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Visitatori in forte crescita a Pitti, nel segno della sostenibilità

Nei primi tre giorni di fiera buyer quadriplicati rispetto all’edizione di un anno fa, in cerca di nuove proposte che siano davvero responsabili. Dal denim agli occhiali, ecco alcune delle più innovative

di Silvia Pieraccini

Fortezza da Basso. Il cortile principale del complesso che ospita Pitti Uomo, che si chiude oggi per passare il testimone a Milano

3' di lettura

Si può tingere (e decorare) una maglia in lana o in cashmere utilizzando solo materiali naturali come la buccia di cipolla, la noce, i semi di melograno o il tè nero? Elia Maffucci, fondatore del marchio Pintorie, lo ha fatto mettendo questi materiali a essicare per 15 giorni sopra il capo realizzato con filato greggio e lavato con fissanti naturali, e dando così vita a fantasie uniche, aiutato anche dall’esperienza della sua famiglia che da 60 anni possiede il maglificio Bernardini di Sansepolcro (Arezzo). Il risultato è una collezione di maglieria genderless in 18 modelli, votata al rispetto dell’ambiente e al benessere della persona.

Una collezione presentata al Pitti Uomo di Firenze che si chiude oggi con buoni numeri: 12.600 i compratori nei primi tre giorni, il 200% in più rispetto al gennaio 2022, e in totale si stima di chiudere a 14mila, con un deciso ritorno di giapponesi e coreani. Tornando a Pintorie, l’etichetta che indica la composizione del capo è in cotone, mentre al cartellino esterno sono attaccati i semi con cui è stata tinta la maglia, che si possono piantare in un vaso. La collezione (alla seconda stagione) ha già attirato l’interesse di grandi gruppi. «Questo progetto rappresenta quello che voglio lasciare a mia figlia», spiega Elia che, come la moglie, ha deciso di abbandonare il lavoro fisso in Olanda per far crescere la bambina in Italia e dedicarsi a un progetto che incarna i valori familiari.

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L’importanza di un processo produttivo sostenibile, da abbinare a una materia prima altrettanto sostenibile, è la grande sfida che la moda ha davanti per abbandonare una volta per tutte gli inganni del greenwashing. Un esempio arriva dall’azienda milanese specializzata nella produzione di denim sostenibile Pure Denim, che al Pitti Uomo ha portato l’ultima applicazione del cupro Bemberg, la fibra rigenerata prodotta dalla giapponese Asahi Kasei dalla peluria corta che si trova attorno ai semi di cotone, tradizionalmente usata per le fodere e, negli ultimi anni, anche nell’abbigliamento sportivo. Ora il cupro (abbinato con cotone, canapa, lana) approda nel denim per renderlo sostenibile attraverso processi come la tintura con pigmenti di indaco che riducono l’impatto ambientale, il finissaggio a ultrasuoni che fa risparmiare il 95% di acqua, l’uso di filo senza colle. Pure Denim lancia così il “denim smart” made in Italy chiamato Blue di Cupro che segna la nascita, spiega Ettore Pellegrini di Asahi Kasei Fibres Italia, di una nuova generazione di tessuto. «Anche perché – aggiunge Giusy Bettoni, fondatrice della piattaforma Class, che aiuta le aziende di moda a essere responsabili – per fare un jeans sostenibile la fibra conta il 10%: fondamentale è il processo produttivo».

Su questo fronte i passi avanti forse sono più lenti di quanto ci si sarebbe aspettati, ma la pandemia e l’esplosione dei costi energetici, dei materiali, logistici hanno rallentato il passo. «Si tratta di una tendenza inarrestabile, non si può tornare indietro, aggiunge Bettoni spiegando che tutte le aziende di moda sono alla ricerca di innovazione e che le partnership sono importanti proprio per innescare cambiamento di visione e mescolare competenze. Una visione che ha chiara Ecoalf, il brand spagnolo nato nel 2009 per dimostrare che si può fare moda in modo responsabile, che è appena stato riconosciuto tra le migliori società certificate B Corp al mondo. Al Pitti Uomo Ecoalf ha presentato una collezione autunno-inverno composta al 60% da tessuti monomateriale, una caratteristica – spiega l’azienda – che consentirà agli abiti di essere facilmente riciclati, senza finire in discarica. Tra questi capi ci sono cappotti in poliestere 100% riciclato e capi in lana merino ricavata dall’antica pratica della transumanza.

Anche i “piccoli” e gli accessori moda guardano alla sostenibilità, declinata (pure) nella durabilità come nel caso del brand trevigiano Junk, che al Pitti Uomo ha presentato occhiali fatti in nylon riclato e rigenerato Econyl con dettagli in argento che vogliono evitare il ritorno nell’immondizia, e dunque vogliono allungarne la vita. Per la prima volta, spiega Matteo Minchio, con i nostri occhiali l’Econyl ha acquisito una trasparenza e una lucentezza che li rendono fashion.

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