovazione tecnologica nel mondo dell'hospitality e del turismo. Niente incontri e dibattiti fisici ma una giornata intera di presentazioni online alla quale hanno partecipato esperti e addetti ai lavori da tutto il mondo. Tanti gli argomenti di discussione in agenda e gli effetti della pandemia sull'industria del travel hanno avuto naturalmente uno spazio molto rilevante. Che scenario possiamo dunque immaginare per il prossimo anno e quelli a venire? Quanto tempo impiegherà il settore a tornare ai livelli pre Covid? E come stanno cambiando gli orientamenti dei viaggiatori in attesa di riprendere a volare?
Si volerà poco e vincerà ancora la vacanza di prossimità
“Viaggiare nei prossimi mesi? Dipenderà molto dal sentiment delle persone riguardo salute e sicurezza”. Giancarlo Carniani, general manager di Toflorence Hotels e anima di Hicon e Buy Tourism Online, non ha dubbi nel ritenere la componente “health & safety” decisiva per l'andamento dei flussi turistici che verranno. Una tendenza logicamente legata all'attuale situazione di emergenza e che si specchia in un altro fenomeno già osservato questa estate, e cioè quello della vacanza di prossimità. L'orientamento più diffuso, insomma, punta a destinazioni vicine a casa o comunque raggiungibili con poche ore di automobile e tale approccio vale tanto per i viaggiatori italiani quanto per americani, britannici e giapponesi. Solo una minoranza di viaggiatori, circa il 30% secondo un recente rapporto di Tripadvisor, è intenzionato a riprendere un aereo e ancora meno ( il 5%) pensa di partire su rotte intercontinentali. La scarsa voglia di volare si specchia, come ha confermato ancora Carniani, in un'altra tendenza del turismo post Coronavirus, e cioè la maggiore predisposizione verso i soggiorni nella natura e in luoghi meno conosciuti e poco frequentati.
Italiani a casa, il problema è soprattutto economico
Un altro indicatore che riflette lo stato di incertezza imposto dalla pandemia sono le prenotazioni last minute, strettamente collegate alla “confidence” dei viaggiatori circa la possibilità di viaggiare realmente in sicurezza. E per i prossimi mesi, almeno in Paesi come Italia e Regno Unito, il livello di confidenza del consumatore medio è prevista essere ancora molto bassa. Perché, in definitiva, si viaggerà poco da qui a fine 2021? “Per diverse ragioni”, ha concluso Carniani, evidenziando come per gli italiani gli ostacoli maggiori siano al momento le difficoltà di natura economica e le restrizioni sugli spostamenti, seguiti dalla preoccupazione per il proprio stato di salute e dalla volontà di evitare i rischi legati al Covid 19.
Il trend dei prezzi sarà influenzato dal vaccino
Cosa è successo al mercato del turismo italiano nel 2020 è noto e basta riavvolgere il nastro a inizio maggio: dalla fine del primo lockdown in avanti, a spostarsi nella Penisola (per ragioni di piacere) sono stati soprattutto i turisti italiani. “Le presenze di connazionali nelle località di vacanza - come ha fatto notare Mirko Lalli, founder e Ceo di The Data Appeal Company, “sono arrivate a percentuali mai viste prima, intorno al 90%, mentre è sparito il business travel, che difficilmente rivedremo in tempi brevi. I dati rilevati online sui flussi vacanzieri di questa estate, inoltre, ci dicono che i prezzi pagati nelle strutture ricettive sono scesi drasticamente rispetto allo stesso periodo del 2019, segno che il mercato è cambiato e sono cambiate, per ovvie ragioni, le abitudini dei viaggiatori”.
Cosa succederà nei prossimi sei mesi?
Secondo Lalli, le offerte pubblicate dalle Ota (Online travel agency) come Booking e altre piattaforme torneranno fisiologicamente a salire e a stabilizzarsi in primavera. Tutto, rimarca però l'esperto, è ancora in discussione, “perché solo con l'arrivo del vaccino l'industria del travel tornerà ai livelli pre Covid, prova ne sia che al momento le prenotazioni sono poche e si guarda al 2024, nelle più ottimistiche delle previsioni, per rivedere il traffico aereo ai livelli dell'anno passato.
No ai pacchetti turistici standard, il viaggio sarà su misura
Dove e quanto viaggeremo nel 2021 e negli anni successivi? Difficile saperlo ora, anzi impossibile anzi”. Anche Francesca Benati, Senior VP Online Travel Companies a livello Emea e Managing Director per l'Italia di Amadeus, ammette che nessuno può avere oggi la sfera magica per prevedere come muteranno i flussi turistici nell'immediato futuro. Analizzando in forma digitale il sentiment dei viaggiatori, elaborando i loro comportamenti online, si posso però trarre alcune indicazioni. Gli europei, per esempio, sono intenzionati a muoversi per piacere non appena le restrizioni agli spostamenti verranno rimosse, mentre gli americani denotano un atteggiamento più prudente rispetto all'idea di affrontare un nuovo viaggio. La sensazione, su base globale, è che si viaggerà meno spesso (gli americani tre volte l'anno, gli asiatici si spingono fino a 7) e per i più fortunati i soggiorni saranno più lunghi (anche verso destinazioni lontane); in linea generale saranno inoltre preponderanti i viaggi tagliati su misura rispetto ai pacchetti standard. Il 75% degli europei, sottolinea in proposito la manager di Amadeus, pensa in particolare a vacanze personalizzate, la generazione dei “boomers” è la più convinta antagonista dei pacchetti tradizionali e più o meno tutte le fasce di consumatori, nel dopo Covid, desiderano maggiore controllo sul proprio viaggio.
Il Covid 19 spinge le coperture assicurative
L'effetto della pandemia, come si è già detto, sta influenzando direttamente le dinamiche di prenotazione. Solo la metà dei viaggiatori, ha osservato in proposito Benati, conferma di voler prenotare la prossima vacanza da 1 a 6 mesi in anticipo mentre il 4% preferisce la formula last minute delle 24 ore precedenti la partenza. Prima di acquistare un pacchetto viaggio, e questa sarà una tendenza che si consoliderà in modo sostanziale, si cercheranno molte più informazioni e se il prezzo rimane un fattore di scelta importante, e spesso decisivo, d'ora in poi incideranno anche alcuni fattori legati alla pandemia di Covid 19. Le informazioni relative alla gestione dell'emergenza e alle misure adottate per prevenire il contagio diventeranno infatti una sorta di dogma, tanto per le strutture ricettive quanto per le compagnie aeree. Capitolo a parte meritano le coperture assicurative, che saranno una componente integrale dell'acquisto di un pacchetto viaggio per quanto riguarda assistenza medica, cambio date e rimborsi per cancellazione dei voli. Per rispondere a questi cambiamenti lato domanda, ha concluso Benati, “serviranno offerte dinamiche e diversificate, supportate da un'esperienza di acquisto del viaggio più completa, in termini di informazioni/contenuti e servizi a valore aggiunto. Ripensare il modo di offrire l'esperienza del travel, in una chiave sempre più personale e sfruttando le capacità delle tecnologie digitali, è sicuramente il primo passo e rappresenta l'opportunità più importante da cogliere in questa fase, in attesa della ripartenza”. Che ci sarà, ma non sarà a breve termine.
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