Viaggiando sulle orme di Joaquin Sorolla, il pittore della luce e dei fiori
Nei giorni in cui Milano dedica una mostra al celebre pittore di Valencia, idee per un itinerario nella sua Spagna, fra palazzi, città, mari e giardini che lo ispirarono
di Luca Bergamin
I punti chiave
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Ammirando le sue tele si può già compiere un viaggio dentro la luce mediterranea, all'interno di giardini che sono sempre fioriti, su spiagge lambite dalle onde. Un viaggio che in questo periodo parte proprio dall'Italia, dove si possono vedere da vicino le sue tele impressioniste al Palazzo Reale di Milano (mostrasorolla.it, Skira editore), per poi approdare in Spagna tra l'Andalusia e il Golfo di Biscaglia. Joaquin Sorolla y Bastida è stato il pittore e cantore della primavera, che nella sua sconfinata avventura artistica fra Otto e Novecento ha catturato il sole, il vento, il mare, ovvero gli elementi naturali che rendono emozionante ogni itinerario nei luoghi in cui si percepisce tuttora la freschezza di questo artista.
Nel Real Alcazar di Siviglia pathos e jardines suscitano l'incanto
Sorolla amava trascorrere il suo tempo al Real Alcazar di Siviglia. Varcava il portone di ingresso ed entro quelle mura - dove la dinastia musulmana degli Almohadi e i re cristiani spagnoli hanno accumulato tesori architettonici e artistici, arricchito palazzi, patios, cuartos, saloni in stile mudejar e gotico, estanques, cortili colonnati - era forse l'unico a mostrarsi distratto. Joaquin attraversava questi luoghi sontuosi e onirici, mediterranei e orientali, a passo spedito, perché voleva arrivare in quel momento perfetto quando la luce diventa aranciata, i raggi gloriosi e decadenti trafiggono i tanti jardines celati in questa splendida summa di dimore. Se, dunque, a Sevilla si va per l'imminente Semana Santa, per le trame della Cattedrale, per mangiare le tapas in Calle Betis, sperando di imbattersi nelle movenze languide, lente e feline del flamenco, specialmente nel barrio medioevale di Santa Cruz, ecco che per Sorolla la bellezza della ciudad del siglo de oro, la più moresca di Spagna, era invece racchiusa tra la flora dei Jardines de los Reales Alcazares: proprio lì, passeggiando tra fontane, palmizi, tra laghetti, grottesche, viali di siepi si riprova lo stesso piacere dell'artista.
L'ossessione buona per Granada dall'Alhambra al barrio gitano del Sacromonte
Quella provata per Granada fu un'ossessione nella mente, nel cuore e nelle mani di Sorolla, come se i suoi occhi non riuscissero mai a staccarsi dalle meraviglie moresche dell'Alhambra. Il Patio de los Arrayanes, in cui le colonne e i florilegi della mashrabiyya si specchiano nella vasca longitudinale, stregavano lui come ogni persona che si trova ancora oggi nell'Alcazaba, specialmente al calar del sole quando tutta la reggia dei Nasridi diventa rossa. Il Palacio e i Jardines del Generalife marcano indelebilmente il paesaggio e al tempo la fantasia dell'artista, guidandone la mano. Anche Joaquin saliva al barrio abbacinante del Sacromonte senza disegnare le attenzioni dei gitani che ancora oggi compaiono dal nulla, dardeggiano i loro sguardi senza lasciare via di scampo a chi vorrebbe fuggire le loro richieste. Li avrebbe ritratti spesso nella Mancha, nei villaggi di El Roncal in Navarra e a Toledo.
Dal Golfo di Biscaglia sino all'approdo di Madrid tra le sue onde e piante
Seguendo le tappe del suo lungo percorso spagnolo, si ci si ritrova nei Paesi Baschi, sulla Playa de Zarautz, punteggiata dalle tende, pronte ad accogliere il vento che dalla collina verde scende puntuale a sbatacchiare l'oceano, sollevando onde altissime, come quelle che Sorolla ha ritratto nel celebre dipinto Rompeolas de San Sebastián. Si metteva a dipingere sull'arena bagnata, senza togliersi le scarpe bianche. E poi si giunge a Madrid, perché qui, oramai celebre e soprattutto esperto di luci, fiori, ombre e piante, l'impressionista iberico decide che è giunto il tempo di progettare quel giardino dove continuare il viaggio senza spostarsi, facendo arrivare direttamente quelle sfumature cromatiche e olfattive che sempre aveva cercato e raffigurato insieme alla moglie e musa Clotilde García del Castillo, ritratta tanto spesso avvolta da eterne vesti bianche (le scattava foto al mare con la Kodak). Nella sua casa, oggi il Museo Sorolla, nel quartiere di Chamberi, dà vita a quello spazio verde che fungerà nell'ultima parte della sua vita come una tavolozza, dove intingere in ogni istante desiderato.
Nella natia Valencia dallo studio nella Ciutat Vella alla Malvarrosa (con paella)
Tutto, comunque, cominciò a Valencia, la città in cui nacque e si appassionò prima al disegno, poi alla pittura. E nella città che Santiago Calatrava ha reso nuovamente famosa nel mondo, grazie alle sue ardite architetture all'interno della Ciudad de las Artes y las Ciencias atterrate nel letto abbandonato dal Rio Turia, Sorolla ha lasciato tante tracce di sé, a cominciare dal civico 10 di Plaza de San Francisco, nei dedali della Ciutat Vella (lì aveva lo studio), e soprattutto al Museo delle Belle Arti, dove si può visitare la sala che accoglie tante sue opere.
Però, è ancora una volta al mare che bisogna andare a cercarlo: al porto tra i pescatori, così come sulla spiaggia della Malvarrosa, infatti, Joaquin piazzava il cavalletto con la certezza che le onde gli avrebbero regalato di lì a poco qualche guizzo di fantasia da tradurre subito, velocemente, sulla tela. Già che si è lì, non si può che sedersi ai tavoli della Pepica, come faceva spesso anche Ernest Hemingway, e gustare la paella più antica e buona del mondo. Sorolla era incuriosito anche dalla francese Biarritz ed ebbe un enorme successo appena sbarcò a New York: insomma, il suo viaggio non si fermò mai.
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