Volkswagen valuta lo stop della fabbrica di Dresda. Piano per tagliare i costi
Un portavoce, senza commentare le indiscrezioni, ha ricordato che la casa di Wolfsburg ha avviato prima dell’estate «un pacchetto dettagliato di misure». Il sindacato chiede chiarezza sugli obiettivi
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Fanno discutere in Germania le ipotesi di chiusura da parte di Volkswagen della Gläserne Manufaktur, la “fabbrica di vetro”, a Dresda. I circa 300 dipendenti dovrebbero essere assegnati ad altre mansioni, ha rivelato Automobilwoche, che ha citato fonti aziendali. Il piccolo impianto, che comprende anche uno spazio espositivo, è stato inaugurato nel 2002 da Ferdinand Piëch, l’ex storico numero uno del gruppo, e dal cancelliere Gerhard Schröder. Sono state costruite in totale più di 150mila unità e dal 2021 l’unico modello prodotto è l’elettrica entry-level ID.3, marchio Volkswagen. Il risparmio per Vw potrebbe essere di 20 milioni all’anno. In Borsa +2,69% ieri le ordinarie.
Tutto questo accade proprio nei giorni in cui nel principale sito di produzione delle auto elettriche del brand e del gruppo, a Zwickau, sempre in Sassonia, ma 126 chilometri a ovest, è potenzialmente a rischio un quinto della forza lavoro (contratti a termine, ndr). Causa: il combinato disposto di tassi più alti ed economia debole sta fiaccando gli ordini. Nel primo semestre gli stessi ordini abbondavano per gli stop alla produzione causati dai rallentamenti nel biennio precedente(crisi dei microchip, catene di fornitura interrotte anche dalle fiammate del Covid in Cina, ndr). Ed è intuibile che i costruttori non spingano sulla produzione per difendere il livello dei prezzi raggiunto.
Volkswagen, quindi, potrebbe cessare la produzione a Dresda (secondo gli esperti non coprirebbe i costi) dopo più di 20 anni, anche se il ministro dell’economia della Sassonia Martin Dulig (Spd) sostiene che il gruppo gli ha comunicato che non ci sono ancora decisioni del board. La svolta, pare, potrebbe essere domani. Un portavoce, senza commentare le indiscrezioni, ha ricordato che la casa di Wolfsburg ha avviato prima dell’estate «un pacchetto dettagliato di misure».
Un manager a giugno aveva parlato della «più grande ristrutturazione degli ultimi decenni» per il brand che dà il nome al gruppo. Dettata dall’urgenza di rendere Vw più snella e competitiva, per reggere l’onda d’urto cinese oltre che la concorrenza di Tesla. Wolfsburg punta sui brand volume - ovvero la stessa Volkswagen più Skoda, Cupra e Seat - per generare margini e finanziare l'onerosa transizione all'elettrico. Parola d'ordine, efficienza e sinergie, per alzare la redditività: margine operativo al 6,5% senza escludere che si possa spingere fino all'8%. E risparmi per 10 miliardi, entro il 2026. Numeri sui quali la responsabile del sindacato Daniela Cavallo, ieri, ha chiesto chiarezza. «Abbiamo ottimi prodotti - ha rassicurato ieri il cfo Arno Antlitz durante un incontro con i giornalisti a Francoforte - ma dobbiamo anche studiare attentamente i costi per rimanere competitivi come azienda in Germania e in Europa».
Sullo sfondo c’è l’avanzata del Dragone. Gli esperti dell'Università di tecnologia di Chemnitz prevedono che le importazioni di automobili dalla Cina aumenteranno rapidamente in Europa. Numeri che lievitano se si parla di sole auto elettriche. Già nel 2025 la quota delle nuove immatricolazioni potrebbe salire al 25%. Spinta da una competitività che non è solo di prezzo ma anche di tecnologia.
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