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Vince Verstappen, ma ancora un'ottima Ferrari con Leclerc e Sainz al secondo e terzo posto

Verstappen vince il secondo gran premio dell'Arabia Saudita, davanti alle Ferrari di Leclerc e Sainz. Una bella lotta fra i due nuovi protagonisti del mondiale, che hanno riproposto sorpassi e controsorpassi fatti, restituiti e rifatti a breve distanza

di Alex D'Agosta

(AFP)

4' di lettura

Verstappen vince il secondo gran premio dell'Arabia Saudita, davanti alle Ferrari di Leclerc e Sainz. Una bella lotta fra i due nuovi protagonisti del mondiale, che hanno riproposto sorpassi e controsorpassi fatti, restituiti e rifatti a breve distanza. Una gara vivace, nonostante un tracciato ingeneroso nella carreggiata, chiusa subito dai muretti, dove, a parte una manciata di archi veloci, le 27 curve hanno in buona parte un raggio più stretto rispetto al resto degli altri circuiti.

Ancora un “filotto” rosso, ma un passo (poco più di mezzo secondo) alle spalle del neocampione del mondo. Leclerc comunque porta a casa non solo i 18 punti del secondo gradino del podio, ma anche il punticino per il giro più veloce. Bene lui, bene Sainz, mentre si può dire un vero peccato per Perez. In effetti, era il più atteso dopo le bizzarre qualifiche, che avevano visto Hamilton non superare nemmeno la Q1 fissando la sua casella di partenza al numero 16.

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Tuttavia proprio Perez e Hamilton, per una questione di scelte, tempismo e fortuna, sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto. A seguito dei non pochi fra piccoli incidenti e guasti meccanici durante la corsa (solo 13 i piloti arrivati alla bandiera a scacchi), Hamilton non è stato richiamato in tempo ai box: così è stato costretto a restare “fuori” a causa della corsia occupata dall'auto di Ricciardo, rientrata a spinta, mentre Perez è stato penalizzato dalla bandiera gialla. Peccato soprattutto per il messicano, perché partiva dalla prima pole position in carriera e poteva ambire alla terza vittoria personale. Degno di nota il quinto posto di George Russell: al contrario di Hamilton, che si è lamentato della sua monoposto sin dal venerdì, zitto zitto ha fatto il suo dovere ed è arrivato lì, a oltre 20 secondi da Sainz ma, a sua volta, prevalendo di ben 24 sulla emergente Alpine di Ocon.

Dopo due gare, si confermano quindi molte delle impressioni dei test invernali: Mercedes al terzo posto, dietro a Ferrari e Red Bull, vicinissime. Alpine migliorate molto: anche Alonso si è visto a lungo giocarsela in zone nobili. Suo purtroppo il colpo di scena più grande, visto che si è ritirato al giro 36 dopo essere stato fra gli autori delle lotte forse più avvincenti di questa gara, fino a un minuto prima del crollo della sua meccanica. Bene anche la Haas, a punti con Magnussen, in recupero la McLaren con Norris.

Verstappen era uscito a mani vuote una settimana fa nel gran premio del vicino Bahrain, ma nel mondiale piloti comunque è distante: la Ferrari ha portato a casa 78 su 88 punti disponibili nelle prime due domeniche del 2022. Di conseguenza, il driver standing aggiornato vede Leclerc primo con 45 punti, Sainz secondo con 33, Verstappen terzo con 25, Russell quarto a 22 e Hamilton quinto a 16.

Fra i tanti delusi di oggi, si potrebbe ascrivere anche Bottas che, qualificato bene, avrebbe potuto tranquillamente concludere davanti a Hamilton, visto che ha portato a casa solo 1 punto dalla decima posizione.

Ci sono settimane, però, dove lo sport e il business dovrebbero passare in secondo piano. O, almeno, non togliere voce a ben altri problemi. Il secondo gran premio di sempre nella seconda città più grande dell'Arabia Saudita si è fortunatemente concluso in sicurezza, dopo un brutto venerdì. Ma di questo week-end, al di là dell'esito del gran premio, resterà una pagina indelebilmente scolpita nei momenti più difficili della storia della Formula 1. Un razzo yemenita ha colpito un impianto petrolifero Aramco a 20 chilometri dalla pista. Una gigantesca nube di fumo si è vista durante le prove, inquietando non poco il circus: fra i due paesi infatti lo scontro bellico si protrae da anni. Ne consegue una notte di lunghe discussioni fra piloti e team, dove l'organizzazione della Formula 1 si è presa il rischio di credere alle autorità locali relativamente alla decisione sulla sicurezza di prosecuzione del gran premio. Nonostante una indignazione mista allo stupore di tanti, il programma è andato avanti abbastanza regolarmente: salvo il fatto di “censurare” gli eventi e ogni possibile commento davanti ai media. Non rispettare tale richiesta, infatti, avrebbe potuto comportare problemi in uscita dal paese. Censura ed abnegazione, insomma, sopra alla logica e alla libertà individuale.

Pensare che prima di questo fatto, Hamilton aveva già manifestato di essere a disagio con la stampa, per un paio di buoni motivi. In primis, perché un marshall ufficiale della pista, sul suo profilo Twitter, gli ha augurato di avere un incidente simile a quello di Grosjean del 2020 in Bahrain. Poi, il pilota Mercedes ha anche dichiarato di aver ricevuto una lettera pesante dai genitori di un minorenne condannato a morte. La famiglia di Abdullah al-Howaiti, arrestato nel 2017 a 14 anni e condannato a morte a 17, ha esortato Hamilton a parlare prima della fine del week-end. Inoltre, il gruppo per i diritti umani Reprieve ha chiesto alla F1 di porre fine al suo contratto con l’Arabia Saudita, citando la recente serie di esecuzioni nel paese.

Non è di certo la prima volta che eventi sportivi internazionali vanno in scena durante momenti difficili per il paese ospitante ma, di certo, la gestione della crisi del management della Formula 1, guidata da Stefano Domenicali, ha funzionato, consentendo di completare una gara spettacolare sulla quale, fino a due giorni prima, non molti avrebbero scommesso. Ma indubbiamente l'episodio della grave esplosione ha avuto un serio impatto sulla tranquillità dei team, imponendo nuove riflessioni sulla scelta delle destinazioni di gara.

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