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Visco: sul Pil superate le attese, per l’inflazione serve uno sforzo congiunto. «Cruciale la capacità di immaginare il futuro»

Le ultime considerazioni finali di Bankitalia: economia italiana vitale

di Carlo Marroni

Giorgetti: “Crescita Pil Italia fino a 1,4% anche se Germania in recessione”

5' di lettura

L'inflazione tornerà sotto controllo, al 2%, non prima del 2025: prima di allora resta alta la vigilanza monetaria, ma tutti devono concorrere al processo di rientro dei prezzi. Il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni Finali – le ultime prima della sua uscita, prevista a fine ottobre – entra a fondo nella emergenza inflazionistica, in un tono di fondo positivo sull'economia, e sulla sua rinnovata vitalità. Le banche hanno retto alle crisi, ma le regole di vigilanza devono stare al passo al cambiare del quadro generale.

Ma è l’inflazione il cuore della sua analisi: «Nelle contrattazioni nel mercato del lavoro va evitato un approccio puramente retrospettivo, poiché una dinamica retributiva che replicasse quella dell'inflazione passata non potrebbe che tradursi in una vana rincorsa tra prezzi e salari. Quello che occorre per un recupero del potere d'acquisto è una crescita più sostenuta della produttività» dice Visco. Uscendo dalla logica dei bonus: «Eventuali misure di bilancio dovranno rimanere temporanee e mirate; è bene che gli interventi si chiudano tempestivamente quando non più indispensabili, sia perché il ritorno all'obiettivo della stabilità dei prezzi sarebbe più difficile in caso di trasferimenti pubblici eccessivi, sia per non contrastare il necessario passaggio a fonti di energia rinnovabile.

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Politica monetaria orienta a rientro non lento dei prezzi

Insomma,« l'orientamento della politica monetaria deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento, dell'inflazione verso l'obiettivo», ma – ribadisce – “il ritorno dell'inflazione su livelli in linea con l'obiettivo sarà più rapido e meno costoso se tutti – imprese,lavoratori e governi – contribuiranno a questo fine, rafforzando l'efficaciadell'indispensabile ancorché equilibrata normalizzazione monetaria. Le strategie di prezzo delle imprese giocheranno un ruolo fondamentale: simmetricamente a quanto avvenuto nella fase di rialzo dei corsi dell'energia del 2022, le recenti riduzioni di costo dovrebbero ora essere trasmesse ai prezzi dei beni e dei servizi”.

Bankitalia: le Considerazioni Finali di Ignazio Visco

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Il salario minimo può rispondere a esigenze di giustizia sociale

Poi il tema del lavoro: «In molti casi, però, il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni ancora si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20 per cento. Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un'occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali paesi,l'introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio,può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale.L'aumento dei redditi e un deciso miglioramento delle opportunità di impiego richiedono un innalzamento della qualità e della capacità produttiva dell'intero sistema economico, oggi ancora più necessario alla luce dei cambiamenti demografici in corso.

La vitalità dell’economia nazionale

A fronte degli shock di intensità inusitata degli ultimi anni, l'economia italiana ha mostrato una notevole capacità di resistenza e reazione, dice Visco. «Già alla fine del 2021 il prodotto aveva recuperato il crollo registrato nei trimestri successivi allo scoppio della pandemia; ha continuato poi a espandersi lo scorso anno, nonostante le difficoltà poste dalla guerra in Ucraina, con un incremento del 3,7 per cento, ben superiore alle attese. Anche il mercato del lavoro ha pienamente riassorbito il forte calo dell'occupazione, che aveva soprattutto riguardato i giovani e le donne. Nel primo trimestre di quest'anno la crescita dell'economia ha di nuovo superato le attese. Per il 2023 le previsioni oggi disponibili convergono su un aumento del prodotto intorno all'uno per cento.La ripresa è stata più marcata nelle costruzioni, sostenute dagli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio edilizio, e nei servizi, tornati a espandersi significativamente con il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dei contagi. Nonostante le difficoltà in corso d'anno, anche la produzione manifatturiera si è mantenuta in media sui livelli del 2019».

Miglioramenti possibili per il Pnrr

«Miglioramenti del Pnrr sono possibili. Nel perseguimento di eventuali modifiche bisogna però tenere conto del serrato programma concordato con le autorità europee; al riguardo, un confronto continuo con la Commissione è assolutamente necessario, nonché utile e costruttivo.Non c'è tempo da perdere. Si discute di presunte insufficienze nel dibattito collettivo riguardo al suo disegno, dell'orizzonte temporale limitato per il raggiungimento degli obiettivi, delle possibili carenze nella capacità di attuarne le misure, ma va sottolineato con forza che il Piano rappresenta un raro, e nel complesso valido, tentativo di definire una visione strategica per il Paese. Anche per questa ragione, oltre agli investimenti e agli altri interventi di spesa, è cruciale dare attuazione all'ambizioso programma di riforme, da troppo tempo attese, in esso contenuto».

Roadmap del Pnrr, quanto fatto e quanto da fare

Il Mes potrà svolgere un ruolo importante

«Non si può non sottolineare infine la necessità di portare a compimento l'unione bancaria, attraverso una revisione dell'attuale disciplina di gestione delle crisi, che renda quest'ultima più rapida ed efficace, nonché l'istituzionedi uno schema unico di garanzia dei depositi. I recenti fenomeni di instabilità osservati al di fuori dell'Unione europea mostrano chiaramente l'importanzadi raggiungere questi obiettivi. Non appena sarà pienamente operativa la sua riforma (il parlamento ne discuterà il 30 giugno, ndr), il Meccanismo europeo di stabilità – grazie alle risorse delle quali dispone – potrà svolgere un ruolo importante, fornendo una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico».

In tre anni popolazione in età da lavoro calata di 800mila unità. Il ruolo dei migranti

Poi il tema centrale della demografia. Per Visco nei prossimi decenni la dinamica della popolazione mondiale continuerà a essere fortemente sbilanciata: alla crescita sostenuta nei paesi in via di sviluppo si contrapporrà quella debole o negativa nei paesi avanzati; tra questi l'Italia si caratterizza per un processo di invecchiamento fra i più rapidi. In soli tre anni, dal 2019 il numero di persone convenzionalmente definite in età da lavoro (tra i 15 e i 64 anni) è diminuito di quasi 800.000 unità. Secondo le proiezioni demografiche dell'Istat, nello scenario centrale entro il 2040 la popolazione residente si dovrebbe ridurre di
due milioni e mezzo di persone; quella tra i 15 e i 64 anni di oltre sei. “Anche nell'ipotesi molto favorevole di un progressivo innalzamento dei tassi di attività dei giovani e delle donne fino ai valori medi dell'Unione europea, nei prossimi venti anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro: gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell'età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio (che pure nello scenario di base l'Istat prefigura pari a 135.000 persone all'anno, più del doppio degli ultimi dieci anni, dopo una media di oltre 300.000 nel precedente decennio)”. Secondo il Governatore per gestire i flussi migratori “occorreranno politiche ben concepite di formazione e integrazione, indispensabili per l'inserimento dei migranti nel tessuto sociale e produttivo. Un recupero della natalità dai livelli particolarmente bassi del 2021, per quanto auspicabile, rafforzerebbe l'offerta di lavoro solo nel lunghissimo periodo”.


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