W la libertà e anche gli open space
Ci servirà uno sforzo colossale per ricostruire il valore e la pratica di quella libertà che abbiamo riscoperto durante la quarantena, dopo averla data per scontata: non basta essere liberi da soli, la libertà adulta è responsabile, condivisa e solidale
di Salvatore Carrubba
2' di lettura
Ci hanno talmente sfiniti, che ce ne siamo convinti: nulla sarà più come prima. Ma non esageriamo. Io nel nostro mondo di prima – sano, ricco, libero e aperto – ci stavo benissimo, e ci voglio tornare. Ci avevano sfinito dicendo che era l'età dei diritti e ci siamo scoperti a sospirare per il diritto a mettere il naso fuori dalla porta. Negli ospedali, la nostra libertà primaria, quella alla vita, è stata vincolata alla disponibilità dei posti letto. Ci avevano sfinito affermando il bene supremo della privacy.
E ci scopriamo sottoposti alla prospettiva di essere sorvegliati a ogni passo. Lo scopo è nobile, certo. Ma l'esito incerto. Dovremo darci da fare, insomma, per combattere l'eredità peggiore che, col dolore per chi se n'è andato, il Coronavirus ci lascerà: la prospettiva di un mondo più povero, sorvegliato, egoista e asserragliato.
E per affrontare la doppia scelta evocata da Yuval Noah Harari: tra sorveglianza totalitaria e rafforzamento della cittadinanza, da un lato, e tra isolazionismo nazionalista e solidarietà globale, dall'altro. Ci servirà uno sforzo colossale per ricostruire il valore e la pratica di quella libertà che abbiamo riscoperto durante la quarantena, dopo averla data per scontata: non basta essere liberi da soli, la libertà adulta è responsabile, condivisa e solidale.
E dovremo riflettere sulle dicotomie con le quali abbiamo cominciato a fare i conti: potere contro libertà; Stato contro mercato; bip contro atomi. Perché anche la riduzione dei rapporti sociali, a partire dal lavoro, è una trasformazione antropologica che, isolando ogni uomo e ogni donna nella sua tana informatica, rischia di renderlo una perenne marmotta. Viva dunque il lavoro “di prossimità”, e gli open space dove, fra un litigio e un pettegolezzo, qualcuno può offrirci la miccia per un'idea. Un cittadino più adulto e maturo (e sano, naturalmente), una democrazia più forte e partecipata, una libertà più responsabile e consapevole, un welfare più intelligente ed efficiente: lo voglio così il futuro che ricostruiremo quando ci daranno il “liberi tutti”.
Lasciateci liberi, e siamo pronti a scattare: migliori non so, ma più responsabili certamente. Napoli, aprile 2020. Sara si affaccia dalla finestra di casa nostra «Anche se ci sembra di vivere la notte più buia e lunga della nostra vita, Pessoa ci ricorda che non si è mai veramente soli perché si è sempre in presenza di se stessi. Bisogna cogliere l'opportunità che la costrizione ci offre: finché le case avranno finestre, ci si potrà sempre affacciare per guardare fuori. La consapevolezza di noi stessi, e il nostro bisogno ancestrale di interconnessione, ci consentirà – una volta tornati alla vita di comunità che davamo per scontata – di sapere vivere meglio con gli altri», dice Cipriano.
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