Vitalizi, Di Maio: la Cassazione boccia ricorso sui tagli
Secondo la Suprema Corte spetta alla Camera decidere sulle sforbiciate alle pensioni, anche se resta la possibilità di sollevare questioni di legittimità costituzionale. Il leader M5s esulta: « Con lo stop ai vitalizi risparmiamo circa 280 milioni»
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«Vi ricordate il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari che abbiamo fatto nei mesi scorsi? Qualcuno ha fatto ricorso per conservare il privilegio che percepiva ingiustamente da anni. Ma oggi è arrivata una bellissima notizia: la Cassazione ha bocciato il ricorso!». Lo ha annunciato su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio, ricordando che «con l’eliminazione dei vitalizi» «andremo a risparmiare circa 280 milioni tra Camera e Senato, a legislatura».
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Con un’ordinanza depositata oggi la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’ex onorevole Paolo Armaroli contro la delibera della Camera del luglio 2018 che ha ridotto di oltre il 40% l’assegno per via dell'autodichia dell’organo. Stabilendo che sui tagli delle 'pensioni' degli ex onorevoli il solo organismo che ha titolo per decidere è la Camera con il suo 'governo interno', tuttavia il Consiglio di Giurisdizione della Camera - afferma la Suprema Corte - è legittimato «a sollevare questioni di legittimità costituzionale». Pertanto chi - come il professor
Armaroli - ritiene che i tagli abbiano leso “diritti fondamentali”, o nutre dubbi “di legittimità costituzionale” delle norme che hanno prodotto questo risultato, può evidenziarli “davanti al Consiglio di Giurisdizione della Camera dei deputati”.
La decisione
Per le Sezioni unite, sentenza n. 18265 di oggi, «le controversie relative alle condizioni di attribuzione e alla misura dell'indennità parlamentare e/o degli assegni vitalizi per gli ex parlamentari non possono che essere decise dagli organi dell'autodichia, la cui previsione risponde alla medesima finalità di garantire la particolare autonomia del Parlamento». Niente da fare dunque per l'ex onorevole prof. Paolo Armaroli che dopo aver proposto ricorso al “Consiglio di Giurisdizione della Camera dei deputati” per ottenere l'annullamento della deliberazione 12 luglio 2018, n. 14 dell'ufficio di Presidenza per effetto della quale ha subito, dal 1 gennaio 2019, una decurtazione del 44,41% dell'assegno vitalizio, aveva proposto regolamento preventivo di giurisdizione. Armaroli dunque chiedeva che venisse dichiarata la sussistenza della giurisdizione del giudice ordinario o, in subordine, amministrativo. Per la Suprema corte però «la previsione dell'autodichia per le controversie relative alle condizioni di attribuzione e alla misura dell'indennità parlamentare e/o degli assegni vitalizi per gli ex parlamentari trova fondamento nella normativa “da qualificare come di diritto singolare” che si riferisce al Parlamento nazionale o ai Suoi membri, a presidio della posizione costituzionale del tutto peculiare di indipendenza e autonomia loro riconosciuta dagli artt. 64, primo comma, 66 e 68 Cost.».
Ricorso bocciato
In sintesi, per la Cassazione, «deve escludersi l'ammissibilità del ricorso per regolamento preventivo di giurisdizione per l'assorbente ragione che non si profila l'eventualità che l'organo di autodichia al quale il ricorrente si è rivolto possa non decidere la controversia e che quindi l'attività già svolta in quella sede dal ricorrente possa risultare inutile, in considerazione della natura della controversia stessa e delle deduzioni della Camera dei deputati convenuta». Tuttavia, precisa il Collegio, non è esclusa la legittimazione degli organi di autodichia a sollevare questione di legittimità costituzionale, «pertanto, nella specie - conclude la Corte -, le violazioni dei diritti fondamentali prospettate dal ricorrente ed eventuali dubbi di legittimità costituzionale possono essere evidenziati anche davanti al Consiglio di Giurisdizione della Camera del deputati».
Gli ex parlamentari: per Cassazione non è un privilegio, ma garanzia
Commentando la decisione della Corte, il presidente dell'Associazione degli ex Parlamentari, Antonello Falomi ha spiegato che «la Cassazione si è limitata a stabilire chi è il giudice che ha la competenza a giudicare». Mentre «sul merito, invece, ha ribadito quello che abbiamo sempre sostenuto - dice - e cioè che il vitalizio, come l'indennità parlamentare, non è un privilegio ma una garanzia. La garanzia posta dalla Costituzione a tutela dell'accesso dei cittadini alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e del libero esercizio della funzione del parlamentare senza vincolo di mandato».
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