Voto in Svezia, stallo ma i populisti non sfondano. Lofven apre al centrodestra
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Elezioni in Svezia, non raggiunge le aspettative trionfali della vigilia ma la destra radicale svedese compie un consistente balzo in avanti. Quando è stato scrutinato oltre il 90% dei voti, il partito anti-immigrati degli Svedesi Democratici raggiunge il 17,6% (+4,6% rispetto al 2014).
Il primo partito, anche se arretra rispetto alle scorse legislative, resta quello dei Socialdemocratici con il 28,3%, temperando la debacle che gli assegnavano i primi exit poll. I Moderati si attestano al 19,8%, secondo partito, mentre quel che appare certa è l'affermazione dei piccoli partiti. In primis gli ex comunisti, Sinistra, che hanno quasi raddoppiato il loro ultimo risultato e si sono aggiudicati il 7,9%. Bene anche il partito di centrodestra, Centro, e i cristiano democratici che hanno incrementato di un terzo le preferenze del 2014, rispettivamente all’8,6 e al 6,4%.
Lofven: “Resto al lavoro”. E apre al centrodestra
Il primo ministro svedese Stefan Lofven ha detto che intende “restare al lavoro”, dopo le elezioni che hanno segnato la peggiore performance del partito socialdemocratico, e invita al dialogo il centrodestra per formare un “governo forte” in grado di arginare gli estremismi. «Il risultato non è ancora chiaro», ha detto riferendosi alla necessità di cucire alleanze per formare una maggioranza.
«Sta ora ai partiti politici cooperare responsabilmente e creare un governo forte». «Un partito con radici naziste non potrà mai offrire nulla di responsabile», ha aggiunto.
Leader centrodestra: ora Lofven deve andarsene
Non ci sta il leader del centrodestra svedese. Ulf Kristersson ha detto ai suoi sostenitori che si attende un mandato per formare un nuovo governo e che il primo ministro uscente Stefan Lofven dovrebbe dimettersi. L'alleanza di
opposizione in parlamento - ha detto - “è chiaramente la più ampia e il governo deve andarsene”. “Abbiamo vinto il primo round per formare un nuovo esecutivo”, ha aggiunto. Prima delle elezioni entrambi i maggiori blocchi in parlamento, quello socialdemocratico e quello di centrodestra, avevano detto che non avrebbero stretto alleanze con la destra anti-immigrati.
Secondo Lorenzo Pregliasco di YouTrend, via twitter: «I Socialdemocratici tengono più del previsto (anche se fanno il peggior risultato dal 1908), i conservatori non riescono a capitalizzare l’opposizione ma tengono il secondo posto, i democratici svedesi arrivano terzi ma crescono non poco sul 2014».
Al termine di una tornata elettorale che ha tenuto l'Europa con il fiato sospeso, sondaggio dopo sondaggio, con le indicazioni dell'ascesa degli Svedesi Democratici trainati dalla martellante campagna sovranista e anti-migranti, il problema vero è che il futuro governo di Stoccolma è al momento un enigma: se si escludono accordi con la destra populista, il blocco di centrodestra e quello di centrosinistra si trovano bloccati in un testa a testa, entrambi attorno al 40% con 144 seggi per il csx, 142 per il cdx e 63 dei populisti.
Dal punto di vista della geografia elettorale, i Socialdemocratici arretrano soprattutto nelle roccaforti industriali e minerarie del nord (restano però il primo partito tra gli operai con il 34%) mentre crescono intorno alla capitale Stoccolma. La destra populista avanza un po’ ovunque ma meno di quel che prevedevano i sondaggi, anche per la buona affermazione dei moderati di centrodestra (specie tra imprenditori e agricoltori) che sembrano aver fatto da argine.
Altro dato interessante, secondo i dati della tv di stato SVT citati da YouTrend, il voto per età e il voto per genere: fra gli over 65 c’è stato un picco per i socialdemocratici che toccano il 33% mentre la destra populista sale al 19%, secondo partito. Fra i giovanissimi, invece, la sinistra quasi raggiunge l’ultradestra. Tra gli uomini infine la destra populista è primo partito (24%), le donne premiano sinistra (29%) e centristi (17%).
Il futuro governo - sarà un bel rebus formarlo - dovrà in ogni caso metter mano alle riforme che il Paese si aspetta: dalla modernizzazione del sistema sanitario nazionale alle politiche sulla casa. Fino alle scottanti politiche migratorie. Un Paese reso inquieto proprio da quest'ultimo tema, nonostante una crescita economica stabile e un tasso di disoccupazione sotto il 6 per cento.
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