Viaggio mistico a Seminara
di Donata Marrazzo
3' di lettura
Ulivi come foreste. Imponenti, fitti, secolari. Grotte segnate da graffiti di croci e di madonne, un antico acquedotto affrescato con gli stemmi imperiali di Carlo V che raccontano la sua epopea. In uno scrigno dell'Umanesimo calabrese, che ha dato i natali a Barlaam - matematico, filosofo, vescovo cattolico e studioso della musica bizantina che insegnò il greco e il latino a Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio - e a Leonzio Pilato, che di Barlaam fu discepolo e per primo tradusse Omero, una donna guida il monastero dei Santi Elia il Nuovo e Filarete l'Ortolano. È madre Stefania, la prima igumena ortodossa. Accompagna con il canto le liturgie bizantine. E parla della Calabria come luogo d'origine del monachesimo italo greco.
Statue e icone femminili
Da secoli Seminara, tra la Costa Viola e l'Aspromonte (in lontananza lo Stretto e le isole Eolie) esprime la propria spiritualità attraverso icone e statue di straordinaria manifattura: quella basiliana, scolpita in legno di cedro, della Madonna Nera, nel Santuario della Madonna dei Poveri, venerata da bizantini, normanni, svevi, angioini, aragonesi. La Madonna degli Angeli di Antonello Gagini nella chiesa di San Marco Evangelista. La Madonna degli Uccelli di Giovanangelo Montorsoli e la Maddalena di Rinaldo Bonanno, il Michelangelo del sud. Un patrimonio ecclesiastico e un corredo artistico di valore inestimabile. Nella chiesetta di Sant'Antonio dei Pignatari una scultura in marmo, di scuola gaginiana, raffigura la Vergine con il Bambino. All'interno è custodito lo stemma imperiale di Carlo V.
In tour con lo scrittore
Sacre visioni che valgono la visita al piccolo centro della Piana di Gioia Tauro. Specie se la guida è Santo Gioffrè, medico e scrittore seminarese, autore fra gli altri del libro che ha ispirato la serie televisiva ambientata nel 700, Artemisia Sanchez, una Robin Hood al femminile. Nel cast c'era anche Lucio Dalla.
Turismo e prodotti identitari
Di fronte ai tesori di Seminara – che fu feudo dei Ruffo e degli Spinelli - svanisce per un attimo la cronaca nera che ancora racconta di faide e omicidi. La nuova amministrazione punta su turismo e prodotti identitari, dalla ceramica artistica all'olio d'oliva. Con un'attenzione particolare rivolta ai pellegrini che, soprattutto nei mesi mariani, si radunano in processione.
Le maschere d'argilla che affascinarono Picasso
Le maschere apotropaiche, che richiamano il teatro greco e le mostruose gorgoni, realizzate nelle fornaci del posto, per tenere lontani gli spiriti del male, sono appese sugli usci delle case. Elementi decorativi più che catartici, ormai: la tradizione si va perdendo. Quelle del ceramista Paolo Condurso, erede dei vecchi pignatari, affascinarono Picasso.
La sua famiglia mantiene attiva l'antica fornace. Lavorano ancora l'argilla i Ditto e i Ferraro. «Seminara è uno scrigno di peculiarità artistiche ed artigianali- – racconta Santo Gioffrè - Qui operarono i massimi scultori di scuola messinese del ‘500. Il paese conserva intatto un artigianato esclusivo che usa il repertorio formale e plastico dei secoli precedenti. Non solo maschere apotropaicahe, volti e facce dall'espressione grottesche, poste, anticamente, sopra le porte delle case per allontanare il malocchio e le jettature, ma anche borracce a forma di pesce, distintivo rituale dei pellegrini e anfore biansate, boccali, ricci, brocche col becco, tutte con simbologie iniziatiche».
Seminara e la Calabria nei libri di Gioffrè
Lo studio di Santo Gioffrè, che è un ginecologo impegnato nei consultori territoriali dove l'utenza principale è rappresentata da Rom e immigrati, era un vecchio convento francescano. Trabocca di ceramiche, fotografie e documenti storici. «Bisogna restituire a Seminara tutto il suo passato fatto di storia, d'arte e di cultura», dichiara immerso fra i suoi libri. Ne ha scritti sette, sullo sfondo sempre Seminara e la storia della Calabria. L'ultimo è “L'opera degli ulivi” (Castelvecchi), un libro che rivela l'essenza di un sud estremo.
Il monastero ortodosso di Sant'Elia e Filarete
Proprio in un uliveto donato dallo scrittore alla comunità ortodossa del luogo, è stato riscostruito il katholikon del monastero di Sant'Elia e Filarete, risalente al X secolo. «È stata un'occasione per riscoprire delle radici ortodosse e greche di Seminara», racconta Gioffrè. Inaugurato da Sua Eminenza Gennadios Metropolita Ortodosso d'Italia e Malta, nel 2005, è in stile aghiorita, decorato da un monaco del monte Athos con i colori smaglianti dell'arte bizantina. Poco lontano, a 3 chilometri da Seminara, è già riviera: Palmi è una terrazza sullo Stretto, con la baia della Tonnara, le grotte e un ulivo secolare intrappolato in uno scoglio. Il viaggio prosegue sulla Costa Viola.
loading...