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Villa d’Este al record con eventi, nuovi servizi e stagione prolungata

Per la struttura ricettiva di Cernobbio sulle sponde del lago di Como ricavi più che raddoppiati a 78 milioni, il 46% oltre i livelli pre-Covid

di Luca Orlando

4' di lettura

Le giornate di apertura sono diventate 307, il nuovo record. E già da qui, dalla scelta di ampliare la stagione del Grand Hotel, iniziata il tre marzo e terminata il tre gennaio dell’anno successivo, arriva una prima indicazione chiara dei motivi del successo dello scorso anno.

Il gruppo Villa d’Este, proprietario della struttura ricettiva omonima di Cernobbio, sul Lago di Como, chiude infatti nel 2022 il miglior bilancio della propria storia, sfiorando ricavi per 80 milioni di euro, più del doppio rispetto all’anno precedente, il 46% oltre i livelli pre-Covid

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«In generale è stato un anno meraviglioso per tutto il settore dell’ospitalità - spiega il Ceo Davide Bertilaccio, in carica da aprile 2022 - perché dopo quasi due anni di “prigionia” tutto il mondo si è scatenato. Noi siamo stati in grado di massimizzare questo assist sbloccando alcuni meccanismi in modo da essere pronti ad accogliere gli ospiti».

Clienti arrivati in modo massiccio, in particolare dagli Stati Uniti, ma anche da Gran Bretagna, Germania e Australia, ospiti che si fermano in media 3-4 notti, arrivi che hanno fatto lievitare ogni indicatore. Per la struttura principale del gruppo, il Grand Hotel Villa d’Este, 152 camere, il tasso di occupazione è salito ben oltre il 60%, con un valore medio nell’ordine dei 1300 euro a notte: solo da qui, tra camere, ristorazione e altri servizi, i ricavi annui sono stati pari a 60 milioni.

Situazione ben diversa rispetto a quella sperimentata nel momento più cupo del lockdown, il 2020, che aveva visto i giorni da apertura crollare a 136, quasi la metà dell’anno precedente, con un tasso di occupazione delle camere abbattuto ad appena il 22%, esito inevitabile di presenze ridotte drasticamente, solo novemila, dalle 50mila dell’anno precedente.

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«Quello che abbiamo cercato di fare - aggiunge il manager - è lavorare per destagionalizzare il business, provando ad allargare l’arco temporale di utilizzo delle strutture. La novità principale è stata l’apertura a dicembre. All’azionista abbiamo chiesto un investimento importante e i risultati sono stati ottimi». Novità, quella dell’apertura natalizia, che in passato era stata realizzata solo in occasione del cambio di millennio (le giornate di apertura del Grand Hotel nel 1999 erano state 306) e che invece ora si punta a sviluppare con continuità. Inserendo eventi, percorsi gastronomici, incontri con produttori di vino. «In generale, dovendo gestire una struttura che ha festeggiato proprio lo scorso anno la sua 150esima stagione, occorre certamente mantenerne inalterato il Dna. Cercando però in parallelo di innovare, come stiamo in effetti facendo».

Una spinta aggiuntiva del gruppo, controllato dalla famiglia Fontana, è ad esempio legata ai servizi, con il rafforzamento del team che si occupa della creazione di percorsi ad hoc per i clienti, in massima parte statunitensi.

«La guest relation - spiega il manager - è una priorità assoluta e la nostra ambizione è quella di ascoltare in anticipo le richieste o le preferenze dei clienti per sviluppare percorsi specifici, che devono essere esperienze emozionali. Dalle barche alle auto classiche, allo shopping, ai luoghi dell’enogastronomia, alle montagne o ai borghi vicini. Oggi in questo ufficio, che va ben oltre la figura del concierge a cui il cliente si rivolge per avere ad esempio un’indicazione su un locale o un ristorante, lavorano una decina di persone e credo che i numeri cresceranno ancora».

Personale che ad ogni modo è lievitato a tutti i livelli, con un organico medio arrivato a 414 unità, una cinquantina in più rispetto al 2021, quasi il doppio rispetto al buco nero del 2020, quando il personale si era ridotto a quota 234.

«Le prospettive per l’anno in corso mi paiono altrettanto buone - commenta Bertilaccio - e se guardo alle prenotazioni per giugno e settembre vedo che già siamo molto avanti, le camere sono già quasi tutte prenotate. La sfida è quella di spalmare ulteriormente le presenze per trovare il modo di far vivere tutto l’anno l’esperienza del Lago, ad esempio rilanciando anche la primavera. Sono reduce da un viaggio negli Usa dove ho incontrato centinaia di operatori e devo dire che l’Italia resta di gran lunga la destinazione preferita, c’è una grandissima domanda».

Percorso di crescita che si accompagna ad eventi particolari (ad esempio il concerto diretto dal maestro Zubin Mehta, previsto a luglio nel giardino della struttura) ma anche a nuovi investimenti. Con l’obiettivo ad esempio di aggiungere nel 2025 nuovi spazi ristrutturando la struttura contigua di Villa Bellinzaghi, acquistata dalla proprietà lo scorso anno.

Prevedendo così nuove camere ma anche un quarto ristorante, una spa e un altro bar.

Investimenti sostenuti anche grazie alle risorse generate dall’attività. La perdita di quasi sette milioni del 2020 è stata da questo punto di vista un’eccezione, con i 3,6 milioni di utili netti del 2021 a moltiplicarsi quasi per sei lo scorso anno. Anche in questo caso si tratta di un nuovo massimo storico.

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