mostra

Vincent van Gogh «felice» in quel di Londra

di Nicol Degli Innocenti

Path in the Garden of the Asylum (1889) Oil paint on canvas, 614x504mm. Collection Kroller -Muller Museum , Otterlo

3' di lettura

Il ventenne Vincent van Gogh era arrivato a Londra un fine settimana di maggio del 1873, inviato nella capitale britannica dal suo datore di lavoro, il mercante d'arte francese Goupil. Aveva affittato una stanza in una casa a sud del Tamigi e tutti i giorni andava a lavorare a piedi, attraversando il ponte di Westminster per arrivare a Covent Garden dove era la sede di Goupil.

“Sono molto felice”, scrisse Vincent al fratello Theo. Nelle sue numerose lettere da Londra illustrate con schizzi e disegni, van Gogh descrive la bellezza della città e sembra particolarmente colpito dalla varietà dei fiori nei parchi e dalla vista dal fiume. “Camminare molto e amare la natura è il vero modo per capire meglio l'arte. I pittori capiscono e amano la natura e ci insegnano a vederla”, scrisse a Theo l'anno dopo il suo arrivo.

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Oltre a osservare la natura, andava spesso ad ammirare i quadri di Constable e di Turner nella National Gallery e amava le opere di Millais, che un giorno aveva incontrato per strada ma non aveva avuto il coraggio di salutare. Da Goupil aveva visto un dipinto del lungo Tamigi di Giuseppe de Nittis e aveva scritto al fratello: “Quando ho visto questo quadro mi sono reso conto di quanto amo Londra”, schizzando un disegno sulla lettera.

La felicità non era durata a lungo: licenziato da Goupil, van Gogh era rimasto per un periodo in Inghilterra ma nel 1876 era poi tornato a casa.
“Van Gogh and Britain”, una nuova mostra alla Tate, punta a riscoprire i legami tra l'artista olandese e Londra e a esaminare l'influenza che il suo periodo inglese ha avuto sulla sua arte futura. Arrivato come apprendista mercante d'arte, poi aveva tentato senza successo la via religiosa e l'insegnamento. Il suo iter artistico come pittore era iniziato solo nel 1880, quando aveva 27 anni, ma informato da tutte le esperienze vissute e le cose intensamente osservate negli anni precedenti.

“Il van Gogh che conosciamo è nato a Londra”, afferma Carol Jacobi, curator della mostra.

La mostra è divisa in due parti: la prima sul periodo londinese di van Gogh e la seconda sull'influenza che l'artista olandese ha avuto su generazioni di pittori britannici. Le prime sale rivelano un lato di Van Gogh molto diverso dall'immagine stereotipata dell'artista folle. Vincent amava Charles Dickens e si aggirava per Londra sempre con il cilindro in testa per sembrare più inglese e un libro in tasca per scoprire quelle zone povere della capitale descritte dal suo autore preferito. Nel celebre ritratto “L'Arlesienne” del 1890, ultimo anno della sua vita, in primo piano sul tavolo c'è un romanzo di Dickens.

A Londra Van Gogh, nonostante la sua povertà, aveva accumulato una collezione di duemila stampe che lo hanno influenzato per anni. “Il cortile della prigione”, in prestito dal museo Pushkin di Mosca, è stato dipinto nel 1890 ma è ispirato alla stampa di Gustave Doré che aveva acquistato a Londra e conservato fino alla morte.

L'ultima mostra alla Tate dedicata a Van Gogh era stata nel 1947 e aveva avuto un impatto straordinario. I londinesi reduci dagli anni grigi della guerra avevano fatto la coda per vedere i quadri pieni di vita e saturi di colore dell'artista londinese. Per questa mostra la Tate è riuscita ad avere dei prestiti straordinari da tutto il mondo, raccogliendo oltre 50 opere di Van Gogh, tra le quali tre autoritratti e la magnifica “Notte stellata sul Rodano”. Illustrano la sua traiettoria artistica durata meno di un decennio, rapida e brillante come una cometa.

L'intensità e l'energia dei quadri di Van Gogh, tra i quali i celebri Girasoli in prestito dalla National Gallery londinese, salvano la seconda parte della mostra, che traccia la sua influenza sui pittori inglesi e che contiene tante, troppe pallide imitazioni dei quadri dell'artista olandese, che a essere caritatevoli si possono definire tributi. La mostra però chiude trionfalmente con una sala dedicata al trittico di “Studi per un ritratto di Van Gogh” di Francis Bacon, un omaggio del grande artista espressionista inglese degno del genio che l'ha ispirato.
Van Gogh and Britain, The EY Exhibition, fino all'11 agosto 2019
Tate Britain, Londra

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