Crisi del vino in Italia: export, mercato sfuso e vendemmia in calo
Osservatorio Uiv-Vinitaly: esportazioni extra Ue al -6% in valore e -9% in volume. Il mercato del vino sfuso è fermo nonostante le difficoltà della raccolta.
di Giorgio dell'Orefice
I punti chiave
3' di lettura
Situazione sempre più complessa per il vino italiano con una vendemmia che, tra qualche grandinata e il caldo prolungato di settembre e ottobre sarà anche inferiore al -12% previsto da Assoenologi-Ismea e Unione italiana vini a inizio settembre. Contemporaneamente e nonostante la scarsità di prodotto le quotazioni dei vini sfusi restano ferme al palo soprattutto perché sullo sfondo si registra un nuovo peggioramento nelle dinamiche dell’export. E’ il quadro tratteggiato questa mattina dall’Osservatorio di Uiv-Vinitaly che parla senza mezzi termini dello scenario più complicato degli ultimi venti anni per il vino made in Italy.
Nessuna buona notizia dalla vendemmia
«Cattive notizie – spiegano all’Osservatorio Uiv-Vinitaly –- arrivano dalla vendemmia in corso, le cui stime sul piano quantitativo si prospettano ancora più in ribasso rispetto a quanto già anticipato un mese fa. In particolare al Nord, a partire da Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, ma anche nel Mezzogiorno (Abruzzo e Sicilia), i volumi delle uve raccolte sono inferiori a quanto preventivato a causa della grandine e del caldo persistente, che ha asciugato le uve. Per contro, si prospetta un’annata di qualità eccellente per molte importanti denominazioni dello Stivale, a partire dai vini rossi».
Mercato del vino sfuso in difficoltà
Ma al di là della vendemmia è soprattutto sul mercato che si continuano a rilevare difficoltà. «Nonostante la scarsità di prodotto – aggiungono all’Uiv – il mercato del vino sfuso è fermo, con il numero di contrattazioni a -40% rispetto alla media tradizionale del periodo e prezzi che – non solo sui vini comuni, ma anche su quelli Dop-Igp, specie del Centro-Sud Italia stanno registrando una pressione verso l’alto».
«A causa dell’incertezza dettata dalla complicata situazione vendemmiale – rileva il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti – in questo frangente di mercato abbiamo da un lato quotazioni di sfuso che tentano, con poco successo, un comprensibile rimbalzo dettato dalla scarsità di prodotto; dall’altro c’è un mercato della domanda, a partire dalla Gdo, che non è disposto ad assorbirne la dinamica e che, anzi, chiede in molti casi la riduzione dei prezzi. Un paradosso, per le imprese del vino, accentuato da un commercio con l’estero in forte ripiegamento».
Esportazioni di vino in peggioramento
Ed è proprio dai mercati internazionali che arrivano i segnali più preoccupanti. Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, che ha elaborato gli ultimi dati export di vino italiano verso l’area extra-Ue relativi ai primi 7 mesi dell’anno, il trend ha ormai raggiunto decrementi tendenziali ormai quasi in doppia cifra nei volumi (-9%) e in recessione anche nei valori (-6%). Pesante la situazione sul primo mercato al mondo, nonché primo sbocco per il vino italiano, ovvero gli Stati Uniti, che negli ultimi 4 mesi sono passato da un -4% (volume) a -12%, con gli spumanti tricolori a -16% e i fermi imbottigliati a -10%.
Complessivamente – aggiungono all’Unione italiana vini -a eccezione della Russia tutti i top 12 mercati terzi presi in esame segnano quantità in calo a partire, oltre che dagli Stati Uniti, da sbocchi chiave come Regno Unito (-3%), Svizzera (-10%), Canada (-20%), Giappone (-16%), Norvegia (-13%), ma anche da piazze emergenti come Cina (-27%) Sud Corea (-40%), Australia (-20%) e Brasile (-4%). Un quadro difficile, evidenzia l’Osservatorio, che però nell’ultimo quadrimestre potrebbe migliorare in Nord America, dove sono segnalati ordini in rialzo in Canada e, per la fascia medio alta, negli Stati Uniti.
«Il vino – ha concluso Castelletti – è un bene voluttuario e come tale risente particolarmente della congiuntura. C’è la consapevolezza che dopo un biennio eccezionale questo sarà un anno di sacrifici per tutti, con riduzioni che si sperano essere solo congiunturali. L’invito è che tutti gli attori della filiera siano attenti e consapevoli della situazione, con la coscienza che ognuno dovrà privarsi di qualcosa per limitare i danni, evitando fenomeni speculativi. Contestualmente, sarà fondamentale concordare con le istituzioni un piano strategico per la promozione e il business del vino italiano nel mondo».
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