musei e biennali

Web strategy museale: il futuro il futuro lo racconterà il pubblico

di Silvia Anna Barrilà

(Agf)

3' di lettura

La rete offre ai musei grandi possibilità di comunicazione, a patto che venga sviluppata una “web strategy”, cioè una strategia di comunicazione web, che sia coerente con la mission del museo e che faccia un uso integrato di tutti gli strumenti a sua disposizione, dal sito ai canali social alle altre piattaforme online. Se questo accade, anche un piccolo museo con grandi idee può costruirsi un'identità digitale fortissima, non solo per comunicare con il suo pubblico, ma anche per coinvolgerlo, che è l'aspetto più importante e su cui costruire il futuro.

In Italia non siamo in ritardo, da quanto emerge da un sondaggio sviluppato dal gruppo di ricerca Digital Cultural Heritage di Icom Italia in stretta collaborazione con il Servizio II della Direzione generale Musei - MiBACT . “È emersa una situazione di consapevolezza dell'importanza della web strategy” ha commentato la coordinatrice del gruppo di lavoro, creato nel 2015, Sarah Dominique Orlandi. Il 73,2% dei 185 musei che hanno partecipato, infatti, ha sviluppato una web strategy. “Siamo a livello europeo, anche se naturalmente ci sono esempi molto evoluti, che fanno da apripista, come la Tate e il British Museum ”.

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Un esempio virtuoso in Italia è quello del Maxxi di Roma, che ha una web strategy molto articolata. “Grazie ad una sponsorizzazione il Maxxi ha sviluppato Jack ” spiega Orlandi, “una web tv per i musei, che utilizza non solo per creare un collegamento tra museo e pubblico, ma anche per fare network con gli altri musei, sia italiani che internazionali. Inoltre, il Maxxi diffonde in modo intelligente i propri contenuti, per esempio attraverso Artbabble , una piattaforma di condivisione”.

Museum of Selfies, by @feertrevi (Olivia Muus)

Il pubblico. Ma non è solo il museo a dover creare contenuti da diffondere. Il futuro della comunicazione online dei musei, infatti, è la creazione di contenuti da parte del pubblico, la co-narrazione, la comunicazione da pubblico a pubblico. Questo aspetto non è ancora così sviluppato, secondo quanto emerge dall'analisi di Icom e del Mibact, ma l'intenzione dello studio era anche di dare delle direzioni e fornire uno strumento formativo per aiutare i musei nella progettazione della propria strategia web, per cui accanto a tre sezioni più organizzative, dedicate alla struttura dei contenuti, alla strategia dei contenuti e al progetto dell'interfaccia web, altre due sezioni erano dedicate alla creazione di comunità e al grado di interazione.

Per agevolare la partecipazione del pubblico e la creazione di nuove narrazioni è fondamentale mettergli a disposizione i contenuti da condividere. Questa è una delle criticità emerse dallo studio, poiché i musei hanno ancora grandi incertezze riguardo alla normativa relativa alla licenza e all'uso delle immagini, per cui non osano distribuire o divulgare le immagini. Ma in occasione della presentazione dei primi risultati del sondaggio, il 9 febbraio a Roma, il ministero si è mostrato molto aperto su questo punto e sta sviluppando una piattaforma open-source per le immagini. Si è capito, infatti, che se il museo permette l'utilizzo delle immagini, il ritorno economico è molto maggiore rispetto alle tariffe che si pagano per l'uso dell'immagine. Certamente quest'uso delle immagini deve essere inquadrato nell'area del non-profit e devono esistere chiare regole per il riuso.

Museum of Selfies, by Kelly @kellyeohara (Olivia Muus)

Dubbi. Altre criticità emerse sono la profilazione del target e il monitoraggio. Riguardo al primo punto, tutti ne capiscono il valore strategico, ma ancora non ci sono gli strumenti per farlo. A questo proposito l' Istat è stato invitato a includere nuove domande in questa direzione sul sondaggio sui musei che viene fatto ogni tre anni. Infine riguardo al monitoraggio, è necessario monitorare sì i dati del sito e dei social, ma anche il dialogo tra gli utenti, per esempio su Tripadvisor, e in futuro il riuso dei contenuti.

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