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Volto nuovo, ultra-conservatore e pro-Trump: chi è lo Speaker Mike Johnson

Il neo-leader della Camera ha 51 anni ed è deputato della Louisiana. Ha difeso Trump durante l’impeachment e nelle manovre sulle elezioni del 2020

di Marco Valsania

Reuters

3' di lettura

Mike Johnson è stato eletto Speaker della Camera americana, al termine di una protratta faida interna tra le fazioni della maggioranza repubblicana. Johnson, poco noto deputato della Louisiana, è un conservatore militante sui valori sociali, dalla lotta contro il diritto all’aborto a quella contro il riconoscimento e matrimonio di coppie dello stesso sesso. È stato un fedele alleato di Donald Trump. Ed è anche il più giovane e inesperto Speaker eletto in decenni in un momento di grandi tensioni, domestiche e internazionali.

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Paladino di Trump

Johnson è stato parte del team che aveva difeso Trump nel corso del primo procedimento di impeachment parlamentare. E’ stato successivamente in prima linea negli sforzi per ribaltare le elezioni del 2020 e la vittoria alla Casa Bianca del democratico Joe Biden. In quanto tale si è assicurato il sostegno dell’ala destra del partito. Il suo basso profilo, il fatto di essere un volto nuovo e la sua personalità considerata poco abrasiva e aperta lo hanno tuttavia reso accettabile alle correnti più moderate. Il suo merito, hanno sottolineato alcuni osservatori della politica Usa, è stato quello di essersi fatto pochi nemici convinti.

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Dalla Bibbia alla spesa pubblica

Parlando alla Camera, Johnson ha promesso di “restaurare la fiducia nella Camera”. Ha però allo stesso tempo elencato una serie di priorità della destra radicale, inframmezzate da citazioni bibliche e riferimenti alla sua fede cristiana. Sul fronte politico ha citato la frontiera meridionale “spezzata” e la troppa spesa pubblica come principale minaccia alla sicurezza nazionale del Paese. “La sfida davanti a noi è grande e il tempo di agire è ora”, ha detto. “Non vi deluderò”.

Superare il vuoto di leadership

L’urgenza di superare il vuoto di leadership ha pesato sui repubblicani, forse diventando il fattore decisivo nello spianare la strada a Johnson: senza uno Speaker la Camera è impossibilitata a svolgere attività legislativa. L’agenda è sicuramente fitta: le crisi geopolitiche, con le guerre in Ucraina e in Israele, e il rischio di shutdown del governo federale a metà novembre, alla scadenza di una estensione temporanea del budget annuale.

Aiuti a Israele

La Casa Bianca ha chiesto lo stanziamento combinato di oltre cento miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina, a Israele, per Taiwan e per la sicurezza del confine meridionale degli Stati Uniti sotto pressione per i migranti. I repubblicani, a cominciare da Johnson, sono parsi contrari in particolare a nuovi aiuti a Kiev. Una mozione a favore di Israele, e a seguito finanziamenti, sono al contrario tra le priorità enunciate da Johnson in aula.

Carriera breve e controversa

Con la poltrona di Speaker, Johnson corona una carriera rapida e controversa. Avvocato e costituzionalista, 51 anni, è alla Camera dal 2016. Oggi è vice-presidente della Republican Conference della Camera, organismo che raccoglie i deputati del partito. E’ stato anche alla guida del Republican Study Group, responsabile dell’attuale ortodossia oltranzista conservatrice. Lui si è schierato a favore di un divieto nazionale sull’aborto, non solo deciso dai singoli stati, una posizione considerata eccessiva anche da numerosi colleghi di partito.

Il ruolo nelle elezioni del 2020

Ancor più discussa è stata la sua posizione durante le passate elezioni presidenziali: ha sottoscritto un ricorso legale del Texas per annullare i risultati delle urne di stati cruciali vinti da Biden sostenendo che erano stati manipolati, una denuncia respinta dalla stessa Corte Suprema. E si era pronunciato contro la certificazione dell’elezione di Biden a Presidente il 6 gennaio 2021 in Congresso.

Il quarto candidato

Alla nomina e successo in aula Johnson è arrivato in un clima quasi disperato tra i repubblicani: dopo tre tentativi falliti in 22 giorni tra i repubblicani di scegliere un nuovo Speaker quale successore di Kevin McCarthy, silurato dalla ribellione dell’ala più estremista del partito che gli rimproverava compromessi con i democratici e con Biden anzitutto sulla spesa pubblica. Finora erano stati bocciati Steve Scalise, numero due del partito alla Camera, il combattivo e radicale Jim Jordan e il moderato Tom Emmer. I repubblicani alla Camera hanno una maggioranza di soli quattro seggi segnata da profonde divisioni interne, politiche e personali, che hanno complicato l’elezione del nuovo Speaker. Rimane ora da veder se Johnson darà prova di leadership efficace, di saper unire il partito e di saper negoziare con il Senato a maggioranza democratica e con la Casa Bianca.

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