calcio & business

Wenger, lascia dopo 22 anni l’allenatore-manager che ha reso ricco l’Arsenal

di Marco Bellinazzo

Wenger lascia l'Arsenal, l'addio dopo 22 anni

3' di lettura

Arsene Wenger saluta l'Arsenal e chiude quella che probabilmente è stata l'era più vincente nella storia del club del nord di Londra, segnata da record sul campo e da una crescita esponenziale. Nel 1995 i Gunners finivano il campionato a metà classifica. Li ha risollevati calcisticamente ed economicamente, il francese Wenger, ricoprendo quel ruolo di manager che in Gran Bretagna da sempre completa e innerva la “semplice” attività di allenatore.

Straniero e con un'esperienza atipica in Giappone, dopo gli anni trascorsi al Monaco, l’Arsenal ha puntato su di lui per la rinascita e ha avuto ragione: in 22 anni, 17 trofei, col diciottesimo e il diciannovesimo (League Cup ed Europa League) ancora a portata di mano, portando il club dal ventesimo al sesto posto tra i più ricchi al mondo.

Loading...

Al suo primo anno a Londra, l'Arsenal fatturava solo 27,2 milioni di sterline. Nemmeno 40 milioni di euro, al cambio di allora. Ricchi, ma non ricchissimi. Oggi l'Arsenal fattura 487,6 milioni di euro, ha uno stadio di proprietà e sponsorizzazioni da record, trovando sempre conforto nelle plusvalenze e nella capacità mostrata nel corso di questi anni da Wenger di scovare talenti e renderli campioni di fama internazionale.

Campioni che però, negli ultimi anni, non hanno trovato nell'Arsenal la giusta dimensione per le loro ambizioni. Perché, pur essendo stabilmente tra i club più ricchi, i Gunners faticano da tempo a entrare in corsa per il titolo in Premier. La stagione in cui ci sono andati più vicino, nell'ultimo decennio, è stata quella che ha visto il Leicester sorprendere il mondo e portare a casa il primo campionato della sua storia, mentre l'Arsenal ha raggiunto il secondo posto al fotofinish, superando i dirimpettai del Tottenham all'ultima giornata.

Anni di piazzamenti e avari di vittorie, tanto da far spuntare qualche “Wenger out” tra gli striscioni presenti in quell'Emirates Stadium che dal 2006 ha preso il posto dello storico Highbury come casa dell'Arsenal. Il quarto impianto più remunerativo d'Europa, con un giro d'affari che nella stagione 2016/17 ha portato ben 116,4 milioni di euro nelle casse solo per la vendita di biglietti e abbonamenti. Senza contare i naming rights ceduti alla compagnia aerea Emirates sin dal giorno della sua creazione per un accordo di sponsorizzazione anche per le maglie della prima squadra. Un'intesa rinnovata pochi mesi fa per un'ulteriore “iniezione” di 200 milioni di sterline dal 2019 al 2024. Quanto basta per ipotizzare un Arsenal in scia a breve delle due società di Manchester tra i club inglesi con un fatturato superiore al mezzo miliardo di euro.

Wenger lascia quest'eredità. Un lavoro manageriale che si è estrinsecato principalmente sul campo, con i giocatori lanciati in questo ventennio e divenuti fonte di ricavo per l'Arsenal, fino a renderla una delle società più ricche del pianeta. Non che la spesa sul mercato sia stata esigua, anzi: in questi 22 anni, Wenger ha avuto a disposizione un budget da 800 milioni di euro al cambio attuale. Però ha soprattutto venduto e bene: dai 70 miliardi di lire (35 milioni di euro circa) per la cessione di Anelka al Real Madrid fino alle ultime cessioni, come quelle di Alexis Sanchez al Manchester United (scambiato con Mkhitaryan) e di Oxlade-Chamberlain al Liverpool per 40 milioni. Poi Fabregas (altri 40 milioni dal Barcellona), Adebayor, Nasri, Giroud, Song, Szczesny, Hleb e Vieira, tutti insieme per un totale pari a 273 milioni di euro solo per citare alcuni dei più noti addii.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti