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Wartsila, ripartono le proteste contro la chiusura, atteso un intervento normativo del Governo

Dopo la fumata nera dell’ultimo incontro al Mise in cui la multinazionale ha confermato lo stop produttivo del sito triestino e i licenziamenti, si lavora a un emendamento alla legge antidelocalizzazioni

di Cristina Casadei

(Epa)

2' di lettura

Alla Wartsila di Trieste ripartono le proteste. Mentre le Rsu e i sindacati dei metalmeccanici incassano l’appoggio di Cgil, Cisl e Uil, lunedì è prevista un’assemblea dei lavoratori per decidere sul pacchetto di 8 ore di sciopero annunciato da Fiom, Fim e Uilm, dopo la fumata nera dell’incontro al Mise in cui Wartsila ha continuato il suo braccio di ferro con il Governo italiano e le parti sociali, confermando nuovamente la decisione dello stop produttivo nel sito triestino di San Dorligo della Valle.

Nell’incontro al Mise, convocato dal ministro Giancarlo Giorgetti, a cui erano presenti, tra gli altri, anche Confindustria Alto Adriatico, i sindacati, il ministro del Lavoro Andrea Orlando e il Governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, l’azienda ha annunciato un piano di reindustrializzazione nei termini e in linea con quanto previsto dalla legislazione italiana, secondo quanto spiega una nota della società. I manager hanno detto di aver individuato un advisor specializzato, con l’obiettivo di mitigare gli effetti occupazionali legati allo stop alla produzione che comporta 451 esuberi, oltre all’impatto sull’indotto. Un annuncio che non ha però convinto le parti sociali al tavolo.

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Nell’incontro il Governo si è detto disposto ad avviare un confronto condiviso, ma in cambio ha chiesto uno stop nella procedura di licenziamento, una richiesta su cui hanno fatto fronte comune le parti sociali al tavolo. L’azienda è però rimasta ferma sulla sua posizione di riportare la produzione di motori 4 tempi per navi in Finlandia. A breve è atteso un intervento da parte del Governo che è all’opera su tutte le iniziative, anche normative, per evitare lo stop produttivo. Il ministro Giorgetti sta lavorando a un emendamento alla norma antidelocalizzazioni. Dal canto suo la presidente del gruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani, conferma che la strada potrebbe essere quella di «un emendamento per rendere più stringenti le norme antidelocalizzazione». Il Governatore Fedriga aggiunge che «la Regione userà i prossimi 30 giorni per mettere in campo tutto quanto in suo potere per far sospendere la procedura». Nei giorni scorsi la Regione ha presentato un ricorso d’urgenza al giudice del lavoro del Tribunale di Trieste impugnando due temi: la comunicazione e l’informazione e l’illegittimità costituzionale.

Andando a vedere l’agenda, la procedura di licenziamento è partita il 14 luglio e ha già contabilizzato 55 giorni dei 90 previsti, come ha rilevato Massimiliano Nobis della Fim Cisl. Di qui la richiesta della Fim Cisl di prorogare la procedura di altri 6 mesi. Dalla Fiom si aspettano che a questo punto il governo traduca la sua posizione in atti concreti, utilizzando tutte le leve di cui dispone. In una nota congiunta Fiom, Fim e Uilm chiedono «un intervento urgente del parlamento per modificare la Legge 234/21 introducendo misure più efficaci nel constrastare le scellerate delocalizzazioni di multinazionali». Per il 14 settembre intanto è attesa la prima udienza del procedimento messo in piedi da Fiom, Fim e Uil provinciali nei confronti di Wartsila per comportamento antisindacale. E nel frattempo in rada nel golfo di Trieste rimane la Uhl Fusion che dovrebbe portare i 12 motori attesi in Corea del Sud e sta chiedendo le autorizzazioni per caricare i 12 motori attesi in autonomia.

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