Vita dura per i manager: sempre più capacità da mettere in atto simultaneamente
L’obiettivo è costruire una strategia di gestione che assicuri lo sviluppo, ma anche in grado di cogliere rapidamente le opportunità quotidiane
di Paola Donzelli * e Giovanna Prina **
3' di lettura
Fior fior di ricerche e di studi evidenziano la necessità di introdurre nuove modalità di lavoro e di gestione dei processi aziendali e delle persone. Crisi economica, sviluppo della tecnologia, millennial e nuove generazioni e, ovviamente, emergenza Covid, hanno cambiato il modo di agire all’interno delle aziende e nel rapporto con il mercato. I business, la customer experience, l’employee experience stanno mutando pelle, in modo quasi autonomo e, soprattutto, inaspettato. La velocità e la direzione del loro cambiamento sembrano essere fuori dal nostro controllo, sviluppando dinamiche non previste o immaginate prima.
In questo quadro, sulle spalle dei manager incombe la responsabilità di impostare o guidare processi e modalità che garantiscano la continuità dei risultati senza più tanti riferimenti e appigli stabili cui affidarsi. Le capacità richieste a chi gestisce il business e le persone stanno diventando sempre più numerose e alcune sembrano anche essere in contraddizione tra loro. Ai manager si chiede umiltà e capacità di confrontarsi, di ammettere i propri limiti, di richiedere contributi prima di arrivare alle proprie conclusioni, ma si chiede anche coraggio nel dare una direzione e nel prendere decisioni.
Il manager deve saper costruire una strategia di gestione che assicuri lo sviluppo, ma deve anche essere capace di cogliere rapidamente le opportunità quotidiane. Per farlo deve essere capace di mettere in discussione i propri piani in modo flessibile, ma gli è chiesto anche di ancorare le azioni ad un programma chiaro e definito. Lo si invita a portare innovazione attraverso il contributo e la valorizzazione del team, di mettere in discussione lo status quo, ma anche di governare processi e attività in modo razionale ed economico, focalizzandosi su misure e indicatori fissi.
Lo si esorta a prendersi cura delle sue persone e di curarne il benessere, e nello stesso tempo di gestire con efficacia strumenti e regole di organizzazione del lavoro che non sempre aiutano a rispettare le esigenze e le necessità dei singoli lavoratori. Quello che sembra essere necessario è un manager, uomo o donna che sia, capace di giocare simultaneamente più approcci contrapposti, miscelandoli in continuazione.
C’è bisogno dell’approccio dello Stratega, ossia del manager capace di lavorare su orizzonti temporali di lungo periodo e di creare innovazione, in grado di lavorare con metodo e di dare al team indirizzi operativi e organizzativi sui processi e le attività. Per essere efficace, però, lo stratega deve sapersi spesso trasformare in Idealista, creando momenti di riflessione per costruire le condizioni dell'impegno collettivo.
Con il suo approccio l’Idealista può infatti creare un progetto valoriale cui il team può aderire, e aiutarli a dare un senso alla loro esperienza di lavoro, favorendo l’aggregazione sia verso gli obiettivi da raggiungere, sia verso il team stesso. Ma solo Strategie e Ideali non bastano, il terzo approccio che deve essere presente è quello del Negoziatore, ossia del manager che sa declinare le idee e la strategia in azioni operative e creare le transazioni, sul mercato e con il proprio team, che servono per portare avanti le attività con efficacia.
È con l'approccio del Negoziatore che il manager cerca di garantire la presenza delle “persone giuste al posto giusto” nel team e a creare, con un logica transattiva, una relazione di trasparenza e di reciprocità funzionale importante per portare a compimento le attività. Infine, è necessario anche un ultimo pezzo, legato all’approccio del Capo Scout, che raccoglie tutti i comportamenti legati ad aiutare il team nello stare insieme, nel lavorare come gruppo, concentrandosi sui risultati operativi da assicurare nel quotidiano, mettendo cuore nelle relazioni e dando un senso ai gesti di tutti i giorni.
Insomma, vita non facile per i manager oggi, chiamati a mettere in atto in modo sincrono quattro distinti approcci (o anime) nel loro lavoro. Possono farcela? Crediamo di sì, a patto che le loro aziende li aiutino a fare diagnosi sugli approcci che prediligono naturalmente e su cui sono già forti, li supportino nel valorizzare le capacità già presenti e li rinforzino nello sviluppo dei comportamenti che mancano per attivarsi in modo completo nel ruolo.
* Paola Donzelli, consulente senior bbsette
** Giovanna Prina, partner bbsette
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