“WE, the EYES”, ovvero le visioni generatrici di Greco e Scholten
Gli interpreti della compagnia ICK Dans Amsterdam in prima assoluta al Teatro Alighieri il 23 giugno
di Roberto Giambrone
3' di lettura
Nella trama reticolare delle Città invisibili di Calvino, la danza tesse alcuni percorsi speculari alle suggestioni che scaturiscono dalle geometrie del romanzo. Nell’alveo delle “città continue” si insinuano le visioni generatrici di Emio Greco e Pieter C. Scholten, che con il loro nuovo spettacolo, WE, the EYES, in prima assoluta al Teatro Alighieri il 23 giugno, propongono una chiave di lettura costruttiva del rovinoso presente, mentre gli “occhi” e il “corpo” sono gli elementi fondanti dei lavori proposti da Claudia Castellucci (17 giugno) e Daniele Cipriani (20 giugno e 6 luglio).
Emio Greco e il regista Pieter C. Scholten
Con gli interpreti della compagnia ICK Dans Amsterdam, il coreografo Emio Greco e il regista Pieter C. Scholten indagano il presente in chiave apocalittica ma guardando al futuro: i sopravvissuti di un devastante incendio sono alla ricerca della vita, di nuove identità e nuove modalità di interazione e per questo interrogano un oracolo che ha le sembianze di un grande schermo a forma di monolite. Il gruppo procede dal buio verso la luce, alla ricerca di equilibri e possibilità di rinascita. Attraverso una danza rituale e dionisiaca, tra musica rock, sopravvivenze del classico e sperimentazioni elettroniche - Pink Floyd, Arvo Pärt, Beethoven, Xenakis - si dipana una vicenda distopica ma molto simile alla nostra condizione di sopravvissuti alla pandemia e a una guerra tuttora in corso. Si preannuncia dunque potente e visionario questo nuovo spettacolo di Emio Greco e Pieter C. Scholten, direttori dell’International Choreographic Arts Centre di Amsterdam, più che mai al servizio di una danza “militante”, che cerca di ridare senso alla pratica coreografica e alla centralità del corpo in un’epoca fragile e incerta come la nostra.
Danza e architettura, Oriente e Occidente, passato e presente convivono ne La nuova abitudine di Claudia Castellucci, rigorosa e ascetica coreografa alla ricerca di significati profondi e universali che travalichino le fratture del contemporaneo. L’ensemble della Compagnia Mòra interpreterà, nella basilica di San Vitale, una partitura gestuale su canti Znamenny della tradizione russa, eseguiti dal coro bulgaro maschile In Sacris di Sofia. Una tradizione che unisce la storia culturale dei popoli slavi oggi divisi dalla guerra. «Nella storia – spiega la coreografa – questo canto sutura l’Europa a Est, nel suo percorso che dal Mar Nero si spinge su, sino al Mar Baltico: Bulgaria, Ucraina e Russia sono le terre dove soffia il canto Znamenny, su cui la danza è stata costruita».
Daniele Cipriani
Daniele Cipriani sarà l’artefice di due eventi: il Gala internazionale Les étoiles, che a Palazzo Mauro de André vedrà sfilare alcune star della danza provenienti da tutto il mondo, tra cui Eleonora Abbagnato e Sergio Bernal, alle prese con un repertorio che spazierà dal classico al contemporaneo con alcune nuove creazioni, e una Soirée Rachmaninov per i 150 anni dalla nascita del grande compositore russo. L’italiana Rachele Buriassi e il cubano Esnel Ramos dei Grands Ballets Canadiens, ed Oleksii Potiomkin (ex Teatro dell’Opera di Kiev), daranno corpo e movimento al Trio sull’Andantino, dalla Suite n.2 per 2 pianoforti op.17, e alla Sonata sull’Andante della Sonata in sol minore op. 19, con le coreografie di Uwe Scholz.
A seguire, dieci danzatori, tra i quali Yumi Aizawa (già Grand Théâtre de Genève), Parvaneh Scharafali (già Nederlands Dans Theater), Damiano Ottavio Bigi (già Tanztheater Wuppertal Pina Bausch e Dimitris Papaioannou) interpreteranno Alla fine del mondo, una coreografia inedita di Simone Repele e Sasha Riva sulle Danze Sinfoniche op. 45 di Rachmaninov. L’ensemble musicale sarà composto da Beatrice Rana e Massimo Spada al pianoforte, Ludovica Rana al violoncello, mentre Ettore Volontieri sarà la voce recitante per alcune lettere del compositore.
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