respinte le pregiudiziali

Vitalizi, riforma in Aula alla Camera. Grillo in tribuna

di A. Gagliardi e V. Nuti

5' di lettura

Dopo molti rinvii, si avvicina una prima svolta parlamentare per la riforma dei vitalizi, da oggi nell’Aula della Camera, cha ha respinto con 300 voti le questioni pregiudiziali presentate da Ap e Forza Italia (68 i favorevoli). Al termine di una lunga discussione generale i primi voti sul merito del provvedimenti sono iniziati in serata. L’aula ha respinto due emendamenti di Dore Misuraca (Ap) che riscrivevano i primi due articoli della legge. A respingere gli emendamenti la maggioranza trasversale costituita da Pd, Si, Mdp, Lega e M5s. Già domani la proposta di cancellare i vitalizi per tutti i parlamentari, calcolando la pensione con il sistema contributivo (ex deputati e senatori compresi) dovrebbe incassare il primo via libera di Montecitorio, per poi passare all’attenzione del Senato. In tempo per essere uno dei temi caldi della prossima campagna elettorale. Sulla carta, la proposta Richetti, appoggiata sia dal Pd che dal M5S, è destinata ad un’approvazione senza problemi, anche se non mancano malumori trasversali, sia tra i dem (con diversi contrari alla stretta) che tra gli altri partiti.

Il fronte dei critici: «Rischio incostituzionalità»
Difficile che qualcuno decida di difendere quello che viene considerato un privilegio, anche se questa mattina non sono mancate le voci critiche, soprattutto per i rischi di incostituzionalità che accompagnano la riforma. Il ddl Richetti, ha spiegato ad esempio il presidente del Misto Pino Pisicchio, è « un provvedimento sciatto, privo persino del conto economico» e «pericoloso per gli italiani, perché anticiperebbe le mani in tasca a chi è già in pensione : se il principio si applica ai legislatori, perché non dovrebbe applicarsi anche a tutti gli altri?». Critico anche il segretario Psi e sottosegretario ai Trasporti Riccardo Nencini, che parla di possibile “pacco” per gli italiani perchè la proposta «ha tutta l'aria di essere incostituzionale, come fatto intendere chiaramente dal vice ministro Morando e con lui un pugno di qualificati giuristi».

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Lega Nord a favore della riforma, Fi contraria
Alla lista dei partiti schierati per la riforma comprende anche la Lega Nord, il cui voto favorevole è stato annunciato dal deputato Cristian Invernizzi. Il Carroccio, ha spiegato Invernizzi, «da sempre si batte per abolire questo privilegio che altro non fa che allontanare la politica dalla realtà del Paese», come prova le decisione di non presentare alcun emendamento al testo approvato in commissione originario, in modo da favorire una rapida approvazione e dare «risposte concrete ai cittadini». Contraria alla riforma Forza Italia, che ne ha stigmatizzato la retroattività. «Forza Italia nel 2011 e 2012 è stato il primo partito, al governo, che ha riportato al contributivo i vitalizi. Noi siamo il partito, l'unico, che ha combattuto il sistema retributivo. Non siamo affatto passibili di sospetti quando invochiamo le garanzie della Costituzione» ha detto Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia. «La retroattività - ha aggiunto - è una barbarie e l’abbiamo pagata sulla nostra pelle con un'applicazione retroattiva indegna e ingiusta nei confronti del nostro Presidente. E ha ammonito: « È evidente quello che accadrà: ciò che oggi verrà applicato ai parlamentari domani si applicherà con uno schiocco di dita ai pensionati. Insomma, siamo in presenza di un provvedimento pericoloso e barbaro sul piano costituzionale».

Se Regioni non si adeguano, stop 50% somme vitalizi
Modifiche al testo arrivato in Aula sono state messe a punto dal relatore Matteo Richetti, con ritocchi per superare i dubbi espressi dalla commissione Bilancio (ma anche dalla Ragioneria e dal governo). Le modifiche sono ora all’esame della Bilancio. Un emendamento del relatore modifica le sanzioni previste per le Regioni che non si adeguano alle nuove norme. «Per chi non si adegua - ha spiegato Richetti - arriverà un taglio del 50% delle somme previste nei bilanci delle regioni per questa voce».

Emendamento relatore, stop gestione Inps
Un altro emendamento del relatore cancella l’articolo 5 del testo che prevedeva l’istituzione presso l'Inps di un'apposita gestione separata delle risorse destinate al trattamento previdenziale dei parlamentari. L’erogazione degli assegni resta così in capo al Parlamento. La proposta di modifica accoglie alcuni rilievi posti dalla commissione Bilancio, ha spiegat0 Richetti.

Grillo in tribuna per “vigiliare” sul via libera
La vigilia dell’approdo in Aula è stata caratterizzata dal duro botta e risposta polemico tra il Pd, cui appartiene il primo firmatario della proposta, Matteo Richetti, e il M5S. I grillini rivendicano in particolare il merito di aver fatto uscire il ddl dallo stallo degli ultimi mesi, rinunciando alla “quota opposizione” dei lavori d’Aula con il ritiro della proposta di legge Lombardi sul taglio alle indennità parlamentari. Per evitare che la bandiera della lotta ai privilegi venga comunque sbandierata solo dai dem il leader M5S Beppe Grillo oggi assisterà ai lavori parlamentari dalla tribuna, mettendo in qualche modo il cappello sulla riforma. «Se siamo qua è grazie a noi. Si scrive Pd ma si legge M5S» ha detto il deputato del M5S Toninelli, intervenendo in Aula alla Camera dopo la ripresa dei lavori da parte dell'Assemblea.

Rosato: da Pd sì compatto a legge
Dal fronte opposto, a difendere la linea del Pd è il capogruppo Ettore Rosato, che questa mattina a Rianews24 ha pronosticato il via libera alla legge «con il sostegno di tutto il gruppo parlamentare. Ci sarà compattezza del gruppo e una forte volontà nostra: è una legge che rivendichiamo con forza», perchè «in un'epoca di sacrifici, anche la politica mostri sobrietà». Quanto ai tempi, visto che il ddl dovrà poi passare al Senato, Rosato ha spiegato che «abbiamo davanti qualche mese». La conferenza dei capigruppo al Senato «deve scegliere le priorità, per noi lo è così come il testamento biologico. C'è tutta la volontà del Pd di arrivare fino in fondo».

In realtà, nonostante le rassicurazioni del capogruppo dem sul profilo costituzionale del provvedimento, non sono mancati i malumori
nell'assemblea del gruppo Pd alla Camera convocata prima dell'Aula chiamata ad approvere il ddl che abolisce i vitalizi dei parlamentari. Alcuni esponenti dem avrebbero infatti criticato duramente il ddl denunciando la deriva grillina e populista del Pd e il rischio di incostituzionalità della legge.

Che cosa prevede la proposta Richetti
Depositata nell'agosto del 2015, la proposta Richetti punta all'abolizione tout court del vitalizio e l'estensione in tutto e per tutto ai parlamentari (e ai consiglieri regionali) del trattamento previdenziale oggi previsto per i lavoratori dipendenti. Il ddl AC 3225, che per la prima volta interviene su una materia disciplinata dai Regolamenti interni agli organi parlamentari, si applicherà a regime anche «ai trattamenti previdenziali in essere, compresi i vitalizi attualmente percepiti che vengono definitivamente aboliti». Le novità principali sono due: la stretta toccherà anche gli ex parlamentari, decisione oggetto di grandi polemiche, e gli assegni in futuro non arriveranno al compimento dei 65 anni ma più in avanti, in linea con i paletti della riforma Fornero.

I vitalizi, a dire il vero, sono stati già aboliti nel 2012 ma solo per i neo eletti: i parlamentari cessati dal mandato prima di quella data hanno infatti continuato a percepire gli assegni pre-riforma mentre a coloro che hanno esercitato un mandato prima del 2012, e che sono stati poi rieletti, si applica un sistema basato in parte sulla quota di assegni vitalizi maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. Norme che con la
nuova riforma verrebbero dunque riscritte.

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