Vinterberg commuove e provoca con il suo inno «alcolico» alla vita
Alla Festa del Cinema di Roma il film del regista danese che gioca con i generi (commedia, dramma, musical) e li mescola come gli ingredienti di un cocktail
di Eugenio Bruno
2' di lettura
Era il 1998 quando Thomas Vinterberg portava a Cannes il suo Festen e inaugurava la breve ma intensa stagione di Dogma 95: il movimento low cost e no fliter fondato insieme al connazionale Lars Von Trier che ha occupato la scena cinematografica nordeuropea fino al 2005. Provocando e innovando, l’allora 29enne regista danese - in un colpo solo - folgorò la critica e convinse il pubblico con una storia di violenza familare dura e impietosa; ventidue anni e dieci lungometraggi dopo ci riprova adesso con Druk-Another round che era stato selezionato per la kermesse transalpina e, causa pandemia, è stato poi ceduto alla Festa del cinema di Roma. Il film gioca con i generi (commedia, dramma, musical) e li mescola come se fossero gli ingredienti di un nuovo cocktail. Ne viene fuori un inno alcolico alla vita che diverte, commuove e inquieta. In parti uguali.
La forza delle immagini
Del movimento Dogma 95 Vinterberg mantiene solo l’uso insistito della camera a mano e ne fa una delle sue cifre stilistiche. Grazie alla quale ci porta perennemente dentro la storia. Che sia a tavola, dove i quattro protagonisti - quattro volti noti del cinema danese: Thomas Bo Larsen (Tommy), Magnus Millang (Nikolaj), Lars Ranthe (Peter) e soprattutto Mads Mikkelsen (Martin) che aveva già partecipato fortunata esperienza de Il sospetto - decidono di mettere in pratica la teoria di uno studioso norvegese secondo cui tutti nasciamo con lo 0,05% di alcol nel sangue e basterebbe mantenerlo costantemente a quel livello per vivere al meglio. Oppure a scuola, dove il quartetto, tutti insegnanti delle superiori, porta avanti la sua sperimentazione, tra la gioia degli alunni e la diffidenza dei colleghi. La forza delle immagini si impone da sé e la prima parte del film scorre leggera in discesa.
Il ritmo cambia e il film pure
A un certo punto il ritmo cambia e il tono vira sul drammatico. Tommy, Nikolaj, Peter e Martin si lasciando prendere la mano dall’alcol e decidono, prima, di andare oltre la soglia prefissata dello 0,05% per cento, alla ricerca del proprio mix ottimale di sbornia e sobrietà. E, poi, di oltrepassare il limite. A quel punto tutto si modifica. Sul lavoro e in famiglia. E tutto rischia di andare a rotoli. Tant’ che per qualcuno ci va effettivamente.
Ma la tragedia non sarà inutile e si rivelerà un monito anche per gli altri: se c’è da recuperare la propria esistenza è meglio farlo da sobri o almeno restando nei limiti. Fino al gioioso, rumoroso e forse un po’ troppo consolatorio finale, vista anche la delicatezza del tema e degli effetti che può avere sul pubblico più giovane. in cui Druk sconfina nel musical e MIkkelsen dimostra doti non indifferenti da ballerino. Restituendoci il sorriso che avevamo accantonato nell’ultima mezzora e che stavolta si fa amaro.
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