Vicenza, Margraf non si ferma: cresce con la fotografia hi-tech
Sì alle vendite di marmo in Germania, Olanda e Australia: il catalogo digitale è in grado di mostrare la lastra esattamente come è in ogni dettaglio. Varato un piano di sviluppo del valore di sei milioni
di Barbara Ganz
3' di lettura
«Investiamo ora, guardando al futuro. Dopo ogni tempesta ritorna il sole».
Silvio Xompero risponde e si scusa per il frastuono: è in fabbrica, non in un ufficio. Da ragazzo, racconta, raccoglieva e vendeva le erbe spontanee della campagna per aiutare a sostenere la famiglia. Oggi guida l’azienda che ha rilevato nel 1988 e che ha trasformato in una realtà internazionale, capace di offrire al mercato oltre 200 tipi di marmi e pietre naturali.
Margraf possiede direttamente cave di marmo che forniscono materiali di eccellenza e unici, come la Pietra Ducale, il Lipica Unito e Fiorito, il Repen, il Botticino Classico, Semiclassico e Fiorito, il Bianco Siberia, il Bianco Venezia, o in esclusiva come il Fior di Pesco Carnico, il Grey Saint Laurent e l’Arancio di Selva.
Duecento addetti nelle sedi italiane fra Gambellara e altre strutture del Vicentino, 140 in produzione, un fatturato 2019 che si aggira attorno ai 55 milioni di euro e un export pari al 75%: «In questi giorni abbiamo venduto il nostro marmo in Australia, Germania, Olanda: merito dell’alta definizione con la quale rappresentiamo il nostro magazzino, solo questo è un investimento da 150mila euro. Le fotografie erano scadenti, con questo metodo invece si può vedere la lastra esattamente come è, ogni minimo dettaglio e particolare, e farsela arrivare. Stando a casa puoi creare il bagno nuovo, ad esempio».
Il piano di sviluppo di Margraf vale in tutto sei milioni di euro e prevede cinque nuovi fabbricati per la logistica e nuove tecnologie produttive con avveniristici macchinari a controllo numerico. L’azienda ha siglato un accordo con Breton ed ha acquistato tre nuovi centri di lavoro. L’obiettivo è raggiungere livelli produttivi, di lavorazione e di finitura ai massimi livelli, con precisione di taglio, di scavo e di contornatura, un minimo intervento da parte dell’operatore e un software (Bretoncam) che genera facilmente i programmi di contornatura e i più complessi percorsi per la programmazione di pezzi artistici e sculture.
C’è anche un macchinario per la resinatura del marmo che è il più grande d’Europa: «In questo modo si riesce a ripianare ogni difetto e imperfezione, così che si possono ottenere lastre di onice fino a 5/6 metri quadri, assolutamenteperfette».
Margraf lavora con studi di architettura internazionali, in Italia e all’estero: prima si è affermata in Usa, con la costruzione di alcuni grattacieli, poi si sono susseguite numerose realizzazioni tra le quali il Coca Cola Building di Atlanta, la IBM Tower in Georgia, il primo e il nuovo World Financial Center di New York, realizzato da Pelli Clarke Pelli Architects, il Terminal 3 del nuovo aeroporto di Pechino di Norman Foster, la House of Worhip of Baha’i religion a Nuova Delhi, e numerose altre ancora. Marmo e pietra naturale Margraf si trovano nella costruzione di molti alberghi di lusso, complessi residenziali e spazi collettivi.
Nel 2018 è stato inaugurato l’Arcolitico, un arco parabolico sperimentale in Fior di Pesco Carnico alto 14,5 metri, progettato a computer con avveniristici software parametrici e lavorato esclusivamente a taglio con l’impiego di un telaio a filo, a controllo numerico: un simbolo ben visibile dall’autostrada, mentre la nuova Area Margraf a Gambellara è ora il più grande showroom in Europa per l’esposizione e la distribuzione del marmo.
Margraf ha sedi in America, Croazia, Slovenia. Una struttura complessa che, in tempi di emergenza sanitaria, ha subito qualche rallentamento: «Stiamo costruendo un albergo in Messico, una moschea in Russia, qualche cantiere segnala le prime restrizioni all’attività. E poi ci sono i tir che la Slovenia ha bloccato. Noi abbiamo alzato le misure di sicurezza: telelavoro per chi può, una sola persona per ufficio, nessun assembramento in produzione».
Nonostante tutto Xompero – che chiama il lavoro “il suo hobby”, senza il quale non potrebbe stare - non è contrario alle misure per il contenimento, anzi: «Fosse per me avrei fermato tutto per 15 giorni: in fondo lo facciamo già a Ferragosto. La salute viene prima, e in queste giornate particolari ci si ritrova tutti a cena come non capita quasi mai. Ci faremo trovare pronti a ripartire appena sarà possibile».
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