Vola il prezzo del gas. E Gazprom avverte l’Europa: inverno difficile. La Germania non chiude 3 centrali nucleari
All'hub olandese Ttf, dopo un'apertura a 230 euro per Megawattora, il prezzo è volato a oltre quota 250 euro per poi ripiegare attorno ai 244, per un incremento di oltre l'11%
di Biagio Simonetta
I punti chiave
3' di lettura
Vola verso i massimi il prezzo del gas, sfondando anche quota 250 euro e lasciando poche speranze per il futuro, anche in virtù di una nota di Gazprom che prospetta un inverno difficilissimo. All'hub olandese Ttf, dopo un'apertura a 230 euro per Megawattora, il prezzo è volato a oltre quota 250 euro per poi ripiegare e chiudere a 224.
Una situazione resa complicata dalla guerra in Ucraina e aggravata, secondo gli analisti, dalla siccità che ha ridotto la portata dei fiumi, complicando le operazioni di trasporto del carbone e inducendo – probabilmente - le utility a usare in sostituzione proprio il gas. Il livello dell’acqua in un punto chiave del Reno - il fiume più importante dell’Europa occidentale per il trasporto di carburante e altri beni industriali - ha toccato un nuovo minimo questa settimana, rendendo antieconomico il transito di molte chiatte.
Ma a giocare un ruolo importante sono state anche altre variabili, a partire dal caldo torrido che ha investito il Vecchio Continente che ha scatenato una domanda superiore al normale, aggravando una crisi energetica che minaccia di spingere le principali economie verso la recessione.
Futuro nero
E se il presente è grigio, il futuro sembra essere nero. Perché secondo i russi di Gazprom, i prezzi del gas in Europa potrebbero aumentare del 60% nel prossimo inverno, superando anche i 4mila dollari per mille metri cubi. La stima è che il prezzo del gas possa arrivare anche a 347 dollari per Megawattora.
Nei primi sette mesi e mezzo del 2022, Gazprom ha ridotto le esportazioni di gas verso l’Europa del 36,2% a 78,5 miliardi di metri cubi, secondo i dati forniti dalla stessa società. Nel frattempo, continua lo stallo tra Germania e Russia per una turbina del gasdotto Nord Stream che è rimasta bloccata dopo i lavori di riparazione effettuati in Canada. Il mese scorso Mosca ha ridotto le spedizioni di gas attraverso il collegamento al 20% della capacità, adducendo problemi tecnici. Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha dichiarato lunedì che la turbina è disponibile e che la Russia sta usando l’attrezzatura come “scusa” per tagliare le forniture all’Europa.
Occhi sul GNL
Proprio la Germania è fra i Paesi più colpiti dalla crisi energetica, essendo fortemente dipendente dalle forniture russe. Il governo tedesco ha invitato a ridurre i consumi e questa settimana ha imposto una tassa sull’uso del gas. Ha anche firmato un accordo con le principali compagnie energetiche del Paese per importare gas naturale liquefatto attraverso due nuovi terminali, quest’inverno.
E ha deciso di rinviare la chiusura delle ultime tre centrali nucleari ancora in funzione nel paese, secondo quanto riporta il Wall Street Journal che cita fonti del governo tedesco. Anche se temporanea, la decisione segnerebbe una prima retromarcia da una politica iniziata nei primi anni 2000 per eliminare l’energia nucleare in Germania. La decisione deve ancora essere approvata formalmente dal governo del cancelliere Olaf Scholz e avrà probabilmente bisogno di un voto favorevole in Parlamento.
Va anche considerato che il GNL - che ha aiutato l’Europa a riempire i siti di stoccaggio in seguito alla diminuzione delle forniture russe - potrebbe diventare più difficile da reperire con l’aumento della concorrenza per i carichi. Le alte temperature stanno scatenando un aumento della domanda in Asia, e le compagnie asiatiche stanno incrementando gli acquisti per fare scorte per l’inverno. Niente di incoraggiante, insomma.
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