Vitalizi, la carica dei ricorsi. Paniz ne presenta 400
di Nicoletta Cottone
4' di lettura
Maurizio Paniz presenterà domani quasi 400 ricorsi contro la delibera della Camera che taglia i vitalizi degli ex parlamentari dal 1° gennaio 2019. Parlamentare nelle file di Forza Italia per tre legislature, Paniz è uno dei cinque principali avvocati (gli altri sono Felice Besostri, Lorenzo Lentini, Alberto Sandulli e Federico Sorrentino) che hanno preso in carico la maggior parte dei ricorsi individuali degli ex parlamentari contro il taglio dei vitalizi. Lui ha deciso di presentarli tutti domani. Ci sono, infatti, precisa, due scuole di pensiero: una ritiene che vadano presentati entro domani e l’altra entro il 26. E visto «che sono interpretazioni», Paniz ha deciso di presentarli tutti domani. Molti ricorsi riguardano le pensioni di reversibilità.
Settecento ricorsi in arrivo
E i ricorsi contro la delibera della Camera - se ne attendono circa 700 - sono individuali. Ricorsi che il vicepremier Luigi Di Maio ha definito «700 dis-onorevoli, una vergogna». Il capogruppo pentastellato al Senato Stefano Patuanelli ha annunciato che è imminente il taglio anche al Senato. Il presidente della Camera Roberto Fico sull’ondata di ricorsi in arrivo ha dichiarato dal G7 dei parlamenti di Halifax, in Canada: « I ricorsi sapevo che sarebbero arrivati, farli è un diritto, ma resto ovviamente convinto della delibera approvata dall'ufficio di presidenza della Camera perché è un provvedimento che ricuce una ferita. Non l'abbiamo fatta contro qualcuno ma per qualcuno, nell'interesse del popolo italiano».
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Costano 206,94 milioni l’anno
I vitalizi per i parlamentari sono stati aboliti dal governo Monti alla fine del 2011 per i nuovi deputati e senatori. Il taglio della delibera della Camera interessa invece le pensioni agli ex onorevoli e loro aventi diritto per le pensioni di reversibilità, che hanno maturato il diritto al vitalizio prima dell'abolizione. In totale gli ex deputati e gli ex senatori sono circa 2.600, con una spesa per vitalizi che è quantificata in 206,28 milioni di euro nel 2017 e 206,94 milioni nel 2018 (a fronte di circa 37 milioni di contributi versati). Il taglio dei vitalizi interessa per ora solo i deputati perchè il Senato non ha ancora deliberato in tal senso. In rari casi gli emolumenti sono intorno ai 2mila euro e solo in pochissimi casi c’è chi incassa oltre 10 mila euro. La media è in una forbice fra 3 mila e 4 mila euro al mese.
La scure su 1.338 vitalizi
Il vitalizio minimo sarà di 980 euro al mese, e andrà a chi ha fatto una sola legislatura. Il minimo per chi subirà una decurtazione superiore al 50% del vitalizio sarà di 1.470 euro. I vitalizi percepiti alla Camera sono 1.405. In totale saranno 1.338 a essere ricalcolati e tagliati. Altri 67 invece non verranno ritoccati (si tratta di ex deputati che hanno sulle spalle almeno 4 legislature) perché l’importo del ricalcolo li avrebbe favoriti. Vitalizi immutati, per esempio, per chi col passaggio al contributivo avrebbe visto aumentare l'assegno come Massimo D'Alema (da 9.893 a 10.142) e Gianfranco Fini (da 10.631 a 11.929)
La competenza è del Consiglio di giurisdizione di Montecitorio
Il ricorso sarà presentato al Consiglio di giurisdizione della Camera presieduto da Alberto Losacco del Pd ed è costituito da tre mebri (oltre al rpesidente ci sono Stefania Ascari del M5S e Silvia Lovolo della Lega). Gli organi di giurisdizione interni alla Camera hanno anche un secondo grado. Il Collegio d’appello, prsieduto dal Andrea Colletti del M5S, è costituito da 5 membri (oltre al presidente c’è Laura Cavandoli della lega, Cosimo Maria Ferri del Pd, Paola Frassinetti di Fdi e laura Rabetto di Forza Italia). «Se non otterremo soddisfazione c'è sempre la Cassazione», ha detto Paniz.
Le «abnormità»nel mirino del legale
Nella delibera della Camera per tagliare i vitalizi - che li ricalcola tutti col contributivo - ci sono, dice Paniz, «delle abnormità». E, attacca Paniz, «si parla di moralità e stato sociale - attacca Paniz - e poi non ci si accorge che col ricalcolo si taglia l’assegno di un ex parlamentare di oltre 90 anni senza consentirgli di pagare la retta dell’ospizio». E sottolinea, per esempio, che per tutti coloro che hanno cessato il mandato prima del 1976 non c’è un criterio indicato nella delibera. Nell’allegato, infatti, i coefficienti di trasformazione per anno di decorrenza del tratamento previdenziale partono dagli anni 1976-1985. «Non si è tenuto conto poi di chi dopo l’esperienza di parlamentare alla Camera è stato poi parlamentare europeo, senatore o consigliere comunale. Ed è una follia che ci sia un trattamento differenziato alla Camera e al Senato» .
Falomi: ex deputati usati come un bancomat
Sulla stessa linea d’onda il presidente dell'Associazione degli ex parlamentari Antonello Falomi, che prima ha combattuto la battaglia per non farli approvare e ora quella dei ricorsi. «La delibera è illegale, incostituzionale e interviene in modo permanente e consistente su diritti già maturati». E dice che «è solo un cavallo di Troia per intervenire su tutte le pensioni degli italiani». Non si capacita della decisione della Camera. «Perché per aumentare le pensioni minime si usano gli ex parlamentari come un bancomat per trovare soldi e non si chiama in causa chi lavora e ha un reddito elevato? O si ricalcolano tutte o nessuna».
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