WeSchool, 6,4 milioni di euro per la startup della didattica digitale
Una ricerca di Milano Bicocca sottolinea le difficoltà dei genitori con la didattica a distanza e le carenze delle competenze digitali
di P.Sol.
3' di lettura
Il 65% delle mamme lavoratrici ritiene che la didattica a distanza non sia conciliabile con il lavoro, tanto che un terzo di queste sarebbe pronto a lasciare il lavoro per poter seguire i figli nel caso in cui a settembre non fosse garantito il ritorno dei figli in aula. Le conclusioni dello studio dell'Università di Milano-Bicocca sull’esperienza della scuola a distanza non è senz’altro confortante.
Ma non c’è dubbio che l’emergenza sanitaria abbia evidenziato le carenze della scuola italiana nei confronti dell’approccio digitale, sottolineando in questo senso la necessità di utilizzare i nuovi strumenti in maniera innovativa, non solo di fronte all’emergenza ma anche nella normalità quotidiana.
Reduce da un periodo in cui ha potuto sfruttare la sua esperienza di supporto ai docenti con un piattaforma di classe digitale e con corsi sulle metodologie innovative, WeSchool ha annunciato la chiusura di un aumento di capitale da 6,4 milioni di euro sottoscritto da P101, lead investor con i fondi P102 e Italia 500 – Azimut, TIM Ventures, CDP Venture Capital Sgr, Club Digitale e Club Italia Investimenti 2.
La startup, attiva dal 2016, ha oggi 1.7 milioni di utenti registrati e permette ai docenti di condividere materiali e video, fare esercizi, discutere con gli studenti e innovare la didattica in aula con lavori di gruppo, test istantanei e con metodologie come la classe capovolta o il teach-to-learn, in cui sono gli studenti - supportati dai docenti - ad essere al centro del processo di apprendimento.
Durante il lockdown la piattaforma - unica italiana tra le tre indicate sul sito del Ministero dell'Istruzione - è stata utilizzata per la didattica a distanza, permettendo a più di un milione di utenti attivi ogni giorno da smartphone o da computer di non interrompere la continuità didattica.
«La didattica a distanza del lockdown, talvolta inefficace per mancanza di strumenti adeguati o perché ripeteva la dinamica frontale delle aule, ha avuto lo straordinario effetto di aumentare le competenze digitali di tutta la scuola italiana - racconta Marco De Rossi, fondatore e ad di WeSchool -. Questo ci permetterà con il back to school di diffondere sempre di più il modello di didattica integrata in cui crediamo, in cui la tecnologia è usata sia in aula sia a casa ed è al servizio del docente per fare una didattica sempre più coinvolgente e cooperativa».
Nel corso del lockdown WeSchool ha avviato anche una piattaforma di formazione alla digital transformation, insieme a Fondazione Accenture, focalizzato sulle esigenze di digitalizzazione e di formazione di competenze delle imprese italiane.
“Il settore dell'educazione e della formazione in generale sono in profonda trasformazione: la vita sempre più digitale richiede che le competenze si formino in un ambiente coerente e flessibile. WeSchool rappresenta oggi la piattaforma all'interno della quale la didattica ed i suoi attori possono trovare quello che serve alla scuola nel suo complesso per questa evoluzione che il lockdown non ha fatto altro che accelerare», commenta Andrea Di Camillo, managing partner di P101.
D’altra parte la stessa ricerca di Milano-Bicocca pubblicata nei giorni scorsi - “Che ne pensi? La Dad dal punto di vista dei genitori”, sulla base dei giudizi di 7mila genitori a livello nazionale - sottolinea come i genitori riconoscano il valore positivo del maggior utilizzo di tecnologie digitali per lo studio e la didattica, così come la possibilità di conoscere meglio le attività didattiche dei propri figli e l'acquisizione di nuove competenze digitali da parte dei bambini.
Ma questi aspetti negativi sono controbilanicati da rilevanti negatività: a partire dalle relazioni a distanza con i compagni e gli insegnanti e dalla difficoltà di bilanciare il tempo dedicato a lezioni, compiti e svago, si finisce per sottolineare la scarsa varietà nella proposta didattica, spesso inadeguata rispetto alle potenzialità degli strumenti innovativi. Anche in fatto di didattica emerge il gap di competenze digitali in capo ai docenti, da colmare in tempi rapidi.
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