Vola l’export della sneaker di Casarano
Incremento delle esportazioni del 35% tra 2019 e settembre 2022: il distretto della provincia di Lecce, annientato dalla concorrenza asiatica, è rinato grazie a investimenti in tecnologia, qualità e accordi di filiera e oggi attira griffe e private equity
di Vincenzo Rutigliano
3' di lettura
Tira sui mercati esteri il calzaturiero pugliese made in Casarano, merito, in gran parte, della svolta profonda di prodotto e di processo che oggi si chiama “sneaker”, tanto da aver fatto della regione la “valley sneaker italiana”. Si è andato strutturando, cioè, un distretto sempre più specializzato nella produzione di qualità di questa scarpa, apprezzata dai grandi marchi,che si fa strada sui mercati esteri. Tanto che, a sorpresa, tra i distretti produttivi meridionali del sistema moda, il calzaturiero salentino è stato quello che ha recuperato meglio, e più velocemente, il gap con i livelli di export pre-Covid.
Li ha addirittura superati, primo tra i 9 distretti esaminati dal Monitor di Banca Intesa Sanpaolo di gennaio 2023, realizzando un +35% a settembre 2022 rispetto allo stesso mese del 2019.In valore l’export ha raggiunto – secondo le elaborazioni di Intesa su dati Istat - gli 85 milioni nel periodo gennaio-settembre 2022, + 22% sullo stesso periodo del 2021 (cioè 18 milioni), + 35% sul 2019 (cioè 22 milioni).Dietro questi numeri c’è il successo della sneaker.
Un tempo scarpa sportiva per eccellenza, usata solo per occasioni particolari o nel tempo libero, la sneaker è diventata una calzatura cult anche per i look più glamour, tra lusso sartoriale, multi uso anche per occasioni formali sia femminili che maschili, non più basica ma modello in cui sperimentare, specie da parte dei vari brand, anche nuovi materiali e nuove tecniche produttive per migliorarne le performance di forza e insieme di comodità. Tutte caratteristiche proprie del made in Italy che hanno conservato le produzioni proprio nel Salento, un tempo regno della scarpa a basso prezzo spazzata via dalla concorrenza asiatica. Oggi nel triangolo Casarano-Tricase - grazie ad investimenti mirati, alta tecnologia e formazione di nuove generazioni di artigiani della calzatura - vi è un vero e proprio distretto di riferimento europeo per le sneaker di fascia alta e, soprattutto, griffate. In cifre quasi 2 milioni di paia prodotte ogni anno che, a fine 2023, potrebbero diventare 3, che alimentano un indotto fatto di opifici e tomaifici salentini e semilavorati provenienti anche dalla vicina Albania, quasi 350 milioni di fatturato, 4000 addetti, diretti ed indiretti, occupati nella provincia di Lecce.Di questa sneaker valley italiana saldamente piantata nel Salento, Michele Zonno, presidente della sezione Tac di Confindustria Lecce, conosce origine e prospettive. Dopo un primo esperimento embrionale della metà degli anni 90 con produzioni di fascia alta per un brand marchigiano di fama internazionale, nel 2004 arriva la svolta. «Convinco Giuseppe Baiardo, un imprenditore della Riviera del Brenta – dice Zonno - ad investire a Casarano, a realizzare una sua unità produttiva di calzature da donna di qualità, delocalizzata rispetto alla sua piattaforma produttiva veneta». Il resto è venuto dopo. Sull'asse Veneto-Casarano comincia la fornitura a brand toscani disneaker, poi la prima linea produttiva dedicata alla sneaker di lusso, poi due linee, il cluster leccese cresce, eccelle per la qualità delle lavorazioni tra tecniche artigianali e tecnologie innovative, capacità di trattare sia la pelle che i nuovi tessuti, e di «svolgere – aggiunge Zonno – un servizio di progettazione, modelleria, prototipazione rapida, nella realizzazione dei campionari in un’ottica di servizio spinto alle griffe e ai clienti».
Oggi, e così soprattutto negli ultimi 5 anni, il distretto salentino realizza sneakers per tutti i più grandi gruppi del fashion da Prada a Gucci, Tod's, Ferragamo, Valentino, Dior. Il futuro si chiama aggregazione per «affrontare meglio la complessità dei mercati esteri, per fare altri investimenti e continuare a formare le nostre persone che sono il cardine dello sviluppo del settore». Nelle aziende più grandi,crescono i contatti esplorativi con fondi private equity, utili proprio per rafforzare il distretto e favorire processi aggregativi, acquisizioni, fusioni. Come è accaduto per la Italian Fashion Team di Michele Zonno (52 milioni di fatturato nel 2022, 280 dipendenti) acquisita, da inizio anno, da Golden Goose, specialista veneto delle sneaker di lusso, proprio in una logica di integrazione di filiera produttiva, e che ha dato vita alla nuova GGDB/IFT di cui Zonno è ad. Anche il canale bancario dà sostegno a questo distretto in una logica sempre più di filiera. Ed è proprio allo sviluppo di filiere come queste, attive nel Salento come in altre aree del Sud, in particolare di Basilicata, Puglia e Molise, che Banca Intesa ha destinato un programma specifico, chiamato Sviluppo Filiere.
«Con questo programma – spiega Alberto Pedroli, direttore regionale per queste tre regioni di Intesa Sanpaolo, la banca che realizza il Monitor sui distretti del Sud - abbiamo favorito 35 accordi di filiera per un giro d'affari complessivo di circa 4,5 miliardi. In questo quadro – aggiunge – sosteniamo le imprese anche con Motore Italia, programma dedicato alle Pmi, che mette a disposizione circa 3 miliardi per le aziende di Puglia, Basilicata e Molise».
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