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Vince il Pd di Letta, ma la strada del «Nuovo Ulivo» resta in salita

Non si può non notare che le vittorie di Roma e Torino non solo sono avvenute senza l’apporto del M5s ma in un certo senso contro il M5s

di Emilia Patta

Roma, Proiezioni: Gualtieri in testa con il 59,1%

3' di lettura

Una vittoria netta, con la “presa” simbolica della Capitale da parte del democratico Roberto Gualtieri che ha staccato l’avversario Enrico Michetti di circa venti punti, che non sarebbe stata possibile senza la deriva del campo avversario. Ma che non per questo è meno netta: Roma e Torino che ritornano al Pd e al centrosinistra dopo la parentesi delle sindache penstastellate, risultato a cui si aggiungono le grandi città conquistare al primo turno ossia Milano, Bologna e Napoli.

Il Pd di Letta vincitore indiscusso...

Per il Pd di Enrico Letta è senz’altro un giorno di festa. Se c’è un vincitore indiscusso di questa tornata di amministrative è lui, il segretario del Pd, che ha anche vinto la sfida personale delle suppletive nel collegio Siena-Arezzo rientrando così in Parlamento dopo sei anni. In condizioni, quindi, di meglio dirigere i gruppi parlamentari democratici nella difficile partita della successione di Sergio Mattarella al Quirinale che si aprirà ll’inizio del 2022.

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... ma pesano l’astensione e le scelte sbagliate degli avversari

Tuttavia la debacle del centrodestra nelle grandi città non significa, almeno non ancora, una retrocessione a livello nazionale in vista delle politiche: tra i dem più navigati si ricorda lo straordinario successo del fronte progressista alle amministrative del 1993 seguito pochi mesi dopo dalla vittoria del fronte creato da Silvio Berlusconi alle elezioni politiche. Da tenere in considerazione soprattutto il dato della forte astensione (ha votato meno della metà circa dell’elettorato), che stavolta ha penalizzato soprattutto il campo del centrodestra. È presumibile che almeno una parte degli astenuti di oggi andranno a votare alle politiche del 2023, e il loro orientamento dipenderà molto dalla capacità di riorganizzazione della coalizione Lega-FdI-Fi.

I magri risultati del M5s non aiutano il «Nuovo Ulivo» lettiano

Per Letta, che da oggi si vede senz’altro rafforzato nella leadership interna al Pd (nessuno invocherà più il congresso anticipato fino alle prossime politiche), resta dunque in salita la costruzione del “campo largo” che dovrà sfidare il centrodestra tra due anni. Non si può non notare che le vittorie di Roma e Torino non solo sono avvenute senza l’apporto del M5s ma in un certo senso contro il M5s: soprattutto a Torino, dove il neosindaco Stefano Lo Russo è stato il principale avversario politico della sindaca uscente Chiara Appendino e dove non c’è stato alcun endorsement a suo favore per il ballottaggio da parte dei dirigenti pentastellati. A Roma alla fine il presidente del M5s Giuseppe Conte ha fatto l’attesa dichiarazione di voto in favore del suo ex ministro Gualtieri, ma la sindaca uscente Virginia Raggi ha voluto mantenersi neutrale (e sarà interessante nelle prossime ore l’analisi dei flussi elettorali per capire come si sono comportati gli elettori di Raggi, il 19% dei romani, indipendentemente dalle indicazioni dei leader).

Per il Pd è necessario aprirsi alle forza di centro

A parte Roma e Torino, i risultati a una cifra raccolti dal M5s nelle grandi dittà (sotto il 3% a Milano, sotto il 4% a Bologna e attorno al 9% a Napoli) non sono risultati decisivi né per minare la vittoria di Giuseppe Sala al primo turno (a Milano il M5s correva da solo) né per favorire la vittoria, sempre al primo turno, di Matteo Lepore e Gaetano Manfredi (a Bologna e a Napoli la convergenza con il Pd c’è stata subito). Di contro il buon posizionamento della Lista Calenda nella Capitale con il 19% davanti a Raggi, appoggiata anche dai renziani di Italia Viva e dai radicali di Più Europa, è per Letta il segnale che occorre allargare il più possibile al centro per costruire un “nuovo Ulivo” davvero competitivo in vista delle politiche. Ma tenere tutti insieme non sarà facile, anche perché il magro risultato del M5s farà crescere le forze centrifughe nel movimento e accentuerà le critiche di quella parte che non vede di buon occhio lo “schiacciamento” sul Pd e che ora ha in Raggi un nuovo punto di riferimento.

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