WeWork rischia la bancarotta: il titolo crolla a Wall Street
La prossima settimana il gruppo di New York – che offre uffici e spazi di lavoro condivisi – potrebbe presentare richiesta di protezione ex Chapter 11.
2' di lettura
Il provider di uffici flessibili WeWork rischia la bancarotta ed è costretto a chiedere la protezione dai creditori la prossima settimana. Lo scrive il Wall Street Journal, tanto che il titolo è affondato già nelle contrattazioni del premarket di Wall Street (-42%) e in serata il titolo era ulteriormente in calo a -47%, arrivando a toccare 1,21 dollari, in scia proprio alle indiscrezioni del quotidiano statunitense secondo cui già la prossima settimana il gruppo di New York – che offre uffici e spazi di lavoro condivisi – potrebbe presentare richiesta di protezione dai creditori in base al cosiddetto Chapter 11. In un anno il valore del titolo è crollato di oltre il 97,7 per cento.
Già ad agosto, la stessa WeWork aveva sollevato «dubbi sostanziali» sulla sua capacità di continuare ad operare, in uno straordinario capovolgimento di fortuna per un’azienda che una volta era valutata privatamente 47 miliardi di dollari.
Gli immobili di WeWork si sono svuotati nella primavera del 2020, quando il virus del Covid ha costretto le persone al distanziamento sociale, e non hanno raggiunto i livelli di occupazione del 2019 fino ad agosto 2022, quando è stato riportato un tasso di occupancy del 72%, nel secondo trimestre del 2023. In realtà, non si sono più ripresi.
Non solo, proprio negli anni precedenti al Covid, per crescere velocemente in molte grandi città, l’azienda aveva siglato lunghi contratti d’affitto a valori anche superiori a quelli di mercato con i proprietari immobiliari, “dopando” un mercato, da New York a Londra, che oggi non esiste più.
Arrivata ad una valutazione di 47 miliardi di dollari prima di un fallimentare tentativo di debutto a Wall Street, in Borsa c’è infine approdata ad ottobre 2021 a valori ben più ridimensionati (8 miliardi). Oggi, il suo capitale è valutato attorno ai 165 milioni di dollari.
WeWork non commenta le indiscrezioni ma rimanda a una nota con cui ieri indicava di aver in corso una trattativa con alcuni suoi bondholder, per il cui pagamento è già scattato il periodo di grazia di 30 giorni, per «migliorare il suo bilancio» e «razionalizzare il suo portafoglio immobiliare», ottenendo una proroga di sette giorni. Le azioni del ceo David Tolley sono volte sia a rinegoziare affitti troppo onerosi sia a chiudere (come già per due uffici a Sydney) le sedi meno profittevoli.
Secondo i dati aziendali, a giugno scorso, WeWork gestiva 777 strutture in 39 paesi, con un totale di circa 906mila postazioni di lavoro e 653mila iscrizioni fisiche, con un tasso di occupazione del 72%, in aumento del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In Italia, WeWork gestisce cinque spazi a Milano, mercato in cui il coworking è arrivato più tardi rispetto ad altre “piazze” e dove, secondo indiscrezioni, il tasso di occupazione pare essere superiore, attorno all’80 per cento.
loading...