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Volkswagen chiude le fabbriche per 3 settimane causa coronavirus

Dopo gli ottimi risultati del 2019, Herbert Diess, ceo del primo costruttore automobilistico del mondo, non nasconde che il 2020 sarà un anno «molto difficile» proprio a causa della pandemia, che non dà segnali di rallentamento. L'impatto sul gruppo resta «imprevedibile»

di Alberto Annicchiarico

3' di lettura

Il coronavirus colpisce duro anche il più grande costruttore di automobili del mondo. Come trapelato già ieri, questa mattina Volkswagen, il cui titolo ha perso il 36% da inizio d’anno e che nei primi due mesi dell’anno ha visto crollare il fatturato del 15%, ha annunciato che chiuderà la maggior parte delle sue fabbriche europee per «due o tre settimane». Lo ha detto l'amministratore delegato del gruppo, Herbert Diess, che ha spiegato come «visto l’attuale deterioramento della situazione sul versante delle vendite e l’aumentata incertezza sul fronte dei rifornimenti di componenti ai nostri impianti» non restasse altra scelta. Diess ha aggiunto che «verrà fatta ogni cosa possibile per ridurre l'impatto del virus». A Francoforte il titolo Vw ha recuperato il 2,5%, in linea con l’indice di Francoforte, il Dax 30.

Il costruttore automobilistico tedesco - che annovera tra i suoi marchi Audi, Bentley, Bugatti, Ducati, Lamborghini, Porsche, Seat e Skoda - non nasconde, quindi, che il 2020 sarà un anno segnato dalla pandemia, che non dà segnali di rallentamento. L'impatto sul gruppo resta «imprevedibile».

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Sul piano finanziario ha ammesso Diess, le conseguenze non sono calcolabili e tutto dipenderà dalla durata della crisi. Il numero uno della casa di Wolfsburg ha parlato di «sfide su terreni sconosciuti sia da un punto di vista operativo che finanziario» . Prima del coronavirus il costruttore tedesco aveva previsto che la performance del gruppo sarebbe stata all’altezza del 2019, mantenendo i target del margine operativo fra il 6,5 e il 7,5%. Il 2020 si preannuncia, invece, un anno molto complicato, se non drammatico. Basti pensare che un mercato fondamentale per Volkswagen come quello cinese (le vendite superano i 4 milioni di unità dei quasi 11 milioni a livello globale) è calato del 74% a febbraio.

«L'entità e la durata dell'impatto del Covid-19 sul Gruppo Volkswagen sono incerte» ha ribadito durante la conferenza annuale il cfo Frank Witter. «Una prognosi credibile è al momento quasi impossibile». Tuttavia a Wolfsburg continuano a credere che i piani del processo di elettrificazione, soprattutto sul fronte della tempistica per l’intero 2020, non dovranno essere cambiati e quindi non ci saranno ritardi. A patto, ovviamente, che l’emergenza non si prolunghi oltre il prevedibile.

Sembra così lontano il 2019, anno nel quale Volkswagen ha ottenuto risultati record e superiori alle aspettative, con un utile in crescita del 15% a 14 miliardi di euro. I ricavi sono saliti a 252,6 miliardi di euro, il 7,1% in più rispetto 2018. L’utile operativo è salito del 22% a 16,9 miliardi grazie alle vendite di modelli che garantiscono margini più elevati, a dispetto di un mercato alle prese con una trasformazione verso l’elettrico che ha messo in difficoltà le rivali.

Ma la realtà di oggi è molto diversa. «Garantire la salute e la sicurezza dei nostri dipendenti e delle loro famiglie - ha detto Diess - è la massima priorità in questa situazione. L'obiettivo primario è rallentare il più possibile la diffusione del coronavirus. A tal fine, anche la Volkswagen sta adottando una serie di misure. Dato l'attuale significativo deterioramento della situazione delle vendite e l'accresciuta incertezza relativa alla fornitura di parti ai nostri impianti, la produzione sarà sospesa nel prossimo futuro negli stabilimenti gestiti dai marchi del Gruppo».

Volkswagen ha 124 impianti di produzione nel mondo, 72 dei quali in Europa e di questi ben 28 nella sola Germania. Il costruttore tedesco ha 671mila dipendenti e ha consegnato circa 5 milioni di vetture nel 2019 in Europa.

La produzione, ha aggiunto il top manager, «sarà interrotta nei nostri stabilimenti spagnoli, a Setubal in Portogallo, a Bratislava in Slovacchia e nei siti produttivi di Lamborghini e Ducati in Italia entro la fine di questa settimana». La maggior parte degli altri stabilimenti tedeschi ed europei «inizierà a prepararsi a sospendere la produzione, probabilmente per due settimane. I singoli marchi comunicheranno al più presto i dettagli dei piani operativi».

Al contrario, la produzione in Cina, dove Volkswagen ha 23 impianti, è stata ripresa, dopo uno stop di tre settimane, ad eccezione delle fabbriche di Changsha e Urumqi.

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