Von der Leyen lancia la sfida verde: Europa a «zero emissioni» entro il 2050
La strategia ambientale della Commissione Ue punta a fare dell’Europa il primo continente neutrale per l’ambiente. Servirà una trasformazione radicale del sistema economico e del modo di vivere dei cittadini. Stimati costi per 260 miliardi di euro all’anno (pari all’1,5% del Pil aggregato comunitario) e nuovi investimenti verdi per 1.000 miliardi di euro
dal nostro corrispondente Beda Romano
3' di lettura
BRUXELLES - Come promesso in luglio, la Commissione europea ha presentato mercoledì 11 dicembre una nuova strategia ambientale che nelle intenzioni dovrebbe trasformare il nostro modo di vivere, di consumare e di produrre, oltre che rivoluzionare il sistema economico. Il successo dell’iniziativa dipenderà dai Paesi membri che dovranno mettere a disposizione il denaro indispensabile per fare dell’Europa entro il 2050 il primo continente neutrale da un punto di vista climatico.
«Lo European Green Deal è la nostra nuova strategia per la crescita – ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, illustrando il progetto dinanzi al Parlamento europeo qui a Bruxelles –. Deve trasformare il nostro stile di vita e di lavoro, di produrre e di consumare, in modo da vivere in modo salutare e rendere la nostra attività economica più innovativa. Possiamo essere tutti coinvolti dalla transizione e tutti trarne vantaggi».
Le misure presentate dalla Commissione
Il pacchetto presentato preannuncia misure regolamentari, legislative o semplicemente politiche che andranno a toccare nel prossimo quinquennio l’industria, l’economia circolare, l’agricoltura, i trasporti, l’energia, il commercio e anche i rapporti internazionali. Entro i prossimi 100 giorni, la Commissione von der Leyen vuole presentare una legge che imporrà all’Unione di diventare entro il 2050 un continente neutrale da un punto di vista climatico.
La questione è controversa, divide i Ventisette che ne discuteranno giovedì 12 e venerdì 13 dicembre a Bruxelles. Alcuni Paesi, soprattutto dell’Est Europa ancora molto dipendenti dal carbone, ritengono che l’obiettivo sia troppo ambizioso e troppo costoso. L’esito della discussione dipenderà da quanto denaro gli stessi Paesi membri sono pronti a versare in un fondo (il Just Transition Fund, in inglese) che secondo la Commissione europea dovrebbe aiutare la transizione.
Le risorse dipenderanno dalla volontà dei Paesi membri
Nei giorni scorsi, von der Leyen aveva parlato di un fondo da 100 miliardi di euro. È significativo che questa cifra non venga ripetuta nel progetto appena presentato. L’ammontare è oggetto di un negoziato che riguarda sia gli obiettivi climatici che il prossimo bilancio. Quanto alla possibilità di escludere gli investimenti verdi dal calcolo del deficit, la Commissione europea preferisce non prendere posizione, rinviando a un dibattito sulle regole del Patto di Stabilità e di Crescita.
Si legge nella comunicazione pubblicata dall’Esecutivo comunitario: «L’esito della discussione formerà la base per possibili futuri passi, anche per quanto riguarda il trattamento degli investimenti verdi da parte delle regole di bilancio, pur preservando le salvaguardie contro rischi alla sostenibilità dei debiti pubblici». In una intervista al Sole-24 Ore in novembre, la signora von der Leyen aveva espresso il timore che modifiche in questo campo avrebbero provocato «un ambientalismo di facciata».
Investimenti verdi per 1.000 miliardi
Sulla base degli obiettivi attuali per il 2030, i costi della radicale trasformazione immaginata dalla signora von der Leyen sono stimati a 260 miliardi di euro all’anno (pari all’1,5% del Pil aggregato del 2018). In questo contesto, l’Esecutivo comunitario vuole promuovere investimenti per 1.000 miliardi di euro. Sempre secondo la Commissione europea un quarto del bilancio comunitario dovrebbe essere dedicato alla questione ambientale. Anche questa cifra rischia di essere ritenuta troppo elevata da molti Paesi membri.
Infine, la Commissione europea pubblicherà nel corso dell’estate dell’anno prossimo una analisi d’impatto che deve permettere di capire se sia realistico aumentare l’obiettivo di riduzione dei gas ad effetto serra entro il 2030, dal -40% al -50-55 per cento. Intanto la tabella di marcia pubblicata dall’Esecutivo comunitario prevede misure nel corso del 2020 e del 2021, con una trafila legislativa che potrebbe riguardare in fin dei conti l’intero quinquennio.
I primi commenti all’attesa iniziativa comunitaria sono stati relativamente positivi. L’associazione imprenditoriale Business Europe è «pronta ad avere un ruolo essenziale per fare del Green Deal un successo». L’organizzazione non governativa Transport & Environment ha detto che il nuovo progetto potrebbe rivelarsi «un passaggio cruciale» nella lotta contro l’inquinamento e il cambiamento climatico. Greenpeace, invece, ha esortato Bruxelles a presentare testi legislativi «all’altezza degli impegni».
Per approfondire:
● Green deal, i nodi da sciogliere del fondo Ue da 100 miliardi
● Superbatterie, cosa fanno le 5 società italiane della filiera Ue dell'auto elettrica
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